2022-02-03
Siamo un fight club sanitario e si salva solo chi si allinea. Alla faccia del «Paese unito»
C’è chi si disinteressa se i diritti altrui vengono calpestati dal green pass, chi si lagna solo quando viene toccato dall’ingiustizia e chi gioisce per i no vax in terapia intensiva.Quando ancora preparava gli scatoloni, Sergio Mattarella dichiarò con orgoglio: «Vi lascio un Paese unito, fatene buon uso». A pacchi disfatti, la Repubblica che è tornato a presiedere si rivela fondata sulle lacerazioni. Osservando il corpo della nazione, saltano all’occhio le ferite, profonde e dolenti. L’Italia, oggi più che mai, è un assembramento di cittadelle fortificate, in cui ciascuno sta col coltello fra i denti a difendere il proprio interesse particolare, pronto a calpestare il prossimo senza remora alcuna.È un sistema del tutto simile alla zona grigia descritta da Primo Levi, in cui il vessato si accanisce su altri vessati illudendosi di ottenere una salvezza che non giungerà. A ben vedere però le zone sono più d’una: c’è un semaforo dell’egoismo. La zona bianca è quella del disinteresse: si applicano misure folli e controproducenti, ferocemente discriminatorie, ma i più tacciono e restano inerti. Senza green pass non si può nemmeno entrare in posta a ritirare la pensione? Chissenefrega, l’importante è che io possa uscire di casa. In zona bianca ci si ignora: magari non si infierisce sui vicini, ma nemmeno si è disposti a tendere la mano verso di loro, vivi e lascia morire. Si sta sul divano, a ridere quando Fiorello a Sanremo scherza su chi ha paura del vaccino, disinteressati alla sorte di quanti hanno sviluppato reazioni avverse.Poi si entra nella zona gialla, e affiora lieve il malumore. È, la fase dell’indignazione presentabile, della protesta accettabile e a rischio zero. Negli ultimi giorni si sono levate diverse voci piccate per il trattamento riservato ai giovani studenti di Torino, scesi in piazza dopo la morte di un coetaneo. I ragazzi sono stati manganellati dalle forze dell’ordine, alcuni ne sono usciti parecchio malconci, e a noi per primi sono sorti parecchi dubbi sulla opportunità dell’intervento. Davvero c’era bisogno di usare il pugno di ferro con un gruppetto di liceali?Sono fioccati gli editoriali schifati, Vip e vippetti hanno espresso risentimento via social, e avevano qualche ragione. Ma dov’erano, costoro, quando in piazza a Trieste si usavano gli idranti contro lavoratori inermi? Gli intellettuali, per lo più, se ne stavano rintanati. I fini editorialisti, in cuor loro, apprezzavano. I portuali triestini, dopo tutto, erano bestie no vax: giusto andarci pesante. Solidarizzare con loro non era conveniente: si rischiava di venire accomunati ai movimentisti anti green pass. L’indignazione contro la polizia per le manganellate ai ragazzini, invece, è socialmente accettabile, ripropone i vecchi stilemi movimentisti che alla sinistra ogni tanto piace rispolverare. È la zona gialla: si notano le discriminazioni, ma solo quelle che fanno comodo.Più complicata la situazione nella zona arancione dell’egoismo. Non per tutti, ma per molti questa è la fascia della «servitù risentita», in cui si dice: «Ho obbedito, dov’è il mio compenso?». Qui si raccolgono i lamenti di quanti hanno collaborato attivamente con il regime sanitario, ma che ora s’accorgono d’essere stati truffati, ritrovandosi immersi nel caos fino alla gola. Un esempio di tale atteggiamento lo fornisce l’articolo di Massimo Gramellini uscito ieri sul Corriere della sera. Un commento condivisibile, sulla carta. «Ascoltando gli sfoghi dei genitori con i figli piccoli in Dad», attaccava Gramellini, «ci si domanda se chi fa le regole in Italia abbia una vaga idea delle conseguenze dei propri atti». Posto che «chi fa le regole» ha nomi e cognomi che ogni tanto andrebbero citati (giusto per non rivolgere le contestazioni sempre e solo verso un generico mostro burocratico), la risposta è semplice: le conseguenze erano note, facilmente intuibili. Ma chi oggi se ne lamenta non ha fatto nulla per