2025-02-16
Federico Freni: «L’ingresso di Poste in Tim non esclude Iliad»
Federico Freni (Imagoeconomica)
Il sottosegretario al Mef: «Dopo l’esperienza negativa con Vivendi vanno privilegiate logiche industriali. Nexi sarà parte attiva nell’aggregazione dei pagamenti e Starlink può aiutarci a connettere le aree più impervie. Serve una legge nazionale sul fine vita».Oggi è il gran giorno dell’ingresso di Poste in Tim con il 9,81% al posto di Cdp. C’è chi la vede come un’operazione difensiva del governo rispetto alle mire francesi sulla società di tlc che ha come azionista principale Vivendi e pretendente ufficioso Iliad. Sottosegretario Freni ci aiuti a capire: non c’è una chiusura rispetto al progetto presentato da Xavier Niel?«Io credo serva distinguere con attenzione operazioni finanziarie, come quella di Cdp, e operazioni industriali, come quella che sembra prospettare Iliad. Tra le due non vedo incompatibilità, anzi. Una cosa è certa: l’esperienza recente con Vivendi insegna che la scelta di un partner strategico va fatta con grande attenzione e con un occhio interessato alla conservazione dei posti di lavoro in Italia».Non mi sembra soddisfatto del ruolo svolto dal primo azionista francese in Tim.«Sono da tempo fuori dal cda e dai processi decisionali. Mi sembra che i fatti parlino da soli».Ci può aiutare a capire se Cdp esce in perdita da Tim? «Tim ha una storia complessa. Ma no, non si tratta di un’operazione tecnicamente in perdita per Cdp. Il titolo oggi esce a valori superiori rispetto al sua appostamento a patrimonio al 31 dicembre 2024 dove era valorizzata a prezzo di mercato». Di certo Cdp (controllata dal Mef) si rafforza in Nexi (prende il 3,78% e sale al 18,25%) e anche sulla società di pagamenti sembra esserci l’interesse dei francesi di Worldline. Altra mossa in difesa dell’italianità?«Nexi ha buone gambe, ed è un campione europeo che si fa parte attiva in operazioni di aggregazione, e non viceversa. Lo sviluppo di un mercato interconnesso come quello dei pagamenti richiede grande attenzione: non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo chiuderci nel nostro orto».Abbandoniamo la finanza e passiamo al ciclone Trump. Che giudizio dà alla reazione dell’Europa. Bruxelles può svoltare restando nelle mani degli stessi che l’hanno ingolfata con la burocrazia e l’ideologia green?«L’Europa soffre della sindrome dell’autolesionismo. Più che contro Trump o chiunque altro, Bruxelles dovrebbe imprimere una svolta alle proprie politiche pensando ai cittadini europei. Smettiamola di evocare complotti ideati da oscure forze sovraniste: l’Europa deve essere capace di liberarsi dalle polarizzazioni, dalle barriere interne e dalla burocrazia asfissiante che l’hanno resa debole e divisa».Teme i dazi? «Temo l’incapacità di sostenere ed accrescere la domanda interna del Paese». Sì, ma teme i dazi?«L’Italia ha una forte capacità di esportazione e quindi una sensibilità elevata su questo fronte, ma durante la pandemia prima e ora con la guerra in Ucraina, abbiamo dimostrato una grande capacità nel diversificare l’export in base all’andamento dei mercati. Temo le più inutili politiche di austerità che in passato hanno ucciso la domanda, che una solo ipotetica contrazione della domanda estera». Il governo deve perseguire la logica del “tutti insieme” si risponde a Trump o pensare che trattative separate sui singoli settori ci possono avvantaggiare visti i buoni rapporti di Meloni e Salvini con il presidente Usa e Musk?