2021-05-30
Figliuolo fa meglio di Arcuri, ma non basta
In tre mesi son state dismesse le Primule, aperti 2.500 hub, arruolati farmacisti e medici di base. Però troppi anziani aspettano ancora la puntura e mancano le unità mobili: il generale, troppo morbido con le Regioni ribelli, paga anche i flop di Mr. Invitalia.Lo hanno preso di mira per la mimetica, un po' per la penna da alpino. In questi ultimi giorni è finito sotto il tiro di Selvaggia Lucarelli per aver partecipato a un buffet con assembramento a Perugia. E qualcuno ironizza anche per la sua vocina che stona con lo status di generale. Ma al netto delle vignette, delle sparate di chi cerca visibilità e degli scoop lucarelliani, il bilancio dei primi tre mesi di Francesco Paolo Figliuolo come commissario per l'emergenza Covid-19 (è stato nominato il 1 marzo) mostrano in maniera innegabile quel cambio di passo annunciato da Mario Draghi dopo la disastrosa gestione di Domenico Arcuri.Al posto delle inutili Primule sono stati aperti 2.500 hub vaccinali, sono stati arruolati farmacisti e medici di famiglia, presto saranno utilizzati tutti i punti di somministrazione possibili, anche quelli aziendali. I risultati si vedono: il 26 febbraio con Arcuri venivano somministrate 136.000 dosi ed erano stati vaccinati (tra prima e seconda dose) 4,2 milioni di italiani. Già l'11 marzo, siamo arrivati a 219.396 dosi somministrate con 6,3 milioni di italiani immunizzati e venerdì scorso è stata superata la soglia dei 33 milioni di somministrazioni, 3,5 milioni nell'ultima settimana, ad una media di 500.000 al giorno. Nella giornata del 28 maggio è stato raggiunto il record di 570.950 vaccinazioni. Nel frattempo il commissario ha dovuto rimediare agli errori commessi dal suo predecessore, smaltire le Primule e gestire la psicosi per Astrazeneca.La sfida, però, non è ancora vinta. Anzi, il gioco si farà più duro dal 3 giugno quando partiranno le vaccinazioni di massa senza limiti di età. E anche quando si dovranno vaccinare gli adolescenti tra i 12 e i 15 anni (il via libera dell'Aifa è atteso entro domani). Il commissario vuole che venga garantita, prima dell'inizio dell'anno scolastico, «la massima copertura possibile di tutta la popolazione studentesca, nelle fasce di età per le quali la vaccinazione sarà possibile». Ma di mezzo ci sono le vacanze estive, e già andrà risolto il problema dei richiami con gli italiani in ferie. Non solo. Nel primo trimestre di attività da commissario, Figliuolo ha avuto anche qualche problema di comunicazione. «Il piano è scienza, organizzazione e percezione», ha detto la settimana scorsa in tv. Allora sarebbe stato meglio evitare i grafici previsionali e gli annunci sulle 500.000 somministrazioni al giorno, traguardo raggiunto in maniera continuativa solo in questi ultimi giorni (e non per mancanza di dosi). Figliuolo ha anche avuto molte difficoltà a gestire i governatori ribelli, ovvero quelli che più di altri sono usciti dal sentiero tracciato sulle categorie prioritarie seguendo un'agenda diversa più politica che emergenziale. A meno che le tirate d'orecchie non siano arrivate in separata sede, dal generale ci aspettavamo toni più duri di quelli ascoltati durante le sue visite lungo lo Stivale. Nel suo tour, tra l'altro, il commissario non ha ancora fatto tappa in Campania dove Vincenzo De Luca ormai senza freni continua a lanciare attacchi impietosi alla struttura commissariale. L'ultimo, venerdì, quando il governatore campano ha detto che per distribuire i vaccini sarebbe bastato un accordo con Amazon o con dei giovani da mandare in giro, «e avremmo fatto prima». Senza freni né argini, almeno per ora. Forse anche perché il governo Draghi, in questa fase deve evitare uno scontro diretto con le Regioni che devono sbrigarsi a mettere in campo il programma del Pnrr. E forse Figliuolo non ha abbastanza poteri per imporre la linea ai singoli governatori e alle singole asl e persino ai singoli hub, come ha invece potuto fare la zarina inglese dei vaccini Kate Bingham che ha guidato la task force sulla campagna britannica. Certo, i richiami a seguire la tabella di marcia indicata con le ordinanze firmate a livello centrale sono stati continui. Nel giro di un paio di settimane, però, il commissario ha incalzato le Regioni ad aprire le prenotazioni agli over 40, poi a vaccinare gli over 60 senza fare propaganda e poi ad aprire le vaccinazioni per tutte le età. Avvertendo comunque i governatori che «ci saranno venti milioni di dosi a disposizione e quindi bisogna evitare le rincorse a volerne di più». Passando di colpo dagli over 60 al «vaccini per tutti», adolescenti compresi, viene inoltre data l'impressione che ci sia un problema di vaccinandi. La curva delle vaccinazioni, a parte un breve periodo a metà aprile, è regolarmente sotto alla disponibilità delle fiale. E il rischio potrebbe essere quello di ritrovarsi a metà giugno con 5 milioni di dosi in frigo. Intanto, migliaia di persone - tra settantenni e ottantenni - sono ancora da vaccinare soprattutto nei piccoli Comuni dell'entroterra. Ad oggi, la percentuale di over 80 con una dose sale al 90,35%, mentre quella degli over 70 supera l'81%. Sono quindi oltre un milione e mezzo ultrasettantenni che non hanno ricevuto nemmeno il primo shot. Quanto agli over 60, è stato vaccinato solo il 62-63%. Non bastano i medici di base, i farmacisti e altri operatori del Servizio sanitario nazionale. Per i più anziani, il problema è anche logistico. Molti non usano internet né hanno parenti che li aiutino nel farlo, moltissimi non si muovono e vivono in località lontane dagli hub. Bisognava attrezzare fin da subito, e in ogni fase di vaccinazione, l'utilizzo di unità mobili per raggiungere le località periferiche, disagiate a con carenza di strutture mediche fisse. Arcuri non ha predisposto un piano specifico per il loro reperimento, conduzione, gestione e manutenzione. E ora Figliuolo si ritrova con un problema in più da risolvere.
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