2022-11-21
Enrico Montesano: «Nostalgico io? Dovranno scusarsi»
Enrico Montesano (Getty Images)
L’attore cacciato dalla Rai: «Essere linciato non è piacevole, la mia maglietta è stata una distrazione di massa. Ho fatto anni di comizi e feste dell’Unità, ho portato migliaia di voti, assurdo che ora mi diano dello squadrista».Quante se ne dicono di lei, Enrico Montesano, in questi giorni. Roba da perdere il suo consueto sorriso?«Quello mai. Se vuole subito una battuta, è il caso di una maglietta di distrazione di massa. Dopodiché, non ho avuto molti motivi per sorridere, in questi giorni. Il linciaggio mediatico, le assicuro, non è affatto piacevole».Come si sente?«La verità? Offeso e diffamato. Negli anni ho accettato critiche, anche talvolta piuttosto pesanti, per le mie posizioni. Ma darmi del nostalgico del fascismo… no, questa proprio la rispedisco al mittente. Mi devono chiedere scusa». Ha messo di mezzo pure un avvocato.«Sì, Giorgio Assumma. Sta procedendo nella verifica del caso. Ho spento il cellulare per giorni. Questa con lei è la prima intervista che faccio». Non è la prima volta che dicono di lei che è vicino alla destra. Certo, l’unica in cui la associano al Ventennio.«Sono vicino a me stesso, signora mia. Un uomo libero, democratico, rispettoso delle leggi e della Repubblica italiana. Basta informarsi, no?».S’è impegnato anche in politica. «Ho contribuito alla elezione di Rutelli a Roma - ho portato tanti voti - e con il Pds sono pure stato eletto - anche allora presi molti voti - al Parlamento europeo. Dal quale, ricordo a tutti, mi sono dimesso senza aspettare la scadenza che mi avrebbe concesso un vitalizio, che ho rifiutato. Insomma, come si diceva una volta, sono stato un uomo di sinistra». E ora?«Destra e sinistra è roba vecchia. Ora la distinzione è tra chi sta sopra e chi sta sotto, e io sto sotto».Riavvolgiamo il nastro? Nelle prove in palestra di Ballando con le stelle, programma di Rai1, lei si presenta con una maglietta con il simbolo della Decima Mas e la scritta sulla schiena «memento audere semper». C’è chi dice: l’ha fatto apposta. (Ride) «E cosa ci avrei guadagnato? Essere smerdato per giorni e passare per un nostalgico del fascismo? Cretinate». Come è andata? Quella maglietta stava nel suo armadio. «Insieme con quella di Mao e Che Guevara e tante altre, qualcuna del calcio, qualcuna del rugby. L’ho indossata in una sala prove deserta, dove c’eravamo la mia maestra e io».E le telecamere.«In quelle ore sull’ordine del giorno scrissero che le telecamere erano spente. In ogni caso le telecamere dopo 6-7 ore di prove si dimenticano, glielo assicuro. E poi di magliette, vista la fatica, ne cambiavo ogni giorno parecchie, anche per evitare malanni».Quella in particolare, però…«Non ci ho pensato minimamente. Quella maglia si vende da anni nei negozi. Ha uno stemma che si trova pure su vessilli e gagliardetti che sfilano il 2 giugno alla presenza del presidente della Repubblica. Ci sono foto che mostrano Napolitano accanto al simbolo della X Mas, regolare reparto della Marina militare».L’ha comprata lei?«Me l’hanno regalata e l’ho accettata perché conosco la storia. A differenza di molti che mi accusano, che evidentemente la ignorano».La storia della Decima Mas?«Prima guerra mondiale: il comandante Luigi Rizzo, Costanzo Ciano e Gabriele D’Annunzio si cimentano in un’ardimentosa impresa, la cosiddetta “beffa di Buccari”. D’Annunzio poi modificò la sigla Mas - che stava per motoscafo armato silurante - in “memento audere semper”. Ovvero: ricorda di osare sempre».Buccari sta per Bakar, oggi in Croazia.«Febbraio del 1918, i tre si imbarcano su uno di questi piccoli motoscafi, che andavano un po’ a motore a scoppio e un po’ a motore elettrico: mezzi d’assalto veloci. Si avvicinano alla terraferma senza farsi scoprire dagli austriaci. Rompono le reti metalliche di protezione e riescono a colpire una nave nemica. Non un gran danno, ma gli austriaci rimasero sorpresi. E quando la notizia si sparse, l’impresa ridette coraggio alle nostre truppe demoralizzate dopo Caporetto».Eroismo?«Per me quello rappresenta, sì. Il male è negli occhi di chi guarda. Solo chi è in malafede può pensare che stessi pensando ad altro che non solo non mi appartiene, ma che condanno. Vent’anni di feste dell’Unità, dell’Avanti!, di appuntamenti elettorali regionali, provinciali e comunali ad accompagnare deputati. Comizi pure con Occhetto. Bella gratitudine… tutto dimenticato. E ora mi si associa al fascismo? Faccio sommessamente notare che nemmeno D’Annunzio lo era, mai prese la tessera, perché era un socialista. Ma appunto, occorrerebbe conoscere la storia…». Poi la famigerata Decima Mas fu al servizio degli occupanti nazisti, nella seconda guerra mondiale. «Ma il motto e il simbolo sono di 25 anni prima. È un corpo della nostra Marina militare».Tagliamo la testa al toro: un suo giudizio sul fascismo?