2025-03-02
L’Ue finge di fare la dura e corteggia Cina e India. Ma sbaglia tutti i calcoli
Nel video, i post fotocopia che i vertici Ue hanno pubblicato su X in sostegno a Zelensky
Oggi un altro velleitario vertice sulla Difesa comune. Per rispondere ai dazi americani Bruxelles punta a Oriente, peccato che Pechino e Nuova Delhi importino pochissimo.Oggi Londra ospita il vertice sulla difesa europea convocato dal premier britannico Keir Starmer, cui parteciperanno una ventina di soggetti. Ai leader di Italia, Francia, Polonia, Spagna, Olanda e Danimarca si uniscono la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e il segretario generale della Nato Mark Rutte. Per la Germania partecipa il cancelliere uscente Olaf Scholz. Il presidente del consiglio italiano Giorgia Meloni avrà anche, prima della riunione, un incontro bilaterale con Starmer, che poi parlerà con i leader dei tre Paesi baltici. Invitati al vertice anche alcuni altri leader europei e la Turchia, oltre al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, di ritorno dagli Usa dopo l’aspro confronto avuto alla Casa Bianca. Il summit, indetto in fretta e furia qualche giorno fa, ha lo scopo di cercare una linea comune su difesa europea e questione ucraina, alla luce del nuovo corso di Washington. Starmer, reduce da una visita a Washington, si è detto favorevole ad aumentare l’impegno britannico nella difesa, annunciando un aumento della spesa di sei miliardi di sterline. Favorevole anche il cancelliere tedesco in pectore, Friedrich Merz, e il ministro degli Esteri uscente Annalena Baerbock, che ieri ha chiesto un «pacchetto finanziario europeo completo» come impegno del vertice Ue straordinario sull’Ucraina che si terrà il prossimo giovedì a Bruxelles. In merito alla riunione Ue della settimana prossima, ieri il primo ministro ungherese Viktor Orbán (non invitato oggi a Londra) con una lettera all’Ue ha chiesto di avviare «colloqui diretti con la Russia su un cessate il fuoco» in Ucraina, minacciando il veto alle conclusioni congiunte del vertice. L’Ue arriva in ordine sparso al summit odierno a Londra, con molta prosopopea e nessuno spessore. Gli atteggiamenti pettoruti mostrati dopo il battibecco tra Zelensky e Trump da diversi leader europei sui social non corrispondono ad una concreta possibilità di incidere su una questione delicata come quella ucraina. Molto cauta, invece, giustamente, si è mostrata Giorgia Meloni, che ha chiesto la convocazione di un incontro tra gli alleati e gli Stati Uniti. L’Ue reclama per sé un ruolo strategico mondiale ma non dispone degli elementi indispensabili a giocare questo ruolo, anzi.Innanzitutto, Bruxelles proclama la necessità di un esercito comune, ma non esiste l’unità politica necessaria alla sua creazione, né esisterebbe una legittimazione democratica. Non vi è una industria integrata europea della difesa, al di là di alcuni pur notevoli campioni nazionali. Vi è poi il limite della spesa pubblica: Standard & Poor’s (che venerdì ha abbassato l’outlook della Francia) ha notato nei giorni scorsi che i due terzi delle spese europee in armamenti sono costituiti da importazioni, per cui il moltiplicatore fiscale della spesa è inferiore a 0,5. Dunque, lo stimolo economico, in queste condizioni, sarebbe limitato. Servirebbero piuttosto investimenti, ma chi decide in cosa investire e come, mettendo d’accordo 27 governi?In corrispondenza al vuoto militare dell’Unione vi è poi quello industriale. Il piano per il rilancio dell’industria europea appena presentato insiste sul Green Deal ed è privo di reali contenuti, confermando la scelta suicida di Bruxelles. Le bozze della strategia per il settore automobilistico, poi, in arrivo il 5 marzo prossimo, non contengono nulla di concreto e neppure la sospensione delle multe da 15 miliardi alle case automobilistiche europee. Infine, mentre distrugge la propria industria, l’Ue, assume una postura di netto contrasto con gli Stati Uniti sul tema dei dazi, proclamando occhio per occhio. Non esattamente il modo migliore per evitare un’escalation e neppure il modo migliore per affrontare uno dei fattori più rilevanti di squilibrio macroeconomico globale, ovvero il surplus commerciale dell’Unione (e della Germania in particolare, che nel 2023 ha accumulato 217 miliardi di avanzo).In cerca di mercati alternativi, l’Ue ha teso la mano alla Cina, con cui intende estendere i legami nei settori del commercio e delle infrastrutture. In più, in questi giorni esponenti dell’Ue erano a Nuova Delhi per negoziare un accordo commerciale con l’India.La Cina è il maggior esportatore mondiale (in surplus anche con la Germania) e la debolezza imposta alla sua domanda interna non favorisce certo le importazioni. L’India ha un Pul pro capite inferiore di 16 volte rispetto a quello dell’Unione, che con il grande Paese asiatico è in deficit per 21 miliardi (la Germania, casualmente, è invece in surplus). Per l’India, l’Ue è il secondo partner commerciale (17,5% dell’export). Si tratta di un’economia fortemente orientata all’export, nella quale tutte le normative ambientali e del lavoro tanto care all’Ue sono assenti o ignorate. L’India è il terzo maggior emettitore mondiale di CO2, davanti all’Ue, e le emissioni indiane aumentano in maniera esponenziale, come quelle cinesi. E come si potrà mai conciliare la direttiva europea Csddd con il sistema delle caste indiano e il lavoro minorile?L’idea che Cina e India possano essere mercati di sbocco dell’export europeo è grottesca e la realizzazione di accordi di libero scambio farebbe dell’Europa terra di conquista asiatica.Il velleitarismo militare, il suicidio industriale e quello commerciale danno la misura della leadership disastrosa che Bruxelles sta esprimendo. Una leadership puntata a darsi un ruolo imperiale che non potrà mai avere.
Jose Mourinho (Getty Images)