2021-11-11
Dal sondaggio sulle azioni in vendita alle ironie sul comunismo: tutte le follie social di Musk
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Il sorprendente dualismo dell'imprenditore sudafricano tra le ardite operazioni a Wall Street e l'attività sui social. Dal paragone tra i Pokemon e il comunismo ai classici del pensiero conservatore tedesco dei primi anni del ventesimo secolo.Elon Musk ha venduto circa 1,1 miliardi di dollari in azioni Tesla Inc.E, sin qui, si tratta di una notizia certo importante, ma comunque di un interesse limitato agli appassionati di Borsa. È però interessante, perché dà il tono del personaggio, il contesto in cui è avvenuta l'operazione. Musk aveva infatti annunciato lo scorso fine settimana di voler vendere il 10% delle sue azioni di fronte all'ipotesi, in discussione al Senato statunitense, che venga introdotta una tassa sugli utili non realizzati. Sabato, il magnate aveva condotto un sondaggio sul suo account Twitter per vedere se doveva procedere: il quesito ha raccolto il «voto» di 3.519.252 utenti, il 57,9% dei quali si è detto favorevole alla vendita. Lunedì, all'apertura di Wall Street, lo stock era crollato, scendendo fino al 7,2%. Le azioni sono state quindi vendute da Musk a un prezzo molto inferiore a quello che avrebbero avuto se l'operazione fosse stata portata a termine prima del «sondaggio». Nel frattempo, tuttavia, Musk ha esercitato un diritto di stock options, comprando 2,1 milioni di azioni. Le azioni sono state pagate 6,2 dollari l'una, quando il loro valore di mercato supera i mille dollari, garantendo all'imprenditore un guadagno del 99,4%. Il pacchetto azionario pagato 14 milioni di dollari vale infatti, ai prezzi correnti, 2,4 miliardi di dollari. I documenti fiscali hanno del resto mostrato come parte delle vendite sia stata fatta sulla base di un piano stipulato a settembre, e parte per adempiere ad alcuni obblighi fiscali, anche questi previsti da tempo. Si tratta comunque di un comportamento a dir poco inusuale, per un milionario di questo calibro. Chi abbia familiarità con il profilo Twitter di Musk, seguito da 63,3 milioni di follower, sa, tuttavia, che di ordinario e «istituzionale» vi si trova ben poco. L' imprenditore sudafricano, al contrario, spesso si comporta on line come un ragazzino smanettone. Qualche giorno fa, per dire, ha pubblicato una foto del generale Zod, Ursa e Non, i tre kriptoniani ribelli del primo film di Superman, spacciandoli per una band anni Ottanta e sostenendo di avere tutti i loro album. Qualche tempo prima aveva pubblicato un meme su un astronatuta che, giunto sulla Luna, vi trovava un drakkar vichingo arenato: «Vichinghi? Veramente? Oh, andiamo...», esclamava l'astronauta, deluso per essere stato preceduto. E così via. Ma non ci sono solo battute e ironie di questo tipo. Qualche giorno fa, per esempio, Musk ha scritto: «Quasi finito Nelle tempeste d'acciaio, di Jünger. Intenso. Ottimo libro». Che un uomo della sua posizione e con il suo background si metta a leggere un classico della letteratura di guerra novecentesca è davvero singolare. Ancora di più lo è il fatto che lo comunichi pubblicamente, ignorando (o forse no?) che Jünger, in quanto pensatore della Rivoluzione conservatrice tedesca, è generalmente sgradito alla cultura democratica e liberal. A voler dare a questo incontro culturale forse più importanza di quanta non ne abbia in realtà, si potrebbe tuttavia pensare che, nel racconto eroico e allucinato della Grande Guerra, vista come «mobilitazione totale» delle energie della tecnica, Musk abbia potuto trovare una qualche ispirazione per i suoi progetti più visionari. O forse è solo il primo libro che gli è stato suggerito dall'algoritmo di Amazon e l'ha comprato e letto come un banale racconto di guerra. Chissà. Sempre recentemente, e sempre su Twitter, Musk ha invece ironizzato sulla sinistra con un altro meme. Paragonando Call of Duty, i Pokemon e il comunismo, il meme postato da Musk spiegava che nel videogioco sparatutto il target di partenza erano i giovani adulti, mentre il pubblico attuale è composto da bambini, per i Pokemon il target di partenza erano i bambini ma oggi sono seguiti da giovani adulti, mentre per il comunismo il target di partenza erano gli operai e il pubblico di riferimento attuale sono giovani attiviste con i capelli rosa. Una critica senza peli sulla lingua all'attivismo woke. Tutto questo in mezzo a tweet imperscrutabili, come «erotic democracy >> sclerotic democracy», o quello secondo cui «la musica pop ha la sindrome di Stoccolma in senso sia letterale che figurato». Insomma, un personaggio che, se lo si volesse giudicare solo dai social, sembra sempre in bilico tra il genio e il cialtrone. A volerlo giudicare solo dalle sue fortune – e ammesso e non concesso che quello sia un parametro esaustivo – il responso sarebbe invece molto più netto: con un patrimonio personale stimato in 281 miliardi di dollari, Musk è una delle persone più ricche al mondo e Tesla è la casa di produzione automobilistica di maggior valore in assoluto: circa mille miliardi di dollari.