«A questioni europee, come sono i dazi, si danno risposte europee. Se qualcuno in Europa pensa di dipingerci come il brutto anatroccolo si sbaglia di grosso. Serve un’azione congiunta: abbiamo già pagato un caro prezzo a causa di egoismi e logiche “a blocco”. Il tema semmai è un altro: la rapidità nella risposta». Saremo dei “facilitatori” delle relazioni con gli Usa? «In questo senso i buoni rapporti tra il governo italiano e l’amministrazione Trump sono un valore aggiunto e una prova della centralità che l’Italia ha riconquistato a livello internazionale. Meglio contare che essere una terza fila al ricasco di decisioni prese da pochi, come è successo in passato». A proposito di Musk: Starlink può aiutare a risolvere i problemi di connessione del Paese?«Credo che nessuno possa dirsi contrario a portare la connessione ultraveloce in un Comune in mezzo all’Appennino perché è di questo che stiamo parlando, non dello smantellamento delle nostre reti di telecomunicazioni. Vediamo prima se i vincitori della gara riusciranno a raggiungere le aree chiamate a coprire. In caso contrario siamo disponibilissimi a valutare soluzioni alternative».Intanto l’economia dà segnali di rallentamento. Se c’è un’emergenza quella si chiama costo dell’energia. Cosa pensate di fare sulle bollette?«L’urgenza ci è ben chiara: siamo al lavoro su un provvedimento per aiutare famiglie e imprese. La sinistra ci accusa di esserci svegliati troppo tardi, ma non accettiamo lezioni da chi per anni si è cullato nel sonno della ragione che genera mostri. Lasciamo parlare i fatti».Quali fatti?«È grazie all’impegno della Lega se oggi 11,5 milioni di famiglie possono risparmiare in modo significativo sulle bollette della luce. Alla sinistra consigliamo di leggere l’ultimo disegno di legge sulla concorrenza, dove grazie a un emendamento del presidente della commissione Attività produttive della Camera, Alberto Gusmeroli, abbiamo garantito a over-75, persone disabili e a chi è in difficoltà economica di ridurre sensibilmente i costi per l’energia».L’impressione però è che serva uno choc anche dal punto di vista fiscale: il governo qualcosa ha fatto, non è il caso di accelerare?«Le misure contro il caro bollette serviranno proprio a tutelare la riduzione delle tasse in busta paga, la più grande operazione fiscale degli ultimi anni. Ma la Lega vuole fare ancora di più per ridare ossigeno a cittadini e imprese: una nuova rottamazione delle cartelle, con tante rate, importi uguali e senza maxi-acconti. Siamo certi che gli alleati saranno ben felici di portare a termine un impegno previsto dal programma elettorale».Risiko bancario: il governo eserciterà il golden power sull’Ops ostile di Unicredit su Banco Bpm? Vede pericoli dall’esposizione in Russia della banca di Orcel?«L’esercizio del golden power risponde ad obblighi di legge che, in quanto tali, non possono di certo essere elusi. Verificheremo l’esistenza o meno di elementi che obbligano lo Stato, e sottolineo obbligano, ad intervenire. Inviterei però tutti a fare una riflessione più ampia: i recenti movimenti bancari rispondono esclusivamente a logiche di mercato, lo Stato non indossa la maglia di una squadra piuttosto che dell’altra. Il mercato regolato e garantito dalle competenti autorità indipendenti assicura le dovute garanzie al nostro sistema bancario».Economia e finanza, certo, ma lei è molto attivo anche sui temi più sociali. La Toscana ha deciso di legiferare autonomamente sul fine vita, cosa ne pensa?«Le fughe in avanti sono sempre pericolose perché creano discriminazioni: quella sui diritti non è una gara. Il dibattito degli ultimi giorni ha avuto il merito di portare a galla ragioni di buon senso che per troppo tempo sono state ignorate. Nessuno pensa di imporre una condanna a morte per legge, ma occorre dare a tutti la possibilità di decidere in libertà della propria vita al verificarsi di determinate condizioni. Con una legge nazionale ponderata e meditata, non con soluzioni improvvisate utili solo a racimolare consenso».
Simona Marchini (Getty Images)