2025-07-31
La febbre del Nilo alza il velo. Big Pharma si muove solo per interessi economici
Operatori della Asl di Caserta impegnati nell'installazione di trappole per le zanzare Culex responsabili del contagio sull'uomo del West Nile (Ansa)
Gli esperti trovano il virus del cambiamento climatico, ma non l’immunizzante: «Non conviene produrlo», ammettono. Così rispunta il buon senso: «Disinfestare».La buona notizia è che abbiamo finalmente la malattia del cambiamento climatico. La cattiva notizia è che non possiamo farci soldi col vaccino. Ovviamente qui parliamo di ciò che è «buono» o «cattivo» per una macchina mediatica in piena trance emergenziale e per un’industria farmaceutica già in astinenza da indigestioni repentine di miliardi. Per le persone normali, il giudizio si ribalta. Parliamo di West Nile. Ieri c’è stato l’ottavo morto in Italia, un uomo di 72 anni deceduto nell’ospedale di Caserta, dove era ricoverato. L’anziano, di Maddaloni, nel Casertano, aveva malattie pregresse e un quadro clinico complesso. Sempre di Maddaloni anche un’altra delle quattro vittime campane. Secondo dati forniti dalla Regione, in Campania vi sono 23 casi di West Nile tra sospetti e confermati. Generalmente trasmessa alle persone e agli animali attraverso la puntura di zanzare infette del genere Culex, la West Nile non dà alcun sintomo alla maggior parte delle persone, dà sintomi leggeri a circa il 20% degli infetti e sintomi gravi in meno dell’1% dei casi. Attualmente non esiste un vaccino e il metodo di prevenzione più sensato consiste nel ridurre l’esposizione alle punture. E qui casca l’asino. Ieri, un titolista sbrigativo ma forse involontariamente sincero, ha riassunto così, su Repubblica, lo stato dell’arte medica in materia di West Nile: «Il vaccino c’è per i cavalli, ma non per gli uomini. “Pochi casi, non conviene”». Il virgolettato è di Marco Falcone, infettivologo dell’azienda ospedaliera di Pisa e docente dell’università della città, oltre che membro del consiglio direttivo della Simit, la Società di malattie infettive e tropicali. «West Nile», ha spiegato l’esperto, «è un’infezione presente da anni in molte zone del mondo. Con il riscaldamento globale e le zanzare presenti ormai quasi in ogni stagione dell’anno dobbiamo probabilmente attenderci una maggiore frequenza dei suoi focolai anche in Italia». Ma allora perché non vaccinarci tutti, si potrebbe chiedere il lettore memore di fatti recenti a tutti ben noti. Spiega Falcone: «Perché i casi gravi dell’infezione sono pochi e la malattia non viene vista come un’emergenza di sanità pubblica. È stato messo a punto un vaccino per i cavalli, gli altri animali che si ammalano di West Nile con sintomi gravi, ma nessuna industria farmaceutica, governo o ente sovranazionale ha ritenuto utile investire su un prodotto analogo per l’uomo. Nel caso della Dengue, un altro virus tropicale, si è deciso di mettere a punto un vaccino per l’uomo perché l’infezione era molto diffusa in Sudamerica. Dal punto di vista tecnico un vaccino contro il West Nile non porrebbe grandi difficoltà. Il virus infatti è abbastanza stabile, molto più di quello del Covid». Saremo forse gli ultimi romantici, ma sentir parlare di investimenti e convenienza in una discussione sulla salute pubblica ci lascia sempre di stucco. Anche perché inevitabilmente richiama alla mente il meccanismo inverso: quindi quando si è investito potentemente in vaccini era perché la cosa «conveniva»? E fin dove ha comandato la logica della convenienza? Antonella Viola, sulla Stampa, non si dà comunque per vinta: «A oggi, non esiste un vaccino approvato per uso umano, sebbene siano in corso studi promettenti». Incrociamo le dita. Sta di fatto che, non «convenendo» il vaccino, alla fine, guarda un po’, si è imposta la decisione più sensata: disinfestare. Lo si sta facendo un po’ dappertutto, cercando anche di racimolare i fondi. L’assessore alla Sanità del Piemonte, Federico Riboldi, ha chiesto al governo «di poter utilizzare il fondo sanitario per la lotta alle zanzare bonificando le zone a rischio». Persino Roberto Burioni, stavolta, ha dovuto rimettere la siringa nel fodero, invitando, su Repubblica, a colpire gli insetti: «Come possiamo difenderci? La risposta è tanto semplice quanto efficace: questa malattia si combatte combattendo le zanzare, che non sono solo fastidiose, ma sono pericolosissime. [...] Bisogna contrastarle regolarmente e tempestivamente usando larvicidi e insetticidi sicuri per l’uomo ma letali per le zanzare». Prevenzione, bonifica, cura reale dell’ambiente: che sia la volta buona per creare un precedente virtuoso? È sempre la Viola, però, a tenerci ben desti sulla retta via: «Il cambiamento climatico, l’urbanizzazione e la trasformazione degli ecosistemi stanno creando condizioni ideali per la diffusione di patogeni un tempo confinati in aree geografiche lontane. La salute umana è oggi più che mai legata a quella dell’ambiente [...]. In questo contesto, indebolire l’Organizzazione mondiale della sanità non ci aiuterà». Più Green deal e Oms per tutti, o arriveranno le cavallette.
Jose Mourinho (Getty Images)