2021-06-22
La domenica è sacra, ma ognuno interpreta come crede il riposo dell’anima e del corpo
Nancy Brilli e Salvatore Accardo (Getty Images)
Da Salvatore Accardo che va in chiesa solo quando ne ha voglia alle crisi di pianto di Nancy Brilli, fino alle abbuffate di Tognazzi.«Io suono tutti i giorni, almeno due ore. Un musicista è come un atleta: i muscoli e i tendini vanno tenuti sempre in movimento, non ci si può adagiare. Soltanto la domenica è sacra». Queste le parole del celebre violinista Salvatore Accardo che da buon cattolico nel giorno del riposo del Signore fa altrettanto, ma non essendo un fervido praticante - «in chiesa vado solo quando ne ho voglia» - alla messa mattutina, preferisce la partita di pallone pomeridiana. Tifa Juve. Di tutt'altro avviso l'allenatore della Nazionale Roberto Mancini, che di messa non se ne perde una: «Quando vado in Chiesa passo un'ora migliore probabilmente delle altre». Pregano, ma a modo loro, gli ex calciatori Gigi Riva: «Sono credente. Ho deciso di comportarmi benino ma non penso che la differenza la faccia andare in chiesa. Prego sempre un Requiem per mio padre, mia madre e la mia sorellina», e il brasiliano Roberto Carlos: «Sono molto religioso anche se non vado in chiesa, no grazie. Mi inginocchio e resto in adorazione a casa, è uguale». Roberto D'Agostino a messa si distrae ma col suo senso dell'arte «ho usato i crocifissi e i teschi di Damien Hirst per farmi qui in casa una cappella dove mi raccolgo». Nancy Brilli, invece, in chiesa non riesce proprio ad andarci: «Mi provoca delle crisi di pianto difficili da sopportare. Un tempo mi avrebbero bruciata come una strega, ma è il rito che provoca in me una commozione violenta». Con il terzo comandamento però non si chiede ai fedeli solo di onorare Dio recandosi nella casa del Signore ma anche di riposare anima e corpo. Si legge nel Libro dell'Esodo (20,8-11): «Il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro». In principio Dio lo si onorava di sabato, poi una domenica di quasi duemila anni fa il figlio suo Gesù risorse e da allora, per i cristiani, è questo il giorno del riposo e del culto. Riposo che non andrebbe confuso con l'ozio o con la vacanza.Non la pensavano così gli antichi romani. Tra i primi a santificare le feste con i loro Lupercali, Saturnali e Consualia che includevano i Feriae Augusti, ovvero il riposo di Augusto, antenato del più moderno Ferragosto che celebra l'Assunzione di Maria, rendevano omaggio agli dèi ma più che prodigarsi in preghiere si dilettavano in danze, organizzavano fastosi banchetti, grandi feste, corse di cavalli. Solo le bestie da tiro riposavano, venivano adornate di fiori. Quella del banchetto è una tradizione ripresa nel medioevo ove tra una portata e l'altra - a un pranzo di Clemente VI se ne contarono 27 - si assisteva a danze, tornei e farse d'ogni genere, fino agli anni della bohème parigina quando le sante feste erano una buona occasione pour boire un coup nei café di Montmartre gremiti di artisti e letterati dove un Baudelaire, a cui di cattolico restava solo l'educazione, beveva oppio in forma di laudano, o con un Voltaire, che per tutta la vita cercò Dio trovando la fede solo con morte: «Muoio adorando Dio, amando i miei amici, non odiando i miei nemici, e detestando la superstizione». Non proprio come Federico Fellini che ammiccava persino alla magia ma che per tutta la vita ha vissuto una crisi mistica: lui che portò una Dolce Vita romana fatta di grandi mangiate e bevute, di libertinaggi, e di perdizioni sul grande schermo, si diceva «mangiapreti», salvo poi confidare i suoi dubbi sulla fede e confrontarsi sul senso del peccato e della grazia a padre Angelo Arpa, il gesuita che gli dava consigli sul tema del sacro per i suoi film e fino a ricevere l'estrema unzione dal cardinale Giuseppe Siri. Fellini le feste sante le passava nella sua villa di Fregene, circondato da amici goderecci a mangiare le tagliatelle o la pasta fagioli di Giulietta Masina che, al contrario del marito, stando a