
Dopo aver impartito lezioni di obbedienza al capo della Chiesa, Schlein e Conte calpestano l’ultimo volere del gesuita in difesa della vita. Pd e 5 stelle combattono infatti la legge Roccella, che apre alle adozioni. Ipocrisie in embrione. O embrioni di ipocrisia. Com’è che diceva, cara Elly Schlein? Che dal Papa bisogna imparare soprattutto la «coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa»? Di che cos’è che accusava il centrodestra al governo? Di «non ascoltare i messaggi» di Francesco? Sbaglio, o diceva così solo due giorni fa? E lei, caro Giuseppe Conte, non tuonava forse contro lo «scomposto teatro dell’ipocrisia» davanti alla bara del Santo Padre? Non diceva che «troppi continuano a ignorare le parole del pontefice»? Scusatemi, Elly e Giuseppe: non eravate forse voi a farvi paladini della fedeltà all’insegnamento di Bergoglio? Non eravate voi a proclamarvi autentici custodi del suo pensiero contro i tanti voltagabbana? Ebbene, allora dovete spiegarci una cosa: com’è che avete deciso di tradire le ultime volontà del Papa? Con che coraggio avete scelto di calpestare, deliberatamente e senza ritegno, proprio ciò che ha detto in punto di morte?Giovedì 24 aprile, in una lunga intervista al Corriere della Sera, il professor Sergio Alfieri, primario del Gemelli, chirurgo del Papa e coordinatore dell’équipe di medici che lo ha seguito durante l’ultimo ricovero, ha detto che Francesco aveva molto a cuore gli embrioni congelati. Tanto da parlarne molto spesso negli ultimi tempi. «Sono vita», diceva il pontefice, «non possiamo consentire che siano utilizzati per la sperimentazione oppure che vadano persi. Sarebbe omicidio». Si tratta, com’è noto, dei poco meno di 4.000 embrioni che dal 2011, cioè da quando in Italia fu vietato il loro uso attraverso la legge sulla procreazione assistita, vengono crioconservati (e ufficialmente abbandonati) nei vari centri sparsi per l’Italia. Da anni ci si interroga su cosa farne. C’è chi vorrebbe buttarli. C’è chi vorrebbe usarli per la sperimentazione. Il Papa diceva: né l’una né l’altra. Quelli sono una forma di vita. Dobbiamo salvarli. Secondo il professor Alfieri, Francesco aveva così a cuore la sorte degli embrioni che non si limitava a parlarne, ma si è adoperato fino all’ultimo per trovare una soluzione. Stava infatti «valutando con il ministero della Salute, tra le varie opzioni, il modo per concederli in adozione». Ma purtroppo «non c’è stato tempo perché il Papa potesse rendere esecutiva la sua decisione». Proprio per questo il medico dice che cercherà in tutti i modi di proseguire sulla strada tracciata, insieme «con il ministro della Salute» e «spero con il Vaticano», perché «così voleva il Papa». Perché quello era il «suo desiderio». Chiaro, no? Che ne dite Elly e Giuseppi?Mi piacerebbe sentire la vostra voce perché ieri, venerdì 25 aprile, sulla Stampa è stato pubblicato un articolo in cui si dice che il governo, in effetti, sta lavorando proprio sul progetto che voleva il Papa, cioè una legge per evitare che gli embrioni vadano distrutti e dunque per «assimilare l’adozione di un embrione a quello di un bambino». La conferma arriva dal ministro della Famiglia, Eugenia Roccella. Si tratta proprio del provvedimento di cui Francesco parlava negli ultimi giorni di vita, il «suo desiderio», che purtroppo «non c’è stato tempo» di realizzare. Di fronte a ciò ci si potrebbe immaginare che voi, principi della coerenza, voi, autoproclamati paladini della fedeltà agli insegnamenti papali, voi, fieri avversari dell’ipocrisia attorno alla santa bara, siate lì in prima linea per fare in modo che l’ultimo desiderio di Francesco si possa realizzare. E invece? Sorpresa: la Stampa titola: «Scontro aperto sulla proposta Roccella». Prima riga: «No alle adozioni di embrioni congelati». E chi è a dire no? Chi è ad aprire lo scontro? Chi è che calpesta l’ultima volontà del Papa? Toh, guarda: Pd e M5s. I vostri partiti, cari Elly Schlein e Giuseppe Conte. Voi che accusavate gli altri di tradire il Papa. E che invece siete i primi a tradirlo proprio sulle sue ultime volontà.«Gli embrioni congelati non possono essere adottati perché per legge possono essere adottati solo i bambini in stato di abbandono e non le cellule», dice Filomena Gallo, dell’associazione Coscioni. Si capisce: guai ad «attribuire personalità giuridica alle cellule», c’è il rischio che poi si debba considerare la vita come vita per davvero. E la senatrice Cecilia D’Elia (Pd), senza nemmeno aver letto il testo, si adegua subito. Mentre la deputata Gilda Sportello (M5s) annuncia battaglia: «Respingiamo con forza questa possibilità. Contrasteremo in ogni modo quello che rappresenta un vero e proprio attacco per le donne». Toh, guarda (bis): per una settimana Pd e M5s ci hanno dato lezioni su come interpretare autenticamente le parole del Papa. E ora scopriamo che per loro Francesco era un Papa che voleva attaccare le donne… Però, ecco, magari ci siamo sbagliati. Magari voi, Elly e Giuseppe, volete stupirci. Magari volete darci una vera prova di coerenza. Magari volete dimostrare che avete davvero imparato la lezione del Papa che «faceva ciò che diceva», come avete tromboneggiato in Parlamento. Magari volete rispettare sul serio le sue ultime volontà. Nel caso avete la possibilità di farlo: dite che siete d’accordo con la legge del governo sull’adozione degli embrioni e appoggiatela in Parlamento, così come avrebbe voluto papa Francesco. Ditelo subito. E fatelo subito dopo. Altrimenti tutte le vostre parole di questi giorni si dimostreranno per quello che sono: falsità svolazzanti nella fiera dei quaquaraquà. Ipocrisie in embrione o embrioni di ipocrisia. Quelli sì, da togliere dal congelatore e buttare per sempre.
