2024-11-16
Estraneo al processo, ma con i dati in piazza
Enrico Fedocci (Imagoeconomica)
Il giornalista Enrico Fedocci in una vicenda kafkiana: la sua fidanzata, con cui non ha legami giuridici, è in causa con il suo ex. La giudice fa acquisire informazioni sensibili su di lui, finite nel fascicolo e diventate pubbliche. Senza possibilità di difesa.La giustizia è uguale per tutti, bugia qualche volta comica. In questo caso non lo è per un cittadino incensurato, neppure indagato e del tutto ignaro che qualcosa stia accadendo alle sue spalle. Un semplice passante finito nel tritacarne. Tutto questo non avviene in un film ambientato nell’occhiuta Ddr anni ’70 ma nell’Italia del 2024 dove «stato di diritto», «rispetto della privacy», «giustizia giusta» dovrebbero essere pilastri di democrazia, non formule svuotate di significato e utilizzate a orologeria. Lo sconcerto deriva dal fatto che a causare il corto circuito sia quella macchina giudiziaria che dovrebbe rappresentare una garanzia, non un pericolo.È la storia di Enrico Fedocci, giornalista televisivo, che un mattino scopre che i suoi dati sensibili (stato patrimoniale, conto in banca, carte di credito, estratti conto, dichiarazioni dei redditi) sono finiti dentro il fascicolo di un procedimento civile che non lo riguarda. E sono a disposizione di tutti senza che lui possa fare qualcosa per evitarlo. La tempesta perfetta prende corpo al tribunale di Como dove è incardinato il processo di divorzio della sua fidanzata con l’ex marito. Oggetto: poiché c’è un figlio, stabilire chi abbia diritto all’assegno di mantenimento e l’entità del contributo. La giudice emette un’ordinanza all’Agenzia delle entrate, all’Inps e al Centro per l’impiego per ottenere la «situazione lavorativa, previdenziale, reddituale ed economica» di Fedocci anche se quest’ultimo non è legato da alcun vincolo giuridico, non è convivente, né rientra nello stesso stato di famiglia della donna. Ha semplicemente una relazione sentimentale con una signora divorziata e coabita qualche giorno la settimana con lei. Insomma, non ha nulla a che vedere con il procedimento. Lui dovrebbe essere in una botte di ferro, invece scopre che l’estraneità rappresenta il massimo della debolezza: non ha diritto alla difesa, non ha diritto al contraddittorio, non ha diritto di intervenire nel giudizio. E non è neppure informato di quell’accertamento patrimoniale così invasivo, quindi non ha alcuna possibilità di opporsi. Venuto a conoscenza della richiesta in via del tutto informale dalla fidanzata, il giornalista si affida all’avvocato Alessandro d’Arminio Monforte che inoltra una diffida di esibire i dati personali di Fedocci agli enti chiamati in causa. L’atto è ritenuto illegittimo perché «provocherebbe un danno irreparabile poiché il mio cliente non è né parte del procedimento, né terzo»; il legale minaccia di chiedere risarcimento in sede civile e penale per trattamento illecito dei dati e per violazione dei diritti della persona.Nonostante la diffida sul tavolo dell’Agenzia delle entrate i buoi scappano, nel senso che la radiografia patrimoniale e reddituale dell’estraneo Fedocci, richiesta dalla giudice, finisce nel fascicolo a disposizione delle parti in causa, quindi diventa pubblica; il corto circuito giudiziario-amministrativo è compiuto. Con una curiosità: dai file che mettono a nudo i conti del giornalista vengono cancellati i nomi dei funzionari del fisco. In questo caso la privacy funziona. Codici alla mano, un luminare di Diritto privato richiesto di un parere sottolinea che la possibilità del giudice di andare direttamente alla fonte è stata introdotta dalla riforma Cartabia. «Ma l’accertamento deve essere legato al caso specifico. Qui l’anomalia sembra grave: la vicenda non è compatibile con la legge ma soprattutto con la Costituzione. La persona non è indagata penalmente, ha subìto un’indagine patrimoniale invasiva senza avvertimento, l’ha saputo senza notifica. Se fosse stato un imputato avrebbe avuto più garanzie».Colpito dal treno giudiziario in corsa, Fedocci allarga le braccia: «Ora i miei dati sono in mano a estranei, senza consenso e senza che ne fossi a conoscenza. In uno stato di diritto mi sembra folle. Poi ci lamentiamo dei dossieraggi. La giudice mi stupisce; senza neppure avvertire ha ordinato un accertamento patrimoniale invasivo della privacy di una persona che non risulta legata giuridicamente a nessuna delle parti. Inoltre mi colpisce che una donna operi con una mentalità così patriarcale: si guardano i miei redditi per determinare un assegno di mantenimento facendo affidamento sul fatto che poi sia io a mantenere la mia fidanzata che non ha possibilità economiche».Ora si prospetta un ricorso al Garante della privacy, con tutte le difficoltà del caso. Spiega l’avvocato d’Arminio Monforte: «Purtroppo parte dei dati è già finita nel fascicolo telematico del processo civile. Il Garante non ha potere di contrastare l’ordinanza di un giudice, potremmo chiedere l’intervento d’urgenza dell’autorità giudiziaria ma passerebbero dei mesi. Nel frattempo quei dati sensibili sono nella disponibilità di persone che non hanno il diritto di averli. Vittime siamo e vittime restiamo». La giustizia è una prova di forza, diceva Pascal, al di là dei proclami e delle garanzie recitate nei talk show. Fedocci sta provando tutto questo sulla propria pelle ma non ha alcuna intenzione di subire senza reagire. «Sulla base di cose riferite, tutta la mia vita fiscale è nella disponibilità di persone che neppure conosco. L’Agenzia delle entrate ha diffuso i miei dati nonostante una diffida. Le sembra normale? Da giornalista penso che davanti a un comportamento simile non si possa tacere, tutto ciò potrebbe accadere a ciascuno di noi. Non mi fermerò qui, chiederò i danni».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.