
Migliora il rapporto patrimonio-debito. Chiusi importanti accordi con il Regno Unito. Maxi scoperta in Namibia.Eni ha chiuso i primi tre mesi del 2025 superando il consensus degli analisti con un utile netto rettificato di 1,41 miliardi di euro, registrando un calo dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2024. L’utile netto è stato di 1,17 miliardi di euro, con una diminuzione del 3%. L’utile operativo proforma rettificato è stato di 3,68 miliardi di euro, anch’esso in calo dell’11%.«I solidi risultati del primo trimestre 2025 sono sostenuti dai migliorati fondamentali economico-finanziari della società», ha detto Claudio Descalzi, ad di Eni. «Sono il frutto della costante esecuzione della nostra strategia, nonostante l’incerto contesto macroeconomico», ha precisato il numero uno del gruppo. «Nel primo trimestre Eni ha conseguito su base adjusted 3,7 miliardi di utile operativo proforma, 1,4 di utile netto e 3,4 di flusso di cassa operativo in grado di coprire gli investimenti lordi di 1,9 miliardi e la distribuzione di cassa agli azionisti. Questi risultati insieme agli incassi della gestione del portafoglio ci consentono di ridurre il rapporto di leva al livello storicamente minimo di 0,12». Inoltre, Eni ha annunciato di aver perfezionato la chiusura finanziaria degli accordi con il dipartimento per la sicurezza energetica e net zero (Desnz) del Regno Unito relativi al progetto Liverpool Bay Ccs, tramite il quale il cane a sei zampe si occupa delle attività di trasporto e stoccaggio di anidride carbonica all’interno del consorzio industriale HyNet. La chiusura finanziaria degli accordi avviene in seguito allo stanziamento complessivo di fondi da parte del governo del Regno Unito per un importo di 21,7 miliardi di sterline. «Il nostro “piano per il Cambiamento” sta funzionando, avevamo promesso di creare posti di lavoro e crescita e ora lo stiamo facendo. Le pale sono pronte per iniziare i lavori, sostenendo oltre 2.000 nuovi posti di lavoro e supportandone migliaia di altri, trasformando la vita delle persone che lavorano duramente», ha commentato il primo ministro inglese Keir Starmer.Eni ha anche confermato i risultati preliminari dopo l’importante scoperta del pozzo Capricornus 1-X, situato nel bacino dell’Orange in Namibia, come comunicato dall’operatore Rhino Resources. Secondo il comunicato, la perforazione del pozzo, iniziata il 17 febbraio con l’impianto di perforazione Noble Venturer, ha raggiunto la profondità finale il 2 aprile, penetrando con successo il livello target del Cretaceo inferiore. Il titolo ieri ha aperto in positivo intorno al 3% e ha chiuso le contrattazioni in aumento del 2,11% a 12,69 euro.
Emmanuel Macron (Ansa)
Per la prima volta nella storia, quasi l’intera Assemblea francese ha bocciato la legge finanziaria. C’è la concreta possibilità di arrivare a una sorta di proroga che costerebbe 11 miliardi. Nelle stesse ore Moody’s migliorava il giudizio sul debito italiano.
C’era una volta l’Italia pecora nera dell’Europa. Era il tempo in cui Parigi e Berlino si ergevano a garanti della stabilità economica europea, arrivando al punto di condizionare la vita di un governo e «consigliare» un cambio della guardia a Palazzo Chigi (come fu la staffetta tra Berlusconi e Monti con lo spread ai massimi). Sembra preistoria se si guarda alla situazione attuale con la premier Giorgia Meloni che riceve l’endorsement di organi di stampa, come l’Economist, anni luce distante ideologicamente dal centro destra e mai tenero con l’Italia e, più recente, la promozione delle agenzie di rating.
Greta Thunberg (Ansa)
Greta Thunberg prosegue il suo tour da attivista, tingendo di verde il Canal Grande per denunciare un presunto «ecocidio», consapevole che nessun magistrato si muoverà per lei. Luca Zaia tuona: «Sono gesti che rovinano Venezia, necessari interventi».
Se c’è di mezzo Greta Thunberg e il vandalismo viene fatto passare come «grido di dolore» per il pianeta Terra «distrutto dall’uomo», i magistrati tacciono. Forse le toghe condividono lo scempio operato ancora una volta nelle nostre città tingendo di rosso o di verde la Laguna di Venezia, fiumi, laghetti, torrenti.
Giorgia Meloni (Getty)
Oggi vertice a Ginevra tra Ucraina, Stati Uniti e Unione sui punti della pace con Mosca. Troppi soldi e morti: si doveva siglare prima.
È il 1.368° giorno di guerra in Ucraina. Dopo quasi quattro anni dall’invasione della Russia, è il momento cruciale. Pace, ultima chiamata; o finirà adesso questa carneficina o non ci saranno più strade da percorrere. A scrivere le condizioni Stati Uniti e Russia; Unione europea messa con le spalle al muro. Come sempre. Né l’Ucraina, né i Paesi dell’Ue sono stati consultati. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, insieme al primo ministro britannico Keir Starmer, al presidente francese Emmanuel Macron e al cancelliere tedesco Friedrich Merz, concordano sulla necessità di un «piano alternativo». Merz aggiunge: «Tutti i membri del G20 devono assumersi le proprie responsabilità, non solo per interessi economici». Ma Donald Trump schiaccia Zelensky alle corde.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Kiev compenserà le perdite con le garanzie di sicurezza; gli Usa possono dividere Cina e Russia; Mosca sogna di riprendere fiato; il Vecchio continente potenzierà l’industria.
Analisi costi/benefici del piano statunitense per la cessazione del conflitto in Ucraina: viene tentata una valutazione dal punto di vista/interesse degli attori coinvolti, cioè Stati Uniti, Russia, Ucraina, Ue e Regno Unito e Cina. Tecnicamente appare prematuro tentare questo tipo di analisi, ma c’è un dato che la orienta: gli europei rilevanti dell’Unione e il Regno Unito hanno dichiarato che il piano americano è una «base» per arrivare a una pace equilibrata. L’Ucraina, nei giorni scorsi, aveva già dichiarato la volontà di discutere con l’America, ma senza respingere a priori un piano che appariva sbilanciato per eccesso di penalizzazione dell’Ucraina stessa.