evitarle. «Per metterci una pezza bisogna aspettare che tutto cada a pezzi?», insiste Gramellini. E, di nuovo, approviamo lo sdegno, ma ci sorge un dubbio: non fa anche lui la stessa cosa, non si muove quando tutto è ormai crollato?Chi sta in zona arancione vede sì le storture del sistema, ma solo quelle che lo toccano o che sfiorano qualcuno a lui vicino. Si lagna, ma continua a disinteressarsi dei carichi - ben più gravosi - che schiacciano le schiene altrui. In concreto: è sacrosanto spendersi affinché ai genitori dei piccini in Dad vengano alleviate le pene. Ma vogliamo dire mezza parola sulla brutale selezione nelle scuole fra vaccinati e no? Perché un bambino vaccinato dovrebbe poter evitare la quarantena e un non vaccinato dovrebbe restare per giorni prigioniero in casa? Non è un viscido ricatto alle famiglie? Domande retoriche, ovvio: la zona arancione è la più simile alla zona grigia di Levi, si approvano le discriminazioni nella speranza di evitarle.E così si giunge in zona rossa, terra selvaggia in cui ringhiano le fiere. Nel fight club sanitario le contrapposizioni sono belluine, disumane. Nella zona rossa si gioisce nel «rendere la vita difficile ai no vax», nel lasciarli fuori dagli ospedali, nel vedere come si allunga il microfono dell’inviato davanti allo scafandro della terapia intensiva che imprigiona il sofferente («Ti sei pentito?»). È la zona, questa, in cui esplodono opposti estremismi, e il cui confine si allarga sempre più. Nei giorni scorsi la frontiera è stata stabilita a Rende, cittadina calabra in cui un insegnante di 33 anni si è dato fuoco davanti a una caserma dei Carabinieri: una terrificante istantanea dell’Italia del 2022.Riepilogo ridotto all’osso. Un giovane uomo, insegnante precario, si cosparge di benzina e si accende in strada, lo salvano per miracolo. Ore dopo, il sindacato Uil Monza e Brianza pubblica un tweet in cui avanza l’ipotesi che egli abbia tentato il suicidio perché no vax e sospeso da scuola. Per inciso, si tratta dello stesso sindacato che ha invocato ripetutamente l’obbligo vaccinale, incurante degli effetti sui lavoratori. Poi lo stesso sindacato cancella il tweet e, da noi interpellato, spiega serenamente di averlo pubblicato con leggerezza dopo aver letto notizie sul Web. Sulla Rete si scatena un’ondata di risentimento ruggente. Alcuni politici e commentatori - senza notizie precise - parlano del giovane insegnante come di un novello Jan Palach no vax. I media, nel dubbio, tendono a evitare il caso. La rabbia sale. Si cercano conferme: davvero è stato un mostruoso atto di protesta? Notizie verificate non ce ne sono. Escono articoli sui giornali locali in cui si specifica che il giovane «aveva il green pass». Ma sono pezzi sommari, ideologici: in tanti, arrabbiati, non li ritengono attendibili. Poi iniziano a parlare alcuni famigliari: chiedono rispetto, silenzio, parlano di depressione, di fatti privati, «nessuna protesta». Tuttavia la rabbia non si placa, c’è chi pensa che «ci stiano nascondendo qualcosa». Escono altri articoli, stavolta ben strombazzati, dedicati a «l’ultima schifezza dei perfidi no vax: vogliono strumentalizzare l’insegnante di Rende!». Il giovane è ancora grave, qualcuno prega.Ed eccolo, il Paese unito. Persone esasperate in attesa di esplodere. Donne e uomini arrabbiati e delusi, ridotti a sperare in un martire capace di esercitare una funzione salvifica, anche se il martire non c’è. Migliaia di cittadini che hanno perso ogni fiducia nel sistema dell’informazione, e non è troppo difficile giustificarli, vista la quantità di balle che ci sono state rifilate. Politici e sindacati che agiscono con superficialità, basandosi sui «si dice» e «pare che». Altri giornalisti che trattano le notizie solo per utilizzarle contro il nemico ideologico e il solito capro espiatorio. Il tutto nel più glaciale disinteresse istituzionale, mentre incombe la morsa di ulteriori e ingiustificate restrizioni. A Sanremo, si discute di diritti Lgbt.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.