Lucetta Scaraffia (Ansa)
In questo clima di violenza a cui la sinistra si ispira, le studiose Concia e Scaraffia scrivono un libro ostile al pensiero dominante. Nel paradosso woke, il movimento, nato per difendere i diritti delle donne finisce per teorizzare la scomparsa delle medesime.
A uno sguardo superficiale, viene da pensare che il bilancio non sia positivo, anzi. Le lotte femministe per la dignità e l’eguaglianza tramontano nei patetici casi delle attiviste da social pronte a ribadire luoghi comuni in video salvo poi dedicarsi a offendere e minacciare a telecamere spente. Si spengono, queste lotte antiche, nella sottomissione all’ideologia trans, con riviste patinate che sbattono in copertina maschi biologici appellandoli «donne dell’anno». Il femminismo sembra divenuto una caricatura, nella migliore delle ipotesi, o una forma di intolleranza particolarmente violenta nella peggiore. Ecco perché sul tema era necessaria una riflessione profonda come quella portata avanti nel volume Quel che resta del femminismo, curato per Liberilibri da Anna Paola Concia e Lucetta Scaraffia. È un libro ostile alla corrente e al pensiero dominante, che scardina i concetti preconfezionati e procede tetragono, armato del coraggio della verità. Che cosa resta, oggi, delle lotte femministe?
Federica Picchi (Ansa)
Il sottosegretario di Fratelli d’Italia è stato sfiduciato per aver condiviso un post della Casa Bianca sull’eccesso di vaccinazioni nei bimbi. Più che la reazione dei compagni, stupiscono i 20 voti a favore tra azzurri e leghisti.
Al Pirellone martedì pomeriggio è andata in scena una vergognosa farsa. Per aver condiviso a settembre, nelle storie di Instagram (che dopo 24 ore spariscono), un video della Casa Bianca di pochi minuti, è stata sfiduciata la sottosegretaria allo Sport Federica Picchi, in quota Fratelli d’Italia. A far sobbalzare lorsignori consiglieri non è stato il proclama terroristico di un lupo solitario o una sequela di insulti al governo della Lombardia, bensì una riflessione del presidente americano Donald Trump sull’eccessiva somministrazione di vaccini ai bambini piccoli. Nessuno, peraltro, ha visto quel video ripostato da Picchi, come hanno confermato gli stessi eletti al Pirellone, eppure è stata montata ad arte la storia grottesca di un Consiglio regionale vilipeso e infangato.
Jannik Sinner (Ansa)
Alle Atp Finals di Torino, in programma dal 9 al 16 novembre, il campione in carica Jannik Sinner trova Zverev, Shelton e uno tra Musetti e Auger-Aliassime. Nel gruppo opposto Alcaraz e Djokovic: il duello per il numero 1 mondiale passa dall'Inalpi Arena.
Il 24enne di Sesto Pusteria, campione in carica e in corsa per chiudere l’anno da numero 1 al mondo, è stato inserito nel gruppo Bjorn Borg insieme ad Alexander Zverev, Ben Shelton e uno tra Felix Auger-Aliassime e Lorenzo Musetti. Il toscano, infatti, saprà soltanto dopo l’Atp 250 di Atene - in corso in questi giorni in Grecia - se riuscirà a strappare l’ultimo pass utile per entrare nel tabellone principale o se resterà la prima riserva.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Negli anni Dieci del secolo XX il fisiologo triestino Amedeo Herlitzka sperimentò a Torino le prime apparecchiature per l'addestramento dei piloti, simulando da terra le condizioni del volo.
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Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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