2025-05-03
L’Europa vuol mettere la destra fuorilegge
La leader di Alternative for Germany, Alice Weidel (Ansa)
Dopo Georgescu in Romania, la Le Pen in Francia e Vox in Spagna, nel mirino c’è Afd. In pratica, più gli elettori li bocciano, più gli euroburocrati s’arroccano, trasformando la democrazia in autocrazia. Gli Usa attaccano: «Quella di Berlino è tirannia mascherata».In Romania, alle presidenziali, hanno vietato la candidatura del leader del partito di destra, accusandolo di essere finanziato dai russi. In Francia, Marine Le Pen invece è stata dichiarata ineleggibile per uso distorto dei fondi europei. Mentre in Germania i servizi segreti hanno appena concluso un’indagine a carico di Alternative für Deutschland, giudicando troppo estremista il partito guidato da Alice Weidel, mossa preliminare in vista di una prossima messa fuori legge.In pratica, per mano dei giudici costituzionali a Bucarest, di quelli ordinari a Parigi e ora degli spioni a Berlino, l’Europa democratica sta eliminando le formazioni politiche che - a suo insindacabile giudizio - ritiene antidemocratiche. Non è finita: qualche manovra si registra pure in Polonia, in vista delle prossime presidenziali, con il capo del tribunale costituzionale che accusa il governo di preparare un golpe strisciante per spostare gli equilibri politici del Paese verso la Ue. In Spagna, invece, a finire nel mirino della magistratura ordinaria è Vox, con l’accusa di finanziamenti illeciti, e anche qui ci si può immaginare come finirà.In altre parole, più l’Europa si sposta a destra e più le cosiddette istituzioni, progressiste ed europeiste, si danno da fare per eliminare la destra, dichiarando incandidabili o ineleggibili i suoi leader o addirittura, come si pensa di fare in Germania, estromettendo dalle elezioni il partito di maggioranza. Non oso immaginare che cosa accadrà in Gran Bretagna dove ieri, alle elezioni amministrative, Nigel Farage, populista e di destra, con un movimento euroscettico e sovranista ha trionfato in tutto il Paese. Per Londra si tratta di un vero choc, perché da sempre la scena politica se la dividono conservatori e laburisti, ma la nuova formazione, che cavalca il tema dell’immigrazione, ha scompaginato i giochi, mettendo fine al duopolio politico. Che farà l’establishment composto da giudici e autorità politiche? Dichiarerà ineleggibile oppure mentalmente instabile Farage? O gli chiuderà i conti correnti, come già ha provato a fare in passato? Vedremo ciò che accadrà, tuttavia un fatto sembra chiaro ed è che la classe dirigente della vecchia Europa non ha nessuna intenzione di farsi da parte e soprattutto di mollare il potere. Mentre in tutta la Ue (e anche fuori, come si vede in Inghilterra) cresce l’insoddisfazione nei confronti dei partiti tradizionali e delle loro politiche di accoglienza e green, chi oggi comanda si chiude a riccio, cercando di tenere fuori dalla stanza dei bottoni movimenti che ormai stanno diventando ovunque maggioranza. In Romania, se la Corte costituzionale nominata dal vecchio establishment non avesse estromesso il candidato sgradito, probabilmente Calin Georgescu sarebbe presidente. E se oggi si andasse a votare, senza trucchi e senza averne sentenziato l’ineleggibilità, Le Pen avrebbe serie possibilità di sostituire Emmanuel Macron all’Eliseo. Mentre in Germania è bastato che i moderati della Cdu e i socialisti della Spd facessero un’ammucchiata di governo dopo essersi insultati in campagna elettorale perché Afd salisse nei sondaggi fino a diventare primo partito nel Paese. Non so se sia venuta prima quella che i giornali di sinistra chiamano l’onda nera e poi i muri che i partiti cosiddetti democratici erigono per difendersi dalla marea di destra o viceversa. Tuttavia, sono abbastanza certo che più la classe dirigente insisterà nel frapporre barriere alle richieste legittime degli elettori e più il consenso dei partiti sovranisti crescerà. Infatti, se si continuerà a ignorare la domanda di cambiamento che sale dal basso, le istituzioni che oggi si definiscono democratiche diventeranno minoritarie e sempre meno democratiche. Agitando la bandiera della libertà contro gruppi che ritengono illiberali, quella che consideriamo la culla della civiltà si sta trasformando in un’autocrazia. Il politologo Marco Tarchi si è di recente chiesto se l’Europa non stia dicendo addio alla democrazia, in vista di una «democrazia» riservata esclusivamente a coloro che si autodefiniscono buoni. Altro che governo del popolo, la Ue e i Paesi che ne fanno parte sembrano ogni giorno di più il governo di un’élite. Del resto, se Ursula von der Leyen può aggirare il Parlamento con il piano di riarmo e ignorare il pronunciamento della Commissione giuridica che dichiara illegittimo e antidemocratico il suo comportamento, che altro serve per capire che si va verso un esproprio autoritario del diritto di voto? Chi stabilisce la legittimità di un’opinione politica o di un’elezione? Il governo in carica? Dunque, se non si è d’accordo con il Green deal, con l’accoglienza dei migranti e con misure come quelle adottate durante la pandemia o con la guerra senza fine, si può essere messi fuori legge? Si può invalidare il voto, come fece intendere l’ex commissario Ue Thierry Breton a proposito della Germania? Va da sé che questa non è più democrazia, ma una tirannia che delle costituzioni europee su cui si regge ha conservato solo l’involucro.
Charlie Kirk (Getty Images
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