2024-12-31
Esposto di Fdi sul flop di Farinetti: «Va fatta chiarezza sugli intrecci»
Marco Lisei: «I giudici indaghino su questa operazione condotta a spese dei contribuenti».In questo periodo Matteo Renzi e i suoi antichi sodali, come Oscar Farinetti, hanno il potere taumaturgico di saldare destra e sinistra in una battaglia che ha come obiettivo quello di fare chiarezza sugli affari realizzati durante il governo dei 1.000 giorni e anche nel periodo immediatamente successivo, quando il fu Rottamatore era ancora alla guida del Pd. Non stiamo parlando solo della norma in fase di approvazione che impedisce ai parlamentari di incassare più di 100.000 euro l’anno da Stati stranieri (un emendamento che Renzi sostiene sia stato ispirato da Giorgia o Arianna Meloni), ma anche della triste vicenda della Disneyland del cibo, la Fabbrica italiana contadina (Fico) di Bologna, immaginata da Farinetti sul presupposto irrealizzabile di 6 milioni di visitatori l’anno («Sei è grossa, sì, sì. Io le ho sempre sparate grosse» ha ammesso divertito in tv l’imprenditore). Un affare su cui ha puntato le telecamere Report, scoprendo che, dopo la chiusura del baraccone per mancanza di turisti, gli investitori (si parla di 180 milioni di fondi raccolti) potrebbero essere risarciti con una grande speculazione edilizia sugli stessi terreni dove è sorta Fico. Un progetto che starebbe avanzando in gran segreto anche con la spinta della politica. Infatti, anche se Farinetti ha negato di aver mai ricevuto contributi pubblici («La città di Bologna non ha mai dato soldi, la Regione non ha mai dato soldi».), in realtà gli era stata concessa un’area di 100.000 metri quadrati valutata 60 milioni di euro e controllata dal Comune.Sul punto Fabio Roversi Monaco, ex rettore dell’università di Bologna ed ex presidente di una banca e di una fondazione che hanno iniettato milioni nel progetto, in tv ha svelato il segreto di Pulcinella, ovvero che Fico è stata realizzata con «la decisiva presenza della politica anche in stretta connessione con strutture collegate ai partiti», ovvero il Pd, come ammesso dallo stesso Roversi Monaco. Per questo, dopo la puntata di Report, scende in campo chi, come Marco Lisei, senatore di Fratelli d’Italia e presidente della commissione parlamentare sul Covid, ha criticato sin dall’origine il progetto: «Finalmente a distanza di tanti anni anche la stampa di sinistra sta aprendo gli occhi su una disastrosa operazione finanziaria, fatta con ingenti risorse pubbliche, il cui fallimento era annunciato e che, pur di evitarlo, le stesse amministrazioni di sinistra che l’hanno sponsorizzata, assieme al circuito economico di potere legato alla sinistra, stanno spendendo ulteriori risorse pubbliche per scongiurarla» ha dichiarato il parlamentare. Che ha ricordato: «Sono stato tra i primi a leggere il progetto economico finanziario negli uffici del Comune di Bologna. Non ne potei neppure fare copia, lo lessi con il dirigente di allora che mi sorvegliava e da subito obbiettai sui numeri del tutto irrealizzabili. Ricordo tuttora la pagina dei documenti delle previsioni. Ci siamo poi battuti in Comune come opposizione per smontare la “bufala” che Farinetti e gli amministratori di sinistra continuano a sostenere di non aver “mai ricevuto un contributo pubblico”, una palese falsità vista la superfice conferita da 60 milioni del Comune. Abbiamo denunciato lo sperpero delle risorse fatto con la navetta e, ora, con la linea rossa del tram, il cui tragitto è stato piegato all’esigenza di far decollare Fico. Adesso Roversi Monaco conferma quanto sapevamo tutti, ossia che ci fu una forte spinta politica del Pd». Lisei, però, non si accontenta delle inchieste giornalistiche e punta a quelle giudiziarie: «Visto che anche la stampa di sinistra si è svegliata, vogliamo che la giustizia indaghi a fondo su questa operazione, un intreccio di finanza rossa e potere, realizzata a spese dei contribuenti, degli investitori, molti anche nazionali come alcune casse previdenziali. Per questo depositeremo un esposto alla Corte dei conti e alla Procura della Repubblica, perché è ora che si indaghi. È ora che si faccia chiarezza».
Il ministro della Famiglia Eugenia Roccella (Ansa)
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