2024-02-23
Fdi e Fi bocciano il terzo mandato. I sindaci dem s’infuriano col partito
Giorgia Meloni e Antonio Tajani (Ansa)
No al testo leghista sui presidenti di Regione. Gli amministratori: «Il Pd non ci sostiene».Alla fine, il voto in commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama, sull’emendamento leghista favorevole a un terzo mandato per i governatori c’è stato. Nelle ultime ore si erano registrati dei tentativi last minute, in seno alla maggioranza, per evitare che i partiti del centrodestra votassero in maniera diversa, ma su tutto ha prevalso la determinazione del leader leghista Matteo Salvini di dare un segnale di coerenza al proprio elettorato su un tema particolarmente caro al suo partito e ai suoi amministratori locali. Sull’esito del voto, per la verità, c’erano pochi dubbi, e così è stato: a favore dell’emendamento hanno votato, oltre naturalmente a quelli del Carroccio, i senatori di Italia viva, mentre contro hanno votato Fdi, Forza Italia, Pd, M5s e Avs, con Azione che non ha partecipato. Il risultato è stato di 4 sì e 16 no, che per il momento archiviano una discussione destinata verosimilmente a riproporsi nel corso della legislatura, soprattutto in relazione alle tornate elettorali che coinvolgeranno dei governatori di peso (in primis quello veneto Luca Zaia) per i quali il tetto a due mandati costituirebbe un obbligo a ritirarsi.Quando era apparso chiaro che la votazione sarebbe stata inevitabile, dopo i reiterati appelli di Fdi e di Fi alla Lega per ritirare l’emendamento in questione, tutti gli esponenti della maggioranza impegnati sul dl elezioni avevano messo in rilievo che si sarebbe trattato di un passaggio privo di conseguenze sul piano politico e della stabilità del governo. Per rafforzare il concetto, Fdi e Lega erano comunque pervenuti a una sorta di compromesso sul piano formale, in base a cui l’esponente del governo in commissione (il ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani) non avrebbe espresso parere contrario all’emendamento, ma si sarebbe rimesso ai senatori, proprio per evitare che un partito di maggioranza votasse contro l’esecutivo. Non a caso, quando su un emendamento simile - sempre della Lega - che intendeva abolire il tetto a due mandati anche per i sindaci dei comuni più grandi, al pronunciamento negativo del governo i senatori del Carroccio hanno preferito ritirare la propria proposta.Dopo il voto, Salvini ha voluto ribadire che si è trattato di un confronto di natura parlamentare, ininfluente sulle dinamiche dell’esecutivo, sia oggi che in futuro: «Non ci sarà nessun problema in maggioranza», ha detto «se non passerà in Parlamento la legge sul terzo mandato. La posizione della Lega è chiara ma siamo in democrazia: ogni tanto le proposte della Lega passano altre volte, come in questo caso, vengono bocciate. Secondo me», ha concluso, «è un errore». Anche Zaia, intercettato dai cronisti, ha fornito un laconico commento alla bocciatura del terzo mandato, affermando di «prendere atto» ma al contempo aggiungendo che a suo avviso non è detta l’ultima parola: «La strada è ancora molto lunga», ha detto Zaia, «Natura non facit saltus...». L’opposizione esulta per la spaccatura del centrodestra, ma in casa Pd non sono certo rose e fiori visto che, secondo l’Adnkronos, i sindaci dem si sarebbero irritati per la scelta del loro partito di non partecipare al voto per il terzo mandato ai primi cittadini, da loro invece caldeggiato. Molti non si sarebbero sentiti rappresentati dal proprio partito, convinti che si sia persa un’occasione per dividere la destra ancora di più. Forte il disappunto anche del governatore emiliano Bonaccini: «Così a rischio l’unità del Pd». Nel tardo pomeriggio, inoltre, è arrivata al ministro Roberto Calderoli una lettera della Conferenza delle Regioni in cui si chiede un incontro col governo.
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