2022-10-20
Rileggere i Cantos di Ezra Pound a 50 anni dalla morte senza perdersi nel labirinto
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Ezra Pound (Getty Images)
Un libro di Luca Gallesi aiuta il lettore a orientarsi nel difficile e lunghissimo poema dell’autore statunitense, morto a Venezia mezzo secolo fa.Il 1° novembre del 1972, cinquant'anni fa, Ezra Weston Loomis Pound, il più grande poeta del Novecento, moriva in quella che era diventata la sua seconda patria, l'Italia, nella città dove aveva pubblicato il suo primo libro, Venezia. In occasione dell'anniversario, uno dei suoi principali esegeti italiani, Luca Gallesi, fa uscire per i tipi di Ares un importante saggio: I Cantos di Ezra Pound. Una guida. Il libro è, come spiega bene il titolo, un invito alla lettura di quella che è l'opera principale del poeta statunitense. Di Pound si ricordano spesso aneddoti e citazioni, le idee politiche e la loro complessa posterità, qualche frammento di grande potenza lirica, ma fare i conti con il suo «interminabile poema» è tutt'altro paio di maniche. Gallesi riesce a condensare la sua guida in sole 175 pagine, evitando quindi di perdersi nel labirinto della filologia e degli infiniti rimandi poundiani. Perché, a ben vedere, questo sono i Cantos. Un dedalo. A cominciare da quello strano titolo: italiano, dantesco, ma pluralizzato all'inglese. Chi si metta anche solo a sfogliare il volumone pubblicato dai Meridiani Mondadori troverà canti in inglese, in italiano, passaggi dialettali, ideogrammi cinesi, geroglifici egizi... Ma, scrittura a parte, «di cosa parla» il poema poundiano? Anche sul piano della traccia, della «trama», le cose non sono semplici. Anzi, forse peggiorano. Il riferimento più frequente è quello all'Odissea (e Pound stesso viene un po' convenzionalmente chiamato l'Omero del Novecento) o, appunto, a Dante. Ma i Cantos non seguono uno svolgimento analogo al poema omerico o alla Divina Commedia. Non c'è un protagonista, un'ambientazione unica, una continuità narrativa. Ci sono tematiche portanti, atmosfere e suggestioni, che si ripetono in alcuni gruppi di canti, ma che rischiano di perdersi in uno sguardo d'insieme. Qualche interprete ha provato a darne un'interpretazione allegorica, come se esistesse un «mistero» dei Cantos, una traccia segreta, una struttura nascosta che dà un senso al tutto, ma si tratta di forzature. Dobbiamo quindi arrenderci al caos di un poema inestricabile e perderci nel labirinto poundiano? No. I Cantos sono infatti un archivio, un libro di tutti i libri. È «il racconto della tribù», intesa come tribù umana, non concepita astrattamente, universalisticamente, ma attraverso il prisma delle civiltà e culture che si sono avvicendate nella storia. Per Pound, la storia dell’uomo è storia di civiltà, secondo un’ottica che potrebbe sembrare un po’ spengleriana, anche se il riferimento filologicamente più corretto è il grande affresco di Brooks Adams e del suo The Law of Civilization and Decay.E non si tratta di uno sguardo neutrale, meramente enciclopedico. C'è, al fondo dei Cantos, un'ispirazione etica, «politica» in senso alto. Scrive Gallesi: «il miglior fabbro ritiene che due forze opposte, una che unisce e una che divide, agiscano per migliorare o distruggere la bellezza e l'armonia del cosmo; a tale scopo, nei Cantos celebra opere e persone che hanno fatto il bene dell'umanità, come – per esempio – Confucio, Sant'Ambrogio, Sir Rdward Coke, John Adams, Sigismondo Malatesta, contrapposti ai malvagi sfruttatori, monopolisti e speculatori come Alexander Hamilton, Basil Zaharoff/Zenov Metevsky e il loro archetipo, il mostro dantesco Gerione». Fra gli eroi civilizzatori amati da Pound, insieme ad altri non citati – per esempio Thomas Jefferson – manca sicuramente il nome di Benito Mussolini, che fa la sua comparsa varie volte nei Cantos, proprio nelle vesti di una sorta di principe rinascimentale, nemico dell’usura, amante del lavoro e delle arti. A tal proposito bisogna anche ricordare che due canti, il LXXII e LXXIII, furino scritti direttamente in italiano. Essi apparvero su Marina Repubblicana, rivista diretta dal suo amico ammiraglio Ubaldo degli Uberti, il 15 gennaio e il 1 febbraio 1945. Bisognerà tuttavia aspettare un’edizione limitata americana del 1973 e quella italiana, anch’essa limitata, di dieci anni più tardi per vedere i due canti pubblicati oltre i diktat culturali antifascisti. Alla fine, i canti verranno inseriti nella edizione integrale dei Cantos curata da Mary de Rachewiltz per Mondadori nel 1985.
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)