2023-11-25
Il contratto dei bancari diventa aggiornabile
Il nuovo Ccnl, approvato all’unanimità, introduce un’innovazione nel modello italiano: si potrà modificare in fieri in base ai cambiamenti che nei prossimi anni porterà la rivoluzione tecnologica. Oltre agli aumenti, incentivi e misure per la famiglia.I bancari hanno avuto il loro rinnovo del contratto. In meno di un anno dalla scadenza del precedente. Si tratta di un accordo del tutto innovativo: in primis perché guarda al futuro con una cabina di regia sul digitale che lo rende flessibile e aperto alle innovazioni della tecnologia. In secundis, perché è stato firmato da tutti i sindacati del settore (Fabi e le altre quattro sigle) d’accordo con Abi e Intesa Sanpaolo). Anche la presenza di Ca’ de Sass rappresenta una novità, perché è la prima volta che una banca è parte integrante di un accordo nazionale e perché, vista la sua mole, quasi un terzo dei dipendenti totali del settore fa capo all’ad Carlo Messina. «L’accordo per il nuovo contratto dei bancari è stato condiviso con gli amministratori delegati di tutte le banche, ma voglio essere intellettualmente onesto fino alla fine: senza la fondamentale presa di posizione dell’amministratore delegato Intesa Sanpaolo esplicitata al nostro congresso nazionale di giugno, sarebbe stato molto più complicato raggiungere questo accordo», ha precisato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Senza considerare, poi, la grande importanza che il nuovo contratto rivolge al mix di genere, un punto che ha trovato d’accordo tutti, sindacati e Abi. I cinque sindacati del comparto hanno definito il contratto «il maggior aumento salariale del settore e probabilmente d’Italia». Come, infatti, aveva già preannunciato Messina con Intesa nel ruolo di grande mediatore, l’Abi riconoscerà quasi il 15% in più a regime nei tre anni, pari a 435 euro lordi per l’impiegato medio, circa 700 euro per i quadri e una somma equiparata e superiore ai dirigenti, con contratto a parte, da chiudere nei prossimi mesi. Non esattamente bruscolini, visto che in totale si parla di 1,5-1,7 miliardi in più nel triennio. Solo la prima tranche di aumenti si aggira intorno ai 900 milioni di euro per il settore. In cambio degli aumenti, i datori di lavoro potranno fare affidamento su una maggiore flessibilità da parte dei bancari in funzione del futuro sempre più digitale degli istituti di credito. In parole povere, si tratta di un contratto in fieri che potrà cambiare secondo le nuove esigenze. «Si tratta di un accordo fortemente innovativo e dinamico, capace di accompagnare la vita professionale delle persone, in un contesto di profonda e continua trasformazione e che testimonia, in tutti gli aspetti disciplinati dal nuovo contratto, economici e normativi, la centralità delle donne e degli uomini che lavorano in banca», ha fatto sapere l’Abi in una nota diffusa dopo la firma del contratto. Circa 270.000 tra lavoratori e lavoratrici, insomma, ora possono tirare un sospiro di sollievo. L’intesa è stata raggiunta dopo cinque intensi mesi di negoziato, iniziato lo scorso 19 luglio: il vecchio contratto era scaduto a dicembre dello scorso anno ed era stato «prorogato» più volte fino al termine del 2023. Ora, invece, il primo aumento arriverà in busta paga già a dicembre, ma decorre da luglio scorso: ne consegue che verranno riconosciuti arretrati per cinque mesi, fino a novembre: in media 1.250 euro per ciascun lavoratore. Quanto, poi, al Tfr, viene ripristinata, con decorrenza primo luglio 2023, la base di calcolo e vengono cancellate, così, le «agevolazioni» concesse nel 2012 alle banche, poi parzialmente ridotte già in occasione del rinnovo del Ccnl nel 2019. L’attenzione all’inclusività all’interno del contratto ha poi significato riconoscere il pieno trattamento economico alle lavoratrici in stato di gravidanza «a rischio» (prima era «pagato» per soli cinque mesi), oltre all’inserimento nell’accordo nazionale della dichiarazione congiunta in materia di molestie e violenze di genere sui luoghi di lavoro del 12 febbraio 2019. La dichiarazione è nata «per rafforzare e diffondere la consapevolezza nelle aziende, nelle lavoratrici e nei lavoratori oltre che nei loro rappresentanti sull’importanza di prevenire, contrastare e non tollerare ogni forma di comportamento che abbia come risultato un’intimidazione, un danno o una sofferenza fisica, sessuale, psicologica», spiega la Fabi.
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