2021-06-06
Fedriga: «Senza Conte si è potuto riaprire. Ora via i limiti ai ristoranti al chiuso»
Massimiliano Fedriga (Ansa)
Il presidente della Conferenza delle Regioni: «I cittadini vogliono semplicemente tornare alla normalità, uscire e vedere gli amici, non sono criminali. Con Draghi il rapporto è costruttivo, questo governo ci ascolta».Massimiliano Fedriga, governatore leghista del Friuli Venezia Giulia, è il presidente della Conferenza delle regioni. Presidente, in settimana si è consumato l'ennesimo braccio di ferro sui posti a tavola: ma per quale motivo il ministro della Salute, Roberto Speranza, continua a mettere ostacoli sulla strada della ripresa? «In realtà non è stato un braccio di ferro. In seguito alla comunicazione che ci è arrivata, anche in maniera informale, riguardo un'interpretazione molto restrittiva, cioè i quattro commensali al massimo a tavola, all'interno e all'esterno anche nelle zone bianche, abbiamo chiesto la convocazione di un tavolo tecnico che si è riunito il giorno dopo, e attraverso il quale si è riusciti a arrivare a una proposta che potesse tenere insieme le esigenze sulle riaperture che arrivano dalle Regioni con la prudenza del ministero della Salute. La proposta che è uscita, tengo a precisare, è temporanea» In che senso temporanea?«Se le cose continuano ad andare bene anche questo limite delle sei persone al chiuso dovrebbe venire meno il prossimo 21 giugno» La domanda è proprio questa: perché Speranza è sempre chiusurista? «È un atteggiamento prudenziale, magari anche perché il ruolo che Speranza deve svolgere è quello di ministro della Salute. È chiaro però che misure anche poco comprensibili da parte dei cittadini poi di fatto non vengono rispettate, quindi diventano poco utili anche dal punto di vista della tutela sanitaria. È utile anche secondo me avere ancora un po' di prudenza, però con la consapevolezza che la situazione sta migliorando in modo netto in questo periodo, e cercare di mettere in campo delle misure che siano condivise dai cittadini. Perché quando poi le misure non sono comprese e condivise dai cittadini, si rischia di ottenere l'effetto opposto: la gente cerca di eluderle, e allora non ha più senso» È quello che ad esempio succede col coprifuoco: la sensazione è che la gente ormai non lo rispetti più… «Sì, e bisogna anche comprendere che la gente è stanca, dopo un anno e mezzo in questa situazione. Noi abbiamo di fronte persone normali che chiedono di tornare a una vita normale, non delinquenti seriali. Se dobbiamo discutere di misure di contenimento del virus siamo disponibili a farlo, ma non trattiamo gente che magari semplicemente vuole incontrare gli amici o andare fuori a cena come se fossero delinquenti, perché così non è. Abbiamo chiesto dei sacrifici molto importanti, per più di un anno, dei sacrifici che sono andati a comprimere addirittura le libertà costituzionali dei cittadini, lo abbiamo fatto tutti insieme e i cittadini hanno aderito alle nostre richieste, però ecco: trattiamo la questione per quella che è, ovvero una pandemia globale, un'emergenza mondiale, alla quale si è risposto con misure eccezionali. Con i cittadini bisogna trovare un'alleanza, non pensare che ci sia una istituzione che comanda e il popolo che esegue» Del resto anche persone estremamente rigoriste fino a qualche tempo fa ora chiedono di tornare a vivere. Secondo lei, non sarebbe il caso di anticipare le riaperture previste per le prossime settimane? «Ormai molto è già aperto. Ora il 15 riaprirà il wedding in tutta Italia, abbiamo già riaperto i parchi di divertimento e tematici, riapre anche la formazione. Per la prima volta in Italia, tutte le Regioni, in Conferenza, hanno votato uno schema condiviso così da fare qualcosa di uniforme a livello nazionale. Non vedo grandi criticità sulle riaperture, spero che si proceda in questa direzione» Le Regioni sulle riaperture sono compatte al di là dei colori politici? «Le proposte che abbiamo fatto, da un anno a questa parte, sia sulla pandemia che sul fronte economico, sono state approvate per il 98% all'unanimità. C'è stato sempre l'assenso di tutti, ci siamo mossi sempre in modo responsabile e unitario, anche quando il virus era molto diffuso nel Paese. Abbiamo agito con senso di equilibrio, cercando di tenere insieme un sistema particolarmente fragile. Abbiamo cercato di lavorare per salvaguardare economia, lavoro, salute, con l'attenzione alla tenuta sociale del paese. È stato un periodo molto complicato: come Regioni, indipendentemente dal colore politico e dalla collocazione geografica, siamo riusciti a fare proposte unitarie»I rapporti con il governo guidato da Mario Draghi?«Soprattutto in questi ultimi mesi estremamente costruttivo, e penso che l'alleanza istituzionale è utile al Paese, non al governo, alle Regioni, alle province o ai Comuni»Quali cambiamenti ha notato rispetto alla interlocuzione con il governo precedente, quello guidato da Giuseppe Conte e sostenuto da Pd e M5s?«C'è stato un netto cambio di rotta soprattutto dall'ultimo decreto, riguardo al quale c'è stata una interlocuzione preliminare, una informale, e sono state recepite moltissime proposte delle regioni. Questo secondo me ha fatto cambiare proprio l'approccio, ci fa piacere essere ascoltati perché pensiamo di poter fornire il nostro contributo. In occasione dell'ultimo decreto e anche del più recente provvedimento sulle semplificazioni e la governante del Recovery plan siamo stati ascoltati. Certo, c'è stata una mediazione, ma è cambiata proprio la prospettiva, e questo è un bene per il paese»Che sensazioni ha sulla stagione turistica in Italia?«Vedo buoni segnali nelle ultime settimane. C'è voglia di venire in Italia, dall'estero vogliono venire nei nostri territori, e penso per esempio che il certificato vaccinale possa essere uno stimolo per favorire il turismo nel nostro Paese. Credo sia una cosa che dobbiamo promuovere. Credo che non avremo un problema di domanda, soprattutto dall'Unione europea: dobbiamo essere pronti ad accogliere i turisti»
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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