2021-10-06
Uccide una donna al bar. «Allah mi protegge»
Il luogo del delitto. Nel riquadro, la vittima Carmen De Giorgi (Ansa)
Arrestato marocchino di 34 anni per aver accoltellato Carmen De Giorgi, in seguito a una lite scoppiata in un locale nel Pinerolese. Ferite anche due amiche che hanno tentato invano di difendere la vittima, dopo che lei aveva rifiutato le avance dell'aggressore.«Allah mi protegge», ha urlato dopo le fatali coltellate che ha sferrato alla schiena della vittima con un serramanico da 30 centimetri. Medhi Hounafi, marocchino trentaquattrenne con regolare permesso di soggiorno, probabilmente era così convinto di poter godere di un personale salvacondotto religioso che ha atteso i carabinieri a poca distanza, meno di cento metri dal luogo del delitto, con il coltellaccio ancora sporco di sangue. Lo aveva appena nascosto dietro a un distributore di sigarette. Quelle che probabilmente il magrebino deve aver valutato come buone ragioni per condannare a morte la donna che al bar prima si era fatta offrire da bere e poi, davanti a tutti, avrebbe rifiutato una sua avances, non gli sono state utili al momento dell'arresto. È accusato di aver ucciso Carmen De Giorgi, 44 anni, mamma di una ragazzina adolescente che lavorava alla Sparea, azienda che imbottiglia acqua minerale e di aver ferito le due amiche che erano al tavolo con lei al bar dell'hotel Primavera di via Primo Maggio a Luserna San Giovanni, nel Pinerolese. Medhi è entrato nel bar verso l'1.20. Ha chiesto di potersi sedere con le tre donne. Poi, stando al racconto di chi era presente, sarebbe diventato molesto. «Voleva a tutti i costi scattarle una foto con il telefono cellulare», ha raccontato una testimone. Poi sarebbe diventato aggressivo. E infine, quando Carmen si è alzata per andare via, ha tirato fuori il coltellaccio. Si sarebbe scagliato contro la vittima, colpendola all'addome e spingendola contro un muro. A quel punto l'ha pugnalata alla schiena, assassinandola. Le amiche, Simona Davit e Loriana Aiello, nipote della proprietaria del locale, invece, sono rimaste ferite nel disperato tentativo di difendere Carmen. Sono ricoverate in ospedale ma non rischiano la vita. Gli investigatori puntano molto sul loro racconto per accertare con precisione il movente. Nel frattempo stanno scavando nella vita privata del marocchino, descritto dalla stampa locale come impegnato in piccoli lavori saltuari da imbianchino. Ma anche come un uomo con qualche precedente. Il quotidiano online Prima Torino fa riferimento a un precedente arresto. Altri organi d'informazione, invece, citando fonti investigative, presentano l'indagato come uno dalla fedina penale immacolata. Il comandante della Compagnia di Pinerolo, il capitano Alberto Azara, infatti, dice che «non aveva mai creato problemi né destato sospetti». Ma in questa storia c'è un retroscena che merita un approfondimento. Il marocchino, prima di entrare nel locale, è stato visto mentre era intento a scattarsi un selfie. Poi ha aspettato che il bar si svuotasse. Nel frattempo continuava a chiedere birre che non consumava. Le lasciava piene sul tavolo. E quando, a locale ormai chiuso, è rimasto da solo con le tre donne, la titolare e la ex proprietaria del bar, ha tirato fuori il coltello che aveva nascosto nel calzino e ha colpito. È stata proprio la titolare del bar, Anna Chiara, che si è chiusa in bagno durante l'aggressione, a svelare che «mentre brandiva il coltello urlava “tanto sono marocchino, Allah mi protegge"». Secondo la donna, lo straniero «era intenzionato a uccidere, altrimenti non sarebbe uscito con un coltello». Aveva già frequentato il suo locale. «Era taciturno», ha riferito la teste, «le uniche parole che ha detto durante la serata sono state “bere" e “pago io"». Poi, l'inferno. Che descrive così: «Ha colpito con una cattiveria fuori dal normale». Lei esclude le avance: «Per me se uno ti offre da bere non è una avance». Toccherà ora ai carabinieri cercare di capire cosa abbia armato davvero la mano di Medhi. Sulla scena del crimine era presente anche la ex proprietaria del bar: «Aveva chiesto del whisky ma non era ubriaco», ha riferito. Anche quella della ex proprietaria è una testimonianza che ha un certo peso specifico, perché ha raccontato di aver contattato, subito dopo l'omicidio, un conoscente dell'indagato, titolare della impresa di ristrutturazioni edili in cui il marocchino lavorava. L'imprenditore, marocchino anche lui, di nome Tarek, le avrebbe detto che da circa un mese aveva allontanato il dipendente, «perché era diventato matto... parlava da solo». Il fratello della vittima, Simone De Giorgi, si è sfogato su Facebook: «Pagherai per quello che hai fatto e prego il buon Dio che non ti incontrerò mai».