2025-03-03
Farsi le lampade, ma con misura. I consigli per la tintarella perfetta
Ci sono vari tipi di dispositivi per l’abbronzatura artificiale: dalla lampada, al lettino, alla doccia solare. Molti ne fanno uso d’inverno, oppure prima di andare in vacanza al mare, per non presentarsi in spiaggia bianchi come il latte. Ogni apparecchiatura ha la sua caratteristica: quelle ad alta pressione abbronzano più rapidamente, quelle a bassa pressione in modo più graduale e duraturo. Ma attenzione: nessuna è sicura al 100%.Durante il Festival di Sanremo - ormai terminato, ma che ancora fa parlare di sé anche per la rinuncia del vincitore Olly a partecipare all’Eurovision Song Contest - il cantante Tony Effe è stato protagonista di quello che è stato definito il «collana gate». Riassumendo, gli hanno tolto una collana di Tiffany dal collo poco prima di salire sul palco per esibirsi perché sarebbe stata troppo riconoscibile. Il cantante romano ha raccontato l’episodio, lamentandosi perché ad altri non avevano tolto gioielli secondo lui altrettanto riconoscibili, e ha commentato: «Togliermi la collana è stato come togliere l’abbronzatura a Carlo Conti». E proprio la battuta del cantante sulla pelle del conduttore può essere un ottimo spunto per appronfondire il discorso sull’abbronzatura, soprattutto quella ottenuta grazie alle lampade. Innanzitutto, cos’è, in generale, l’abbronzatura? È il risultato dell’esposizione della pelle ai raggi ultravioletti che abbreviamo con l’acronimo UV. Questi raggi possono provenire dalla luce solare oppure da lampade abbronzanti. Quella che chiamiamo genericamente pelle è in realtà un organo detto apparato tegumentario che funge da rivestimento esterno del nostro corpo, coprendo una superficie di circa 2 mq, e protegge i sottostanti muscoli, organi interni, ossa ecc. L’apparato tegumentario si divide in tre strati: la pelle o cute propriamente detta è il primo strato, suddiviso a sua volta in due strati, epidermide e derma. Lo strato sottostante la pelle è il tessuto sottocutaneo anche detto ipoderma, formato da tessuto connettivo fibrillare lasso e, a seconda del luogo del corpo, anche di tessuto adiposo. Il colore della nostra pelle è anche detto pigmentazione e dipende da molti fattori: spessore dello strato corneo, stato di sanguificazione, betacarotene, emoglobina, gruppo etnico di appartenenza. La pigmentazione cambia anche quando ci si abbronza, esponendo la pelle ai raggi UV, per la precisione UVA e UVB. I raggi UVA sono il 95% dei raggi ultravioletti che arrivano sulla terra, attraversano le nuvole, il vetro e anche la pelle, raggiungendo il derma, sono responsabili dell’invecchiamento cutaneo e sono presenti tutto l’anno. I raggi UVB sono il 5% dei raggi ultravioletti che arrivano sulla terra, sono presenti solo da aprile a ottobre, sono più aggressivi e sono quelli propriamente responsabili dell’abbronzatura perché tutti ci esponiamo al sole appositamente per abbronzarci in estate. La melanina è prodotta dai melanociti, che sono uno specifico tipo di cellule situate nell’epidermide, e serve a proteggere il derma dai possibili danni subiti a causa dei raggi. I raggi UVB raggiungono lo strato dell’epidermide dove la melanina prodotta dai melanociti assorbe gli UVB, si ossida e si degrada, portando alla sintesi di ulteriore melanina (funge da barriera protettiva nei confronti degli UVB). Più melanina producono, più ci si abbronza. Il problema è rappresentato dalla quantità di raggi UVB a cui queste cellule sono sottoposte, perché i melanociti in seguito a un’esposizione prolungata e senza alcuna protezione non riescono a produrre abbastanza melanina e di conseguenza ci si scotta. Quella che per noi è una colorazione anche salutare della pelle, l’abbronzatura, è in realtà una barriera protettiva, una specie di filtro che la pelle produce contro i raggi solari. Più melanina riusciamo a produrre, più ci abbronziamo. La produzione di melanina protegge dunque la pelle dall’esposizione solare, però blandamente: se dovessimo conferire all’abbronzatura un valore SPF, cioè di protezione solare, questo sarebbe di circa 2-3. Inoltre, va detto che abbiamo un massimo genetico di possibile produzione di melanina, ognuno ce lo ha diverso dall’altro, quindi la produzione di melanina a scopo protettivo (e quindi l’abbronzatura) arrivano fino a un certo punto. La lampada abbronzante, anche chiamata dispositivo per l’abbronzatura artificiale, può essere di vari tipi: lampada, simile a una lampada da tavolo, lettino solare, dalla forma a guscio come la camera iperbarica di Michael Jackson, per intenderci, e infine la doccia solare, che somiglia appunto a una doccia. Se la prima abbronza solo pezzi di corpo e si usa soprattutto per il viso, esistendo anche nella forma «trifacciale», con tre rettangoli