2023-01-27
L’Fda ignorò i dubbi della funzionaria sul via libera ai richiami per i bimbi
Nel riquadro, Marion Gruber (Getty Images)
Nel 2021, Marion Gruber esponeva le perplessità sulla revisione «iper accelerata» dei sieri. I suoi capi ridimensionarono le sue tesi e la snobbarono, poiché consapevoli che le mail sarebbero state rese pubbliche.Un altro tassello della «teoria del complotto», che complotto non era, è stato reso pubblico in America, e riguarda le clamorose e improvvise dimissioni della storica direttrice della commissione vaccini dell’Fda, Marion Gruber, e del suo vice, Philip Krause. Alcune email, pubblicate nell’ambito di un Foia (Freedom of Information Act, strumento che consente l’accesso ai documenti di pubblico interesse), hanno fatto luce sulle inaspettate dimissioni dei due alti funzionari federali, confermando la tesi delle pressioni politiche dell’amministrazione di Joe Biden sulla somministrazione di massa dei farmaci prodotti da Pfizer e Moderna.Gruber era una veterana dell’Fda: lavorava nell’agenzia federale americana da 32 anni ed era arrivata a presiedere l’Office of Vaccines Research and Review, la stanza dei bottoni della Food and Drug Administration che si occupa di condurre la revisione scientifica e la regolamentazione dei vaccini; Krause era il suo vice, ed era in Fda da oltre 10 anni.Con l’arrivo della pandemia, i due hanno dovuto gestire le revisioni scientifiche dei farmaci anti covid. Ed è sulle terze dosi che si sono scontrati con i vertici. Le email appena pubblicate rivelano che Gruber aveva espresso molti dubbi sulle terze dosi e sui minori. Nell’estate del 2021, mentre gli americani, gli italiani e il resto del mondo occidentale concludono il primo ciclo di vaccinazioni con due dosi, si comincia a parlare del «richiamo», o «booster». In Italia, dove Mario Draghi annuncia l’arrivo del green pass, c’è la gara a chi la spara più grossa. Il professor Sergio Abrignani si spinge a dichiarare, pochi mesi dopo, che «la terza dose protegge per 5-10 anni». Il 21 luglio Gruber scrive a Peter Marks, capo del Center for Biologics Evaluation and Research (CBER) della Fda e, in copia, alla collega Fda Janet Woodcock, per esprimere tutti i suoi dubbi: «Ci preoccupa molto la revisione iper-accelerata del booster, che andrebbe portata a termine entro la già stretta scadenza del 15 settembre», dice la direttrice. La tabella di marcia di dosi e booster, in effetti, è rigorosa, Gruber motiva così la sua apprensione: «La revisione in così poco tempo sarà poco approfondita e ciò comprometterà la fiducia nei vaccini, e quindi la credibilità di Fda, anziché potenziarla». Le previsioni si sono avverate. E il commento di Marks, che risponde in privato soltanto all’altra destinataria, Janet Woodcock, è imbarazzante: «Lascio la risposta a te, ma dovrà essere di alto livello, perché sarà sicuramente resa pubblica da un Foia. Bisogna correggere le asserzioni di Marion sulla “iper-accelerazione”. Dobbiamo manifestare apprezzamento per l’eccellente lavoro dell’ufficio vaccini, ma al tempo stesso spiegare che abbiamo davanti una sfida importantissima. Francamente, sono felice che questa mail sia tracciata per esprimere che, nonostante capisca che qualcuno possa accusare stanchezza, questa mancanza di solerzia mi dà molto fastidio». Ma le preoccupazioni di Gruber sono lecite e circostanziate, come spiegherà poi in un commento firmato insieme con il suo vice Kreuse e con Paul Offit, membro del comitato consultivo sui vaccini, pubblicato sul Washington Post a fine novembre 2021. Cosa preoccupava Gruber? «Le uniche persone che hanno davvero bisogno del booster sono anziani e fragili», scrive. Per poi aggiungere: «La pressione sui booster potrebbe prolungare la pandemia, dando agli indecisi l’impressione che i vaccini siano meno efficaci di quanto era stato detto». Esattamente quello che poi è successo. Gruber sottolinea quindi (a differenza di quanto ancora oggi sostengono le virostar italiane) che «il calo della curva epidemica non dipende dall’aumento del tasso di vaccinazione ma è più probabilmente dovuto ad altri fattori, inclusi i cambiamenti comportamentali, la protezione indotta dall’infezione naturale e la natura ciclica della pandemia». Più chiaro di così. Gruber solleva inoltre la questione delle miocarditi, prima negata e poi minimizzata dalle autorità scientifiche americane da Anthony Fauci in giù («sono rare e lievi») e tuttora addirittura derisa in alcuni ambienti scientifici italiani: «Poiché i booster hanno potenziali effetti collaterali, per quanto rari, è importante indirizzarli alle persone che ne trarranno un chiaro beneficio. È estremamente improbabile che un giovane sano con due dosi di vaccino mRNA venga ricoverato in ospedale con covid, quindi il rischio di effetti collaterali, come la miocardite, diminuisce notevolmente». Gruber conferma infine le preoccupazioni dell’«altra scienza», quella che da due anni avvisa sui pericoli di continue sollecitazioni del sistema immunitario: «È possibile che “addestrare” ripetutamente il sistema immunitario a combattere il virus originale possa essere controproducente a causa del fenomeno chiamato “peccato originale antigenico”, osservato con i vaccini contro l’influenza e il papillomavirus». Gruber ha lasciato l’incarico a fine agosto 2021 e sulle sue dimissioni è calato il silenzio. Ma le email pubblicate mostrano, se ancora ci fosse bisogno di precisarlo, che le somministrazioni di massa dei farmaci di Pfizer e Moderna sono state decise dalla politica, contro ogni evidenza scientifica.