2021-12-21
Accordo col Vaticano per il ritrovamento di Emanuela Orlandi. Interrogato Capaldo
L’ex aggiunto di Roma ha negato l’esistenza di registrazioni sui colloqui con gli 007 della Chiesa: «Nessuna pista utile».Alle 16,30 di ieri l’ex procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo è stato sentito dai magistrati della Dda capitolina sulla storia dei colloqui riservati con il capo della Gendarmeria vaticana Domenico Giani e con il suo vice Costanzo Alessandrini, entrambi ora congedati. Al centro di quelle riunioni ci sarebbero state le rinvigorite indagini sulla sparizione della quindicenne Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno del 1983. Infatti l’allontanamento della giovane, figlia di un impiegato della Santa Sede, nel 2008 era stata collegata da Sabrina Minardi, fidanzata di uno dei boss della banda della Magliana, Renato De Pedis, alla malavita organizzata e a loschi affari dentro al Vaticano. I media avevano ripreso a occuparsi del caso nel 2011 dopo l’uscita del libro Mia sorella Emanuela di Pietro Orlandi. Da Oltretevere cercarono, contattando Capaldo, di trovare il modo di non essere travolti dalle polemiche legate alle nuove notizie. Per questo provarono a ottenere dalla Procura un’accelerazione dello spostamento di De Pedis dalla tomba nella basilica di Sant’Apollinare, dove era sepolto, visto che, non trattandosi di territorio vaticano, gli inquirenti potevano agire autonomamente senza bisogno di rogatorie. Ma Capaldo provò a usare quell’argomento come leva per ottenere nuove informazioni che consentissero di ritrovare la Orlandi o almeno i suoi resti.Di questi colloqui, avvenuti nel gennaio del 2012, nella stanza del procuratore di Roma e a cui parteciparono Capaldo, Giani, Alessandrini e la pm Simona Maisto, non si era parlato sino al novembre scorso, quando sono stati svelati per la prima volta dall’ex aggiunto in occasione della presentazione del suo secondo noir, La ragazza scomparsa, che, in modo romanzato, racconta la storia dell’inchiesta conclusasi con l’archiviazione nel 2015.Capaldo è stato convocato dai pm Stefano Luciani e Maria Teresa Gerace. Il fascicolo, iscritto a modello 45, cioè senza ipotesi di reato né indagati, era stato innescato dall’istanza presentata dall’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, la quale aveva chiesto al Csm «l’apertura di una pratica presso la competente Prima commissione al fine di verificare l’esistenza e il reale contenuto dei colloqui in questione» e «in caso positivo di accertare le responsabilità disciplinari di tutti i magistrati titolari del procedimento penale relativo alla scomparsa di Emanuela Orlandi per la mancata verbalizzazione dei predetti colloqui». Il Csm, che non ha più nessuna competenza su Capaldo, magistrato in pensione, ha trasferito l’istanza alla Procura di Roma, che ha rapidamente aperto un fascicolo, il numero 12610, per poter sentire il magistrato-scrittore. Ovviamente se gli inquirenti accerteranno dei reati, come l’omissione di atti d’ufficio per la mancata verbalizzazione dei colloqui, il fascicolo dovrà essere trasferito a Perugia competente per gli illeciti commessi dai magistrati capitolini.Ieri i pm hanno chiesto a Capaldo di ricostruire quegli incontri. L’ex procuratore aggiunto ha confermato che, come già rivelato dalla Verità, era presente, oltre ai gendarmi, anche la collega Maisto, che per questo dovrebbe essere presto sentita. Anche Giani e Alessandrini potranno essere convocati.I magistrati hanno anche domandato se esistano registrazioni di quei «bilaterali» Italia-Vaticano e il testimone ha risposto di no. Allora i pm, dimostrando di conoscere quasi a memoria l’intervista rilasciata da Capaldo nella trasmissione Atlantide, hanno rimproverato all’ex collega di non aver risposto alla stessa maniera al conduttore, ma di essere rimasto volutamente evasivo per vendere più copie del libro. Un commento che ha evidenziato un certo pregiudizio. In tv Capaldo non ha risposto neanche ad altre domande, come quella su chi fossero gli «emissari» vaticani e se ci fosse qualcun altro presente agli incontri. Il testimone ha anche spiegato di non aver ritenuto di verbalizzare, scelta condivisa con la collega Maisto, gli abboccamenti, non ritenendoli utili dal punto di vista processuale o comunque investigativo. Si sarebbe trattato di colloqui molto generici da cui aveva tratto sensazioni più utili per un romanzo che per un’inchiesta. Del resto, anche se inizialmente aveva avuto l’impressione di poter ottenere dai suoi interlocutori informazioni utili per il ritrovamento del corpo della ragazza, in Procura non sono mai arrivate notizie utili. Luciani e la Gerace hanno chiesto se di quei rendez-vous Capaldo avesse lasciato traccia in un’agenda o se gli appuntamenti fossero stati presi dai carabinieri che lavorano nel Palazzo di giustizia. I pm hanno chiesto anche quando e perché Giani avesse preso contatto con l’ex aggiunto. Capaldo ha risposto a tutte le domande e ha anche ricordato che il capo della Gendarmeria gli aveva riferito che di quei meeting a Piazzale Clodio erano informati il segretario di Stato Tarcisio Bertone e il segretario di Benedetto XVI Georg Ganswein.
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