2025-06-13
Blocco Euro 5, l’effetto domino scatenato dall’Ue
Prima Bruxelles stabilisce gli obiettivi per migliorare la qualità dell’aria, minacciando sanzioni. Poi gli enti locali scelgono soluzioni drastiche sopra la testa dei cittadini.Molto probabilmente si andrà al rinvio di un anno del blocco delle auto diesel Euro 5. Lo prevede un emendamento della Lega al decreto Infrastrutture che consente anche alle Regioni di reiterare lo stop. Come si è arrivati a tutto questo è una delle storie di ordinaria follia dell’Europa ma soprattutto delle Regioni che hanno voluto essere «più realiste del re» e hanno cercato la strada più breve per mettersi in regola. Tutto ha origine del solito cieco dogmatismo dei «cervelloni» di Bruxelles che per smacchiare l’aria dall’inquinamento hanno stabilito valori limite e obiettivi di qualità dell’aria, lasciando poi a ogni Stato membro le modalità per rispettare questi limiti. Per essere più convincente Bruxelles, con la direttiva sulla qualità dell’aria, ha introdotto anche la mannaia delle procedure d’infrazione fino ad arrivare alla condanna della Corte di Giustizia della Ue, in assenza di misure concrete e tempestive per ridurre l’inquinamento. In parallelo l’Ue ha introdotto una serie di regolamenti per definire i limiti massimi delle emissioni inquinanti che ogni veicolo può produrre per essere omologato e venduto nel mercato europeo. Che sono gli standard Euro 1 e successivi, fino al futuro Euro 7. Queste normative non vietano la circolazione dei veicoli che rientrano in standard Euro precedenti, una volta che sono già sul mercato. Vietano solo l’immatricolazione di nuovi veicoli che non rispettano lo standard più recente. Cosa è accaduto? È accaduto che la classificazione Euro è stata utilizzata dalle amministrazioni locali per identificare i veicoli più inquinanti e applicare restrizioni alla circolazione all’interno di determinate zone urbane o nei periodi di emergenza smog. Quindi non c’è una direttiva europea che vieta la circolazione delle auto vecchie ma ci sono le direttive sulla qualità dell’aria che stabiliscono limiti all’inquinamento, come ci sono gli interventi della Corte di Giustizia europea che impongono il rispetto di tali vincoli e le normative Euro che classificano le auto in base alle emissioni.I blocchi, come gli stop (è il caso delle diesel Euro 5) nascono quindi dall’iniziativa delle Regioni o dei Comuni che decidono il giro di vite nella circolazione, mettendo al bando i veicoli più datati, servendosi della classificazione Euro. Un’operazione fatta a tavolino senza porsi il problema dell’impatto sul portafogli dei consumatori. Le Regioni potrebbero adottare un mix di misure alternative ma preferiscono bloccare i veicoli perché è più facile, immediato e per loro meno costoso. Altre misure richiedono tempi più lunghi, visione e investimenti. Tra queste, spesso discusse, ci sono gli incentivi per la sostituzione del parco auto come i bonus per l’acquisto di veicoli meno inquinanti e il potenziamento del trasporto pubblico. Ma su questi fronti non è stato fatto granché. Sappiamo che il dibattito è aperto ma l’ampliamento della rete di bus e tram impone fondi che le amministrazioni locali spesso preferiscono dirottare su altre voci ci spesa.Tornando allo stop dei diesel Euro 5 bisogna fare un passo indietro al 2020 e al 2022, quando la Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia per la sistematica violazione dei valori limite di inquinamento Pm10 e NO2 (il biossido di azoto), imponendo al governo italiano di adottare misure più efficaci per il miglioramento della qualità dell’aria. Stretto nell’angolo, il governo Draghi nel 2022 non ha trovato niente di meglio da fare che sollecitare le Regioni interessate (soprattutto Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna) ad aggiornare i loro Piani regionali per la qualità dell’aria, introducendo misure più restrittive per ridurre le emissioni. Nessuno si è preoccupato dell’impatto sui cittadini e di quello che avrebbe significato il giro di vite per il mercato dell’auto. Per dare attuazione a queste richieste e per evitare ulteriori sanzioni da parte dell’Ue, è stato emanato il decreto legge 12 settembre 2023, n. 121 (decreto Infrastrutture) che ha formalizzato e reso stringenti le limitazioni alla circolazione per alcune categorie di veicoli, tra cui le auto diesel Euro 5. La soluzione era quella più veloce e dai risultati immediati per dare un segnale a Bruxelles che l’Italia si sarebbe messa in riga e per non rischiare altre procedure d’infrazione. Inizialmente, il blocco per le Euro 5 diesel era previsto per settembre 2023, ma in seguito è stato posticipato al 1° ottobre 2024 e successivamente al 1° ottobre 2025. Ora dovrebbe esserci un altro anno di tempo che potrebbe essere sfruttato per affrontare il problema da un’altra angolatura proprio con un mix di interventi meno impattanti sulle tasche dei cittadini. Si farà qualcosa o si perderà ancora tempo, andando di rinvio in rinvio?In tutto rischiano lo stop 7.609.000 veicoli. Il blocco, secondo una stima di Federcarrozzieri farà decollare i prezzi delle auto usate di un 30-38%. Al tempo stesso ci sarà una svalutazione del parco circolante del 30% con punte del 40% nelle Regioni dove i veicoli sono più vetusti poiché usciranno irrimediabilmente fuori mercato. Ma nel frattempo avremo la consolazione di aver salvato la qualità dell’aria.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità