2020-05-29
Era ora, serie A al via il 20 giugno
Dopo un infinito tira e molla, e nonostante Vincenzo Spadafora, il calcio ha un calendario. L'antipasto il 13 con la Coppa Italia. Resta la quarantena con un positivo in squadra.Il 20 giugno ripartirà il calcio italiano: ieri si è svolta la attesissima riunione in videoconferenza tra il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, il presidente della Figc, Gabriele Gravina e tutti i rappresentanti di leghe, calciatori, allenatori e arbitri. Non a caso, al termine del vertice, Spadafora ha raggiunto il premier Giuseppe Conte per un confronto sulla data, che è stata fissata appunto per il 20. Con un antipasto il 13, la Coppa Italia. Prima che iniziasse la riunione, la notizia che tutti attendevano: il Comitato tecnico scientifico della Protezione civile ha dato parere positivo al protocollo di sicurezza elaborato della Federcalcio. Il Cts ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto dalla Figc: resta l'obbligo della quarantena per tutta la squadra, per due settimane, nel caso che un tesserato risulti positivo al coronavirus, ma con la possibilità di proseguire gli allenamenti. La proposta di una «quarantena light» di soli sette giorni, infatti, non ha convinto gli esperti del comitato. «La Serie A», ha annunciato Spadafora, «riparte il 20 giugno. Il mio auspicio è che nella settimana precedente si possa giocare la Coppa Italia. L'Italia sta ripartendo ed è giusto che riparta anche il calcio. E' arrivato l'ok del Comitato tecnico scientifico al protocollo proposto dalla Figc sulla ripartenza del campionato: il Cts», ha aggiunto Spadafora, «ha confermato la necessità imprescindibile della quarantena fiduciaria nel caso in cui un calciatore dovesse risultare positivo al coronavirus, cosa che ovviamente non ci auguriamo». Il ministro Spadafora, da parte sua, ha invitato la Lega di Serie A considerare la possibilità di trasmettere anche alcune gare in chiaro. Problemi da risolvere anche sull'orario delle partite: i calciatori non sono disposti a giocare nel pomeriggio, per le alte temperature. Una convinzione che non trova d'accordo molti esperti, secondo i quali giocare in orari caldi sarebbe la soluzione preferibile, perché costringerebbe gli atleti a tenere ritmi di gioco meno elevati, con conseguente diminuzione del rischio di infortuni muscolari. Il protocollo approvato dal Cts prevede la divisione degli stadi in tre zone: area tecnica, spalti e area esterna. Ciascuna di queste tre aree potrà contenere al massimo 130 persone. Il «momento gara» dura tre ore, tra il prepartita, il match vero e proprio e il dopogara. In campo potranno essere presenti, oltre ai 22 calciatori, 24 riserve e 30 membri dello staff, oltre a un massimo di 6 raccattapalle. Viene rigidamente regolamentato anche il numero di steward e di operatori della sicurezza, oltre che dei giornalisti: ne saranno ammessi al massimo 10 per ogni partita, ai quali va ad aggiungersi il personale necessario per la messa in onda a livello televisivo. Le squadre arriveranno allo stadio a dieci minuti di distanza l'una dall'altra. Niente strette di mano. Per quel che riguarda i giorni di allenamento, staff e calciatori verranno sottoposti a un tampone ogni 4 giorni, anche se, così come per l'obbligo della quarantena, la speranza è che la diminuzione della curva epidemiologica consenta in seguiti di allentare un po' la morsa dei controlli.Prima che iniziasse la riunione con Spadafora, il presidente della Figc, Gravina, ha rilasciato alcune dichiarazioni: «Per me», ha detto Gravina, «è stata una parentesi di grande tristezza, e lo farò presente, constatare che nel mondo del calcio alcuni facciano di tutto per non giocare, convinti che così non pagherebbero alcune mensilità ai propri tesserati. È un gioco perverso quello di una società che non vuole giocare per limitare i danni».
Giancarlo Giorgetti (imagoeconomica)