di cui i due laterali movibili, per orientarsi meglio verso i lati del viso, il lettino prevede di stendersi, mentre la doccia si fa in piedi. La lampada può essere ad alta o a bassa pressione. La lampada abbronzante a bassa pressione emette raggi UVA e UVB e produce un’abbronzatura più graduale e duratura. Ci si espone 20-30 minuti. Le lampade ad alta pressione sono più potenti, emettono raggi UVA, tendono a produrre un’abbronzatura più rapida ma meno duratura e ci si espone 10-20 minuti. Molti - tra cui il nostro Carlo Conti - fanno la lampada in inverno, per avere un colorito abbronzato anche nei mesi in cui non si possono abbronzare direttamente sotto il sole come si fa in estate. Altri fanno una lampada ogni tanto per non essere proprio pallidi. Altri ancora fanno le lampade prima di andare in vacanza al mare d’estate, per non arrivare bianchi e anche con l’idea di prevenire le scottature solari arrivando sotto al sole già abbronzati. In realtà, come spiega l’Iss, Istituto superiore di sanità, la convinzione che l’uso delle lampade abbronzanti possa prevenire i danni causati dalla successiva esposizione alla radiazione solare in spiaggia è errata poiché la protezione fornita dall’abbronzatura artificiale è equivalente all’utilizzo di una crema protettiva con un fattore di protezione non superiore a 3, come abbiamo visto, o è addirittura nulla se l’abbronzatura è stata ottenuta con lampade che emettono prevalentemente raggi UVA. Le lampade abbronzanti emettono radiazioni ultraviolette A e B (UVA e UVB) in proporzione diversa a seconda del tipo: alcune hanno una composizione simile alla radiazione solare, altre emettono prevalentemente radiazione UVA e una piccola parte di raggi UVB. I raggi UVA colorano velocemente la pelle ossidando la melanina cutanea già esistente. Solo quando l’organismo produce appositamente nuova melanina per ossidarla si determina un’abbronzatura che protegge leggermente dall’esposizione solare successiva e questo accade con l’esposizione ai raggi UVB. Se la lampada emette più raggi UVB, comunque - ricordiamocelo - otteniamo una protezione assai bassa, equivalente a un fattore protettivo 2-3. Ogni lampada ha le sue caratteristiche e da ciò dipende il livello di sicurezza, ma è certo che la lampada abbronzante sicura al 100% non esiste ed essa può procurare gli stessi problemi dell’esposizione alla radiazione solare o di più, non di meno. Né, come abbiamo detto, l’abbronzatura da lampada può essere considerata protettiva da una eventuale successiva esposizione al sole. Le radiazioni UVB sono più efficaci sia nel generare l’abbronzatura, sia nel provocare le scottature, ma entrambi i tipi di radiazioni possono danneggiare la pelle. Di conseguenza, sia una eccessiva e sconsiderata esposizione al sole, sia l’uso continuato di dispositivi abbronzanti possono portare a conseguenze per la salute che possono manifestarsi anche a distanza di molti anni.A volte si paventano anche altri usi salutistici delle lampade abbronzanti. Sono veri? Sentiamo sempre l’Iss: è stato anche ipotizzato che i lettini abbronzanti aiutino ad alleviare i disturbi (sintomi) relativi al disordine affettivo stagionale (depressione stagionale), ma non ci sono prove convincenti che ciò accada. Altro ruolo positivo attribuito ai dispositivi abbronzanti è quello di stimolare l’organismo a produrre la giusta quantità di vitamina D (benefica per ossa, muscoli e sistema immunitario), in particolare in inverno, quando l’esposizione alla luce solare è limitata. In realtà, l’esposizione all’aria aperta del viso e delle mani per brevi periodi (da pochi minuti a non più di mezz'ora al giorno, a seconda della stagione e dell’ora) è sufficiente, grazie alla posizione geografica dell’Italia e a una dieta che preveda anche pesci grassi, uova e funghi, a garantire livelli sufficienti di vitamina D nell’organismo. Non c’è alcun bisogno di ricorrere all’abbronzatura artificiale: anche in caso di carenza di vitamina D esistono delle vie meno pericolose per ripristinarne il giusto fabbisogno.Infine, non bisogna confondere le lampade abbronzanti con le lampade UV. Le lampade UV sono lampade diverse dalle lampade abbronzanti e si usano per trattamenti prescritti dal medico, in cicli di sessioni terapeutiche per alcune malattie della pelle, per esempio la psoriasi, la dermatite seborroica, l’eczema, l’acne e la vitiligine in quanto migliorano il ricambio cellulare dell’epidermide, la circolazione sanguigna e il sistema immunitario, disinfettano la pelle e ne frenano la crescita batterica. Il controllo medico nell’uso di queste lampade è obbligatorio: non si deve mai fare di testa propria con l’esposizione, pena anche il possibile aggravamento, anziché la cura, delle patologie citate.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)