
Spedito nelle Marche l'ex direttore del Lazio, Fabio Vitale. Anche perché accusato di aver svelato le magagne immobiliari della dg.La riorganizzazione voluta dal presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, ha messo d'accordo chi solitamente si scorna: non è piaciuta a buona parte dei dirigenti dell'istituto, ai sindacati e non avrebbe convinto nemmeno i padrini politici del numero uno dell'ente. In particolare ha colpito la fretta con cui Tridico ha attuato il suo piano, senza attendere l'insediamento del nuovo consiglio d'amministrazione, reintrodotto dal governo gialloblù per chiudere per sempre la stagione dell'uomo solo al comando. E anche se i consiglieri del cda hanno da tempo firmato l'accettazione dell'incarico, sono stati congelati per consentire a Tridico di realizzare la sua rivoluzione, con il probabile avallo del ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo. Tridico, dopo sole tre settimane di selezioni (considerate farlocche dai sindacati), il 12 dicembre ha firmato la determina con l'assegnazione dei nuovi incarichi e domani tutti i dirigenti dovranno prendere possesso del loro nuovo posto di lavoro, anche se già sono pronti diversi ricorsi, che secondo i ben informati potrebbero superare la decina. La cosa più sorprendente, però, è che il potere di proposta delle nomine sia stato lasciato alla direttrice generale, Gabriella Di Michele, di cui a novembre questo giornale aveva svelato le magagne immobiliari. Dopo il nostro scoop, Tridico aveva incaricato l'ispettorato interno di indagare sui lavori di ristrutturazione realizzati a casa della donna da una ditta a libro paga dell'Inps e sotto la direzione di un architetto (che non avrebbe fatturato la prestazione) alle dipendenze dello stesso istituto. Ma, secondo fonti interne all'Inps, il direttore dell'Audit, Gabriele Uselli, avrebbe chiuso l'istruttoria in tempi rapidissimi e accettato le giustificazioni della dg. Sia come sia, il «giudice» della Di Michele, Uselli, è stato promosso all'ambita direzione centrale Pensioni, che gestisce il core business dell'istituto.Mentre la Di Michele ha potuto giocare il suo risiko, è stato, invece, epurato, per uno strano contrappasso, colui che viene sospettato di aver sollevato il caso della ristrutturazione della dg, l'ex direttore del Lazio, Fabio Vitale, inviso ai nuovi vertici forse per le idee troppo sovraniste.Già direttore della Vigilanza Inps, Vitale, che non ha paura di risultare indigesto ai suoi capi, in passato aveva messo sotto inchiesta l'ex dg Massimo Cioffi, costringendolo alle dimissioni. Ma questa inclinazione a denunciare le storture non gli ha portato fortuna: se la Di Michele lo accusa di essere coinvolto nelle rivelazioni sulla sua casa, Tridico lo avrebbe preso di mira per la storia del reddito di cittadinanza erogato all'ex brigatista Federica Saraceni. Sarebbe stato infatti lo stesso Vitale a scoprire che la cinquantenne romana condannata per l'omicidio del professore Massimo D'Antona percepisce da agosto un sussidio di 700 euro. La notizia dopo alcune settimane finì sulle pagine di questo giornale e lo stesso Tridico mise in discussione l'indennità con La Verità. Salvo poi lasciare tutto come prima e spostare, invece, Vitale nelle Marche, pare proprio per il clamore suscitato dalla vicenda Saraceni. Ha destato molta sorpresa anche il declassamento del vicedirettore generale vicario Vincenzo Damato, retrocesso a dirigente dell'area metropolitana di Napoli, nonostante il successo dello sviluppo delle procedure per il reddito di cittadinanza. Evidentemente anche lui è stato considerato troppo ingombrante dalla nuova governance. La lista dei presunti epurati non è terminata: Giovanni Di Monde da direttore del personale è stato esiliato in Lombardia, mentre Giulio Blandamura, ex direttore centrale pianificazione e controllo, è stato spedito in Puglia. Per sfortuna di Tridico molti dei degradati sembrano pronti a dare battaglia codice alla mano. Venerdì sei di loro hanno incontrato un avvocato per preparare i ricorsi e altri si starebbero unendo alla rivolta. A loro giudizio lo spoils system forsennato del presidente, per la sua rilevanza pubblica, avrebbe avuto bisogno di un passaggio dal cda. I ribelli pongono anche il problema della durata del decreto interministeriale che ha conferito pieni poteri a Tridico. Senza contare che diversi dirigenti di prima fascia sono stati scalzati senza tenere conto di preferenze e valutazioni e le loro poltrone sono state occupate da dirigenti di seconda fascia, sebbene la legge distingua i due ruoli. Per esempio hanno fatto lo scatto due ex capi della segreteria della Di Michele, Vincenzo Tedesco e Ferdinando Montaldi, accusato nei mesi scorsi di aver interrogato in modo illegittimo le banche dati sulla posizione fiscale e contributiva dell'ex dg Mauro Nori (poi trombato nella corsa alla presidenza dell'istituto).Nel nuovo organigramma spicca la figura di Vincenzo Caridi, considerato molto vicino al viceministro dell'Economia, Stefano Buffagni. Caridi è il capocordata dei dirigenti ex Inpdap, molto valorizzati dal ticket Tridico-Di Michele e si dice che sia il principale candidato a diventare il vicario della dg, in attesa di lanciare la scalata alla direzione generale. Caridi dovrà gestire l'informatica (prima in mano a Damato) in tandem con un nuovo dirigente assunto dall'esterno, una figura che si sussurra possa provenire dalla fondazione Rousseau. Se così fosse le banche dati dell'Inps finirebbero in mano ai 5 stelle. Diversi colleghi di Caridi contestano la legittimità della sua nomina a dirigente, sostenendo che non avesse i requisiti per partecipare al concorso da dirigente dell'Inpdap: lo avrebbe affrontato dopo soli tre anni di assunzione a tempo determinato nella Pubblica amministrazione, contro i cinque necessari. Ma quella di Caridi non è la sola promozione chiacchierata. Rocco Lauria, condannato penalmente per peculato e sanzionato dal punto di vista disciplinare meno di due anni fa, si è visto assegnare la pesante direzione organizzazione e comunicazione, mentre Rosanna Casella, che ha assunto la direzione del Lazio al posto di Vitale, ha in corso un procedimento penale per falso ideologico legato a una gara d'appalto.Come dicevamo anche i sindacati hanno bocciato la riorganizzazione di Tridico. La Cgil per esempio ha parlato di «autoreferenzialità del vertice politico» e di un rimescolamento di incarichi «non supportato da un'effettiva valutazione di merito dei dirigenti». Per l'Usb «quella di Tridico e Di Michele, più che una rivoluzione, sembra un atto di restaurazione» ed «è probabile che ci sia stato anche qualche regolamento di conti», senza considerare che le funzioni ritenute strategiche sono state affidate a dirigenti che «hanno dimostrato molta vicinanza» a Tridico (sono stati promossi anche il capo della sua segreteria Vito La Monica e il suo portavoce Giuseppe Conte). «Una rotazione selvaggia, ma le competenze?», si è domandata infine la Cida, il sindacato dei dirigenti. Le scelte del presidente e della sua fedelissima Di Michele (che pure di ristrutturazioni dovrebbe intendersi) paiono aver scontentato proprio tutti.
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Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.