2025-04-18
In arrivo il cioccolato-gate di Fazio. Il Codacons indaga sulla «truffa»
Fabio Fazio alla Lavoratti di Varazze
Come nel caso Ferragni l’associazione è pronta a invitare chi ha acquistato le praline con le etichette «bugiarde» a chiedere i danni. Intanto il presentatore ha lasciato la carica di presidente della sua azienda.È in arrivo un cioccolato-gate, dopo il pandoro-gate che ha travolto Chiara Ferragni.La vicenda delle etichette «bugiarde» applicate ai dolciumi prodotti dall’azienda di Fabio Fazio ha, infatti, attirato l’attenzione del Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e la tutela dei diritti di utenti e consumatori) e del suo presidente Carlo Rienzi, il quale, ieri sera, ha dato mandato ai suoi di preparare un comunicato stampa per invitare i consumatori che hanno acquistato il cioccolato di Fazio (le uova costano sino a 340 euro l’una) a rivolgersi alla loro associazione per valutare la possibilità di richiedere il risarcimento dei danni. Un’iniziativa che ricorda quella avviata dalla stessa associazione nel caso dell’influencer. Inoltre, anche la storia rivelata dalla Verità potrebbe avere risvolti penali e non solo amministrativi.Ieri abbiamo raccontato che i carabinieri del reparto Tutela agroalimentare di Torino il 23 febbraio 2024 hanno eseguito un’ispezione allo stabilimento di via Parasio 36, a Varazze, l’azienda «salvata» dal fallimento da Fazio, dalla moglie Gioia Selis e da una coppia di amici ristoratori. La società si chiama Dolcezza di Riviera e distribuisce praline e tavolette con lo storico marchio Lavoratti 1938. I militari hanno verificato la conformità delle etichette dei prodotti in cui veniva indicata la presenza di ingredienti con denominazione protetta. Nella fattispecie, il pistacchio verde di Bronte Dop, le nocciole tonde di Giffoni Igp e il sale marino di Trapani. In particolare hanno controllato la loro tracciabilità e le autorizzazioni dei relativi consorzi di tutela.Ricevendo un’amara sorpresa: al posto delle specialità di Bronte e di Giffoni erano stati utilizzati pistacchi con generica origine siciliana e nocciole piemontesi. Alla società sono state notificate 13 sanzioni amministrative per un totale di quasi 100.000 euro, in applicazione del regolamento europeo relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari. Alla fine, però, la multa, grazie allo sconto del 30 per cento garantito a chi paga subito, è scesa a 62.400 euro.In particolare, i militari hanno contestato l’illecito amministrativo previsto dall’articolo 2, comma 3 del decreto legislativo 297 del 19 novembre 2004 che recita: «Salva l'applicazione delle norme penali vigenti, chiunque utilizza sulla confezione o sull'imballaggio, nella pubblicità, nell'informazione ai consumatori o sui documenti relativi ai prodotti considerati indicazioni false o ingannevoli relative alla provenienza, all'origine, alla natura o alle qualità essenziali dei prodotti […] è sottoposto alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro tremila ad euro ventimila». La norma, però, non fa riferimento alla vendita.Questo aspetto è sanzionato dall’articolo 515 del codice penale, quello sulla frode in commercio. Dove si legge che «chiunque, nell'esercizio di una attività commerciale, ovvero in uno spaccio aperto al pubblico, consegna all'acquirente una cosa mobile per un'altra, ovvero una cosa mobile, per origine, provenienza, qualità o quantità, diversa da quella dichiarata o pattuita, è punito, qualora il fatto non costituisca un più grave delitto, con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a euro 2.065». Non sappiamo, però, se i carabinieri abbiano approfondito il possibile profilo penale del comportamento di Fazio & c..I militari, la mattina dell’ispezione amministrativa, hanno provato a verificare quanti prodotti fossero stati venduti e a chi? Qualcuno ha iniziato questo tipo di ricerca? È stata fatta una segnalazione ai pm di Savona, competente per il territorio di Varazze? Oppure gli investigatori si sono limitati a controllare le etichette?Nella Procura guidata da Ubaldo Pelosi non risultano aperti fascicoli a carico di Fazio e questo, molto probabilmente, perché i militari hanno limitato il proprio lavoro alla ricerca di eventuali illeciti amministrativi. Quella mattina sono state sequestrate 1.198 confezioni di cioccolato e praline con le etichette mendaci (per un valore commerciale di 18.632 euro e un peso di 137, 92 chilogrammi). Sono finite al macero anche 5.400 etichette destinate a uova pasquali, tavolette di cioccolato, praline e tartufotti con i riferimenti scorretti ai pistacchi di Bronte e alle nocciole di Giffoni. Il 29 febbraio 2024 Fazio ha ufficializzato le dimissioni da presidente della società, passando il testimone, per un breve periodo, al socio Davide Petrini, dal 2020 già amministratore delegato. Anche la moglie Gioia Selis ha mollato il consiglio d’amministrazione che, ad aprile di un anno fa, è stato sciolto. Il ruolo di ad è stato sostituito da quello di amministratore unico affidato alla moglie di Petrini, Alessia Parodi, mentre il consorte è diventato procuratore.Ovviamente con questa mossa Fazio e signora eviteranno per il futuro responsabilità personali nella gestione della società, che in questo modo rimangono solo in capo ai coniugi Petrini.La scelta di dimettersi del conduttore è stata dettata dalla rabbia per un incidente di percorso che lo ha coinvolto ingiustamente? Difficile pensare che fosse lui a selezionare gli ingredienti da utilizzare o a compilare le etichette. Detto questo era il presidente del cda. Con tutto quello che ne consegue. Un ruolo che Fazio potrebbe avere accettato di ricoprire per attirare partnership di prestigio come quella con lo chef tristellato Massimo Bottura o per garantire alla società sull’orlo del baratro buona stampa e fiducia da parte di creditori e banche. L’unica certezza è che la decisione di rivoluzionare gli organi sociali è arrivata subito dopo la visita dei carabinieri e poco prima della distruzione (avvenuta il 6 giugno) dei prodotti sequestrati.La storia rievoca, come detto, quella del pandoro firmato Ferragni che era stato distribuito sul mercato facendo credere a fan e clienti che parte del ricavato delle vendite sarebbe andato in beneficenza. In realtà questa non era collegata al numero di dolci venduti.Per questo il Codacons aveva fatto una segnalazione all’Antitrust che ha multato la Ferragni per «pubblicità ingannevole». L’influencer, tramite i suoi avvocati, ha rinunciato al ricorso e ha saldato la sanzione da 1 milione. Ha anche versato 1,2 milioni di euro all'associazione I bambini delle fate per le uova di Pasqua, evitando un altro procedimento amministrativo.Questi pagamenti e l’accordo trovato con il Codacons non hanno evitato alla Ferragni il rinvio a giudizio a Milano per truffa aggravata.Ci auguriamo che a Fazio vada meglio.