2024-12-17
Gli Stati contro l’Ue. Slitta la tassa green su trasporti e case
Ursula von der Leyen (Getty Images)
Il Consiglio lavora allo stop delle norme Ets 2 che penalizzano le emissioni. Resta l’incognita dei balzelli su acciaio e alluminio.Qualcosa si muove nella direzione del buon senso. E quindi in senso opposto alle normative strettissime impostate dalla Commissione influenzata dal portatore delle istanze green, Frans Timmermans. I governi Ue, nell’ambito del Consiglio, stanno valutando l’idea di chiedere a Bruxelles un rinvio dell’attuazione del futuro mercato europeo del carbonio, noto come Ets 2, che dal 2027 si dovrebbe applicare a edifici e trasporto su strada. Il possibile rinvio sarebbe finalizzato a dare più tempo agli Stati membri per trovare risorse che possano fare da ammortizzatori sociali per la transizione, considerando che l’entrata in vigore dell’Ets 2 (Emission trading system) «potrebbe aumentare i costi a carico dei produttori ricadendo poi sui consumatori». Non solo. La nuova forma di tassazione per le case e il trasporto su gomma causerebbe anche l’aumento dell’inflazione come la scorsa settimana ha evidenziato la stessa Bankitalia. Nel consueto report di analisi dei dati strutturali dell’economia Via Nazionale si è soffermato proprio sull’Ets2 e sul rimbalzo che per almeno due anni avrebbe causato al costo del denaro. Non solo. Così Bankitalia conferma la denuncia di quei pochi che hanno sempre puntato il dito sugli effetti inflattivi della transizione green. E, implicitamente, chiede di alzare il piede dall’acceleratore per rendere meno complessa la gestione dei tassi. Infatti lo schema Ets 2 implicherebbe uno scarico a valle del rialzo dei prezzi. Parte della revisione del sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue andrebbe dunque a coprire le emissioni di CO2 per gli edifici, il trasporto su strada e in altri settori (principalmente la piccola industria non coperta dall’attuale Ets). Tutte le quote di emissione finirebbero con l’essere messe all’asta e una parte dei ricavi utilizzata per sostenere le famiglie vulnerabili e le microimprese attraverso il Fondo sociale per il clima, che tra il 2026 e il 2032 in teoria dovrebbe mobilitare fino a 86,7 miliardi di euro per i Paesi, di cui quasi 8 destinati all’Italia. L’idea di cui si discute tra le capitali - stando all’alto funzionario Ue citato ieri da alcune agenzie di stampa - sarebbe di rimandare l’avvio del sistema delle aste sulla falsariga di quanto fatto di recente dalla Commissione Ue con il rinvio di un anno dell’attuazione del regolamento contro la deforestazione importata. Mantenendo al 2026 l’avvio del Fondo sociale per il clima, «grazie al rinvio i Paesi potrebbero recuperare maggiori risorse anche tramite la riserva di stabilità del mercato, la Bei e il sistema Ets 1, che copre le industrie ad alto impatto energetico e l’aviazione». Ovviamente la speranza è che il meccanismo venga rivisto in parallelo all’altro grande fardello che si sta per abbattere sull’Ue e che riguarda la produzione di acciaio e alluminio. A maggio 2023 l’Unione europea ha introdotto il meccanismo Cbam (Carbon border adjustment mechanism) per l’applicazione di un prezzo per le emissioni incorporate in alcuni prodotti importati dai paesi extra Ue e ha rivisto e ampliato il sistema Ets (Emission Trading System) per lo scambio di quote di emissioni all’interno della Ue, istituito nel 2003 ed entrato in vigore nel 2005. L’idea assurda sarebbe quella di far assumere all’Ue il ruolo di guida delle politiche climatiche globali per conseguire gli obiettivi dell’accordo Onu di Parigi 2015, favorendo anche un processo di decarbonizzazione nei paesi extra Ue. Questi ultimi, infatti, sarebbero incentivati ad applicare un prezzo delle emissioni simile a quello europeo per ridurre i dazi doganali dell’Ue ovvero ad attuare i miglioramenti tecnologici necessari a livello di impianti per ridurre le emissioni di carbonio. Inutile dire che si tratta di mera teoria che non tiene in considerazione né del mercato dell’acciaio né degli effetti inflattivi causati dai colli di bottiglia. La stessa Confindustria nel 2023 aveva spiegato chiaramente che «il meccanismo presenta diverse criticità relative a tempi, costi, effetti distorsivi, incertezza normativa; inoltre, la sua applicazione è frammentata tra gli stati membri e richiede una forte cooperazione internazionale, anche extra Ue. Tali criticità devono essere monitorate durante il periodo di transizione per evitare conseguenze negative gravi sulla competitività dell’industria europea». Aggiungendo un dettaglio non da poco: «Il principale rischio è che il mercato risponda spostando le operazioni di transhipment dai porti europei a quelli extra Ue, in particolare nel Nord Africa e riportando su strada il traffico marittimo». Il monitoraggio è stato scarso e, a parte l’Italia che ha presentato recentemente un non paper per chiedere la revisione o lo slittamento dell’applicazione del Cbam, nulla si muove. Il risultato è che, se non si lotta contro la normativa, dal 2026 importare acciaio, alluminio e cemento (anch’esso frutto di un sistema al carbonio) diventerà molto più costoso e insostenibile per la nostra economia già schiacciata da altri fattori fiscali e giuslavoristici. Inutile spiegare che a chi produce fuori dal Vecchio Continente non cambierà granché e tanto meno si registrerà un crollo delle emissioni. Bene dunque far slittare l’Ets 2 sui trasporti e le case, ma la batosta vera è in arrivo sull’industria pesante.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.