sua nipote Francesca Fabbri Fellini, «andava sempre a messa, dove incontrava puntualmente Ines Avati», la madre di Pupi che ha trasmesso la sua fede al figlio che in chiesa non va solo la domenica ma tutti i giorni. Forse si può dire che Pupi infranse il terzo comandamento solo un Ferragosto degli anni Settanta quando s'imbucò nella villa di Torvaianica dove Ugo Tognazzi, con la scusa del gran Torneo Tognazzi di tennis, si dilettava a fornelli per stupire, o talvolta inorridire, i suoi commensali con strani accostamenti di pietanze. Pupi quella domenica non riposò affatto, s'affannò a convincere un Paolo Villaggio, quasi sdegnato, ad accettare un ruolo che non voleva ne La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone. Fortunatamente per Avati, Tognazzi, che trovò casualmente il copione su un tavolo, si propose di interpretare la parte del nobile Anteo Pellacani, e lo fece pure gratis così «sul set anziché dirgli stop, gli dicevo grazie», ricorda sorridendo il regista al Corriere. Il gioco della domenica a casa di Rosellina Archinto era Indovina chi viene a cena? «Chi era a Milano si infilava a casa mia». E così Tadini, Pontiggia, Vittorini, Soldati, Buzzati, Scalfari, Eco, Nanda Pivano e Sottsass. E quando erano a Milano anche Galbraith, Mary McCarthy, Revel suonavano al citofono dell'appartamento di via Santa Valeria: «Io avevo sempre nel congelatore grandi arrosti già preparati, e con le mie figlie che mi aiutavano a tagliare e a portare i piatti in tavola si passavano bellissime serate». Montale, Macrì e Landolfi la passavano alla trattoria dal Troia di Firenze dove per cinque lire avevano diritto a un piatto di carne, verdure e un quarto di vino.Tinto Brass, che si diceva «tranquillamente ateo», la domenica la passava a sfidare a pingpong Michelangelo Antonioni nella sua villa di campagna alle porte di Roma: «Vincevo io, ma qualche volta ho fatto finta di perdere per non farlo arrabbiare. Poi si mangiava assieme». Diversa la storia di Claudia Koll, diva erotica creata da Tinto Brass in Così fan tutte, oggi dedita a Dio. Scrive libri, commenta i Vangeli. Si adopera nelle missioni in Africa («hanno detto che sono una suora laica»), prepara le colazioni per le persone disagiate e senza tetto, lava i panni a chi vive in strada o senza la luce elettrica: «Sono impegnatissima. Mi tengo un solo giorno libero alla settimana, la domenica».Dedito a Dio anche Andy Warhol. Andava a messa ogni domenica alla San Vincenzo Ferrer, sulla Lexington Avenue di New York e non c'era ringraziamento in cui non serviva i pasti ai poveri. Pregava ogni giorno anche con la madre con la quale visse fino alla morte. Poi si perdeva in un mondo fatto di sesso, droga e alcol al celeberrimo Studio 54. In tasca però rosario e messale. Nel 1980 volò fino a Roma pur di stringere la mano a papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. Pare che per rispetto del Santo Padre si mise in testa la sua parrucca più sobria. Oggi infrangere il terzo comandamento, è considerato dai cattolici italiani il peccato minore, solo il 52 per cento degli intervistati lo scorso anno da yougov.com ritiene che santificare le feste riposando e onorando Dio sia al giorno d'oggi fondamentale. «Con quale allegrezza non dovremo adempiere questo comandamento!», si chiedeva Francesco d'Assisi. Per lui questo comandamento era tra i più speciali tanto che per spiegarlo ai suoi discepoli usava queste parole: «Se tu avessi perduto gli occhi, le mani, i piedi e le altre membra del corpo e qualcuno te le avesse restituite, non ti sentiresti in dovere di servire il tuo benefattore di tutto cuore e per tutta la vita? Or ecco che Dio ci diede non solo le mani, i piedi, gli occhi, ma tutto ciò che abbiamo di buono nell'anima e nel corpo. Sarà troppo se Egli pretende che noi Lo serviamo, L'onoriamo e Lo amiamo con tutta l'anima e con tutte le forze del corpo? Il culto esterno è l'omaggio che noi tributiamo a Dio anche con il nostro corpo».
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