«Ancora ce n’è bisogno? La mia storia parla chiaro. Senta: il fascismo è morto, il comunismo è morto e noi non stiamo tanto bene».Pensa di aver compiuto una leggerezza?«Forse. Però faccio notare che persino l’amato presidente Ciampi, combattente per la giustizia e la libertà, fece sfilare i cosiddetti “maiali”, ovvero i mezzi d’assalto subacquei della X Mas. Lo sa che esiste un reparto militare della Marina, premiato dalla medaglia d’oro, che si chiama X Flottiglia Mas? E che sul sito del ministero della Difesa si dedica spazio alle gesta del reparto?».Si sta giustificando?«E di cosa? Non ho commesso alcun reato. Non mi devo giustificare di niente! Perché avrei dovuto pensare che la maglietta è un tabù quando è regolarmente esposta e venduta e c’è qualcuno che in tv ha detto persino “ics” Mas tanto è ignorante?».L’ha indossata durante le prove, e poi si è vista nel filmato mandato in onda durante la puntata, in prima serata nel sabato sera di Rai1.«Saranno stati quattro o cinque fotogrammi, niente di più. Mi chiedo perché li abbiano lasciati e non siano stati tagliati in montaggio visto che pensano siano così orribili e da censurare. O perché ad esempio non abbiano oscurato il logo, visto che se indossi qualche marchio subito te lo nascondono con adesivi perché non si veda in tv. Sono molto attenti a tutto, bravissimi, coloro che lavorano per il programma».La sera stessa nemmeno un tweet ha notato nelle scene la sua maglietta. Vi hanno visto in più di 3,8 milioni di spettatori.«Nulla di nulla fino al mattino dopo. Nessuno si accorge».Il giorno successivo, la maglietta viene evidenziata sui social da Selvaggia Lucarelli. Giudice del programma.«Succede questo, sì, ma non commenterò nel merito. Le frasi dette sabato sera in diretta sono rivelatrici».Come ha saputo dell’espulsione dalla gara della trasmissione?«Dopo tre giorni mi è arrivata una lettera dalla società di produzione Ballandi. La modalità è stata brutale. Non c’è stato alcun incontro o dialogo civile, non c’è stato un atteggiamento democratico e aperto. Mi spiace, avrei potuto dire la mia come ora a lei. La decisione della Rai è stata frettolosa, mi sembra evidente, ma spero che si renderanno conto che c’è il “non logo” a procedere. Non è un reato indossare quella maglietta. Lei possiede l’elenco delle t-shirt politicamente corrette e di quelle proibite?».Chi ha compiuto la scelta?«Non so e non mi interessa molto nemmeno questo. Non do la colpa a nessuno. So solo che non mi è stato dato neppure modo di esprimermi. Pensi che ho telefonato all’Anpi per chiedere di dialogare, e di chiarire l’equivoco. Abbiamo inviato una mail e nessuno ci ha risposto. Cosa che almeno per educazione…».L’altro giorno poi «fonti Rai» hanno riferito all’Ansa che in sala prove lei ha anche fatto il saluto romano, riferendosi esplicitamente al simbolo e al motto riportati sulla sua maglietta. «Questa è il massimo! Risibile! Assurdo. Alessandra Tripoli, la mia maestra di ballo, ha già smentito. È accaduto esattamente il contrario di quello che vogliono far passare: io scherzavo durante le prove, era un passo di danza che terminava con il braccio alzato, ma ho detto ad Alessandra: “No, questo meglio che non lo facciamo, potrebbe essere equivocato”. E ho chiuso il pugno. Il video mostra chiaramente che le cose sono andate come dico io».Tra l’altro in gara stava andando bene, era arrivato pure in testa.«Le gare non mi piacciono e il punteggio manco lo ricordo. Mi interessava semplicemente portare la mia professionalità e l’amore per il teatro e la cultura su quel palco televisivo. Sarà che ballavo bene, ad aver dato fastidio? È molto faticoso imparare i passi di danza. Se avessero aspettato qualche puntata, sarei forse uscito per malanni articolari. Ho 77 anni».Pensa forse che volessero colpire proprio lei? Con i pensieri espressi durante la pandemia, su vaccini e pensiero unico, di nemici se ne è fatti molti.«Guardi, io non lo so. Ma è possibile! Sono un uomo libero e per questo un personaggio scomodo. Oggi c’è pure la caccia ai fascisti presunti. E forse qualche guerra interna dentro la Rai, mi viene da pensare…».Un misto tra «purché se ne parli» e una mossa politica quindi? «Voglio soltanto la mia immagine ripulita da tutta questa spazzatura. Ho accettato di partecipare a Ballando pur se non amo le gare, anche come gesto di pacificazione, per superare le divisioni del passato, voltare pagina. L’ho anche detto in diretta. Volevo pure riabbracciare il mio pubblico, cosa che stava accadendo. Ma in questo Paese siamo sempre ai guelfi e ghibellini, Montecchi e Capuleti. Per fortuna tanta gente che mi conosce e che mi vuol bene mi esprime solidarietà». Dovesse dare un giudizio sintetico su questa vicenda?«Dico che se uno mette la maglia della sua squadra di calcio non è un calciatore, se mette la maglia di Batman non è un supereroe, se mette quella con su Rocco Siffredi non è un superdotato. Traete voi le conclusioni».
Maria Rita Parsi (Imagoeconomica)
La sede di Bankitalia. Nel riquadro, Claudio Borghi (Imagoeconomica)