
Dura presa di posizione di Leone XIV: «La supremazia non risolve i problemi ma alimenta odio e vendetta». Parole decise anche contro la droga: «Moltiplichiamo i luoghi di guarigione, di incontro e di educazione».Prima fu il Rearm Europe, poi, ieri l’altro, la Nato che ha annunciato una svolta epocale per il riarmo con l’impegno ad aumentare le spese per la difesa entro il 2035 fino al 5% del Pil. Due mosse che a ben vedere sembrano più dei proclami che dei fatti concreti, almeno per ora. Lo deve aver capito bene papa Leone XIV che ieri, incontrando i partecipanti alla plenaria della Riunione delle opere per l’aiuto delle Chiese orientali (Roaco), si è chiesto «come si può continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo, nella vana illusione che la supremazia risolva i problemi anziché alimentare odio e vendetta?».C’è da considerare che le «false propagande» sulla corsa alle armi denunciate dal Papa non siano immediatamente riferite al bluff che sposta l’obiettivo dell’aumento del 5% delle spese militari a un lontano 2035, quindi tutto da verificare. Il monito di papa Prevost, infatti, ha radici più profonde, proprio perché rimanda a un concetto di pace che non è la semplice assenza di guerra, o l’accordo politico che congela una situazione, ma si riferisce, come nelle sue prime parole dell’8 maggio scorso, alla pace di Cristo. Perciò ieri ha potuto dire che «è desolante vedere che la forza del diritto internazionale e del diritto umanitario non sembra più obbligare, sostituita dal presunto diritto di obbligare gli altri con la forza. Questo è indegno dell’uomo, è vergognoso per l’umanità e per i responsabili delle nazioni. Come si può credere, dopo secoli di storia, che le azioni belliche portino la pace e non si ritorcano contro chi le ha condotte?».Papa Leone svolge in pieno il suo ruolo di suprema autorità morale, ricordando così che la Chiesa non è semplicemente una istituzione fra le altre, ma porta con se il compito di promuovere la dignità umana e i diritti inviolabili della persona, che devono guidare le relazioni tra individui e gruppi, affinché i diritti legittimi siano tutelati e la società possa godere di armonia e stabilità. Ecco perché i papi e il magistero della Chiesa, specialmente nel periodo storico delle armi moderne, non hanno mai, mai, difeso la guerra e hanno predicato sempre un progressivo disarmo. Passando dal messaggio che la vera pace si costruisce a partire dalla guarigione del cuore dell’uomo da odio, vendette e sporchi affari. «Il cuore sanguina», ha detto ieri papa Leone, «pensando all’Ucraina, alla situazione tragica e disumana di Gaza, e al Medio Oriente, devastato dal dilagare della guerra. Siamo chiamati noi tutti, umanità, a valutare le cause di questi conflitti, a verificare quelle vere e a cercare di superarle, e a rigettare quelle spurie, frutto di simulazioni emotive e di retorica, smascherandole con decisione. La gente non può morire a causa di fake news».Il Papa ha parlato di una violenza bellica sui territori dell’Oriente cristiano che ha «una veemenza diabolica mai vista prima». Così per preparare la pace in radice, c’è da seguire l’imitazione di Cristo. Occorre, ha detto, «imitare Cristo, che ha vinto il male amando dalla croce, mostrando un modo di regnare diverso da quello di Erode e Pilato: uno, per paura di essere spodestato, aveva ammazzato i bambini, che oggi non cessano di essere dilaniati con le bombe; l’altro si è lavato le mani, come rischiamo di fare quotidianamente fino alle soglie dell’irreparabile. Seguiamo Cristo, che ha liberato i cuori dall’odio, e diamo l’esempio perché si esca dalle logiche della divisione e della ritorsione».Sono queste le truppe del Papa, quelle di chi prega e di chi testimonia il maestro. Sembra poco sui tavoli dei governi, che seguono logiche mondane, ma, ha aggiunto il pontefice, su quei tavoli ricordino che «la gente è sempre meno ignara della quantità di soldi che vanno nelle tasche dei mercanti di morte e con le quali si potrebbero costruire ospedali e scuole; e invece si distruggono quelli già costruiti!».Il richiamo agli Stati è stato forte anche nell’altro incontro che ieri ha avuto il Papa, quello con i partecipanti alla giornata internazionale per la lotta contro la droga. «Esistono enormi concentrazioni di interesse e ramificate organizzazioni criminali che gli Stati hanno il dovere di smantellare. È più facile combattere le loro vittime», ha detto papa Leone, che poi non ha mancato di sottolineare come è necessario battersi «contro chi fa delle droghe e di ogni altra dipendenza - pensiamo all’alcool o al gioco d’azzardo -il proprio immenso business». Presente all’incontro anche il sottosegretario Alfredo Mantovano, impegnato da tempo su questa battaglia contro le droghe, che ha ricordato come «la tossicodipendenza non è una questione meramente sanitaria, ma è una questione culturale». Sembrano un po’ più lontani i giorni della querelle tra il presidente dei vescovi italiani, cardinale Matteo Zuppi, e il governo, accusato un po’ maldestramente di aver modificato unilateralmente le finalità e le modalità di attribuzione dell’8 per mille aggiungendo proprio come sesta possibile destinazione le comunità per il recupero dalla dipendenze. In realtà la modifica, che aveva già introdotto cinque diverse tipologie di intervento, risaliva al governo Conte 2. In ogni caso valgono le parole di ieri di papa Leone XIV: «Andiamo avanti insieme, allora, moltiplicando i luoghi di guarigione, di incontro e di educazione: percorsi pastorali e politiche sociali che comincino dalla strada e non diano mai nessuno per perso».
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
iStock
In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






