2025-01-05
«Errori insanabili». La Todde in confusione
La Corte d’Appello di Cagliari ha anche allertato la Procura per le «anomalie riscontrate»: la contiana ha persino dimenticato di nominare il mandatario elettorale. E a dicembre ha provato a «sostituire» la sua prima versione. Ora si arrocca con Pd e M5s.Ora è scattata la guerra delle carte bollate ma qualsiasi sia l’esito, il progetto politico è morto e seppellito. Il campo largo vagheggiato dal centrosinistra s’è incagliato nelle scogliere sarde. Il day after di Alessandra Todde, ex deputata m5s eletta presidente della Sardegna a marzo 2024, dichiarata decaduta dalla carica dal collegio di garanzia della Corte d’Appello di Cagliari, non ci sta ad ammainare la bandiera e dichiara battaglia legale. «La notifica della Corte d’Appello è un atto amministrativo che impugnerò nelle sedi opportune». Ma non finisce qui, e incalza: «Non essendo un provvedimento definitivo continuerò serenamente a fare il mio lavoro nell’interesse del popolo sardo». Intanto la Corte d’Appello ha inviato l’ordinanza-ingiunzione al Consiglio regionale «in ordine all’adozione del provvedimento di decadenza». Nell’ordinanza-ingiunzione, firmata dalla presidente del Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d’appello di Cagliari, Gemma Cucca, emergono sette punti nei quali si contesta alla Todde una grave serie di irregolarità nella rendicontazione delle spese elettorali (per un totale dichiarato di 90.629 euro). Non solo: l’ordinanza che la grillina ha annunciato di voler impugnare è stata anche trasmessa alla Procura della Repubblica di Cagliari, perché valuti le «anomalie riscontrate nelle dichiarazioni depositate e l’omesso deposito di una fattura presente nel cassetto fiscale» della Todde. Il riferimento è a una fattura intestata alla candidata che riguarda spese dell’Enel per 153,16 euro del locale di via Sonnino a Cagliari, che la Todde aveva affittato come sede della sua campagna elettorale. Intanto, l’ordinanza ingiunge alla presidente di versare 40.000 euro, a titolo di sanzione amministrativa, all’Agenzia delle entrate entro i prossimi 30 giorni. Tra le contestazioni quella che colpisce di più è la mancata nomina del mandatario elettorale, una dimenticanza da matita blu: si tratta di un adempimento di cui conosce l’importanza qualunque consigliere comunale. Il mandatario, ricordano le toghe, è l’«unico soggetto deputato alla raccolta dei fondi per il finanziamento della campagna elettorale» e, anche nel caso della Todde, «avrebbe dovuto certificare la veridicità del rendiconto» del rendiconto della candidata presidente. Una dimenticanza che le toghe giudicano non sanabile, essendo la campagna conclusa. Nemmeno il deputato con gli stivali Aboubakar Soumahoro, sanzionato come la Todde, era arrivato a tanto e il mandatario, seppur in ritardo, lo aveva nominato. Dalle carte emerge che la dichiarazione di spesa e di rendiconto non sarebbe conforme alla legge regionale 1 del 1994. I moduli presentati dalla presidente erano firmati solo da lei e rendiconto e fonti di finanziamento apparivano sostenuti dal Comitato elettorale del M5s per l’elezione del presidente della Regione Sardegna. Secondo il Collegio elettorale di garanzia, non è chiaro se le spese indicate nei documenti depositati riguardano le spese della candidata presidente o alla campagna elettorale dei candidati alla carica di consigliere sostenuti dal M5s. Dall’estratto conto prodotto emergerebbe che la campagna elettorale è stata finanziata anche da partiti diversi da quello di appartenenza della Todde, in particolare da Pd e Sinistra futura, «snaturando così» per i giudici, «la natura del comitato». Poi viene rilevata l’assenza di un conto corrente dedicato esclusivamente alla raccolta fondi per la campagna elettorale, compito che spetta al mandatario. La politica intanto si è scatenata. Il Pd ribadisce la piena fiducia nella Todde. Per il deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci «se davvero ci fossero inadempienze nella rendicontazione, si tratterebbe di dilettanti allo sbaraglio». E la sensazione di trovarsi davanti a dilettanti allo sbaraglio sorge prepotente laddove nell’ordinanza viene descritto il tentativo un po’ fantozziano della Todde di mettere una pezza alle mancanze contestate dai giudici. I quali annotano: «Nella memoria depositata in data 3 dicembre ha prodotto una dichiarazione nella quale-contrariamente a quanto già specificato nella dichiarazione ricevuta a protocollo il 18 giugno (ove aveva specificato di avere affrontato spese pari ad euro 90.629,98 euro e ricevuto contributi e/o servizi per euro 90.670,01)-ha dichiarato “sul suo onore di non avere sostenuto spese, assunto obbligazioni, né ricevuto contributi e/o servizi, nonché di essersi avvalsa esclusivamente di materiali e mezzi propagandistici predisposti e messi a disposizione del partito o della formazione politica della cui lista ho fatto parte”». La Todde ha chiesto che quest’ultima dichiarazione venisse valutata «non solo integrativa delle precedenti dichiarazioni rese, ma altresì sostitutiva di ogni eventuale dichiarazione e documento alla quale possa essere dato un significato incompatibile con la stessa». In pratica, sei mesi dopo la prima giustificazione delle spese, pretendeva di sbianchettare il passato. Ma per i giudici questa seconda memoria, non può «affatto sanare quanto contestato». Anche perché nel documento di dicembre «non ha fornito chiarimenti in ordine al motivo per cui ella aveva reso la dichiarazione» di giugno, «ma si è limitata a sconfessare quanto precedentemente asserito».
Il corteo contro lo sgombero del Leoncavallo a Milano (Ansa)
Antonio Decaro (Imagoeconomica)