2023-03-11
La Schlein spacca tutto, ricreazione finita
Elly Schlein (Getty Images)
Non è più il tempo degli slogan ed è arrivato quello della realpolitik, a cominciare dall’invio di armi in Ucraina. Elly Schlein si è già normalizzata, passando da una posizione critica al «ma anche». Domani a Roma l’assemblea nazionale dei dem la incoronerà.«Le armi che manda in Ucraina la Meloni sono in bianco e nero, quelle che manda la Schlein sono colorate di rosa: questa è la differenza tra le due»: parola di Marco Rizzo, comunista doc, ora leader di Democrazia sovrana popolare insieme a Francesco Toscano, che inquadra con una battuta delle sue la prospettiva che si apre davanti alla nuova segretaria del Pd. Domani a Roma l’assemblea nazionale incoronerà Elly Schlein alla guida dei dem: l’operazione di maquillage propagandistico che sta portando avanti la nuova segretaria ha l’obiettivo di recuperare al M5s guidato da Guseppe Conte qualche punticino nei sondaggi. Qualche flebile segnale di crescita viene già registrato nelle intenzioni di voto, ma si tratta, per quel che riguarda la sinistra, di movimenti a saldo zero: quello che guadagna il Pd, lo perde Conte, che a sua volta aveva rosicchiato favori a Letta. «Sulle questioni fondamentali», aggiunge Rizzo, «ovvero politica economica e politica estera, la Schlein altro non è che la fotocopia della Meloni, con in più il manifesto di Sanremo. La Schlein si propone come fautrice di una politica schiacciata sull’atlantismo e sul liberismo. La sinistra dei diritti sociali, la sinistra del lavoro, non potrà mai essere rappresentata da lei. Detto ciò, finalmente si risolve un equivoco», aggiunge Rizzo, «con la sinistra radicale durato 30 anni: hanno definitivamente sostituito i diritti sociali con i diritti civili. Si occupano più di Lgbtq di immigrati, di politicamente corretto, che di lavoro».Difficile dare torto a Rizzo, considerato che il manifesto del Pd targato Elly sembra in realtà assai lontano dalle esigenze delle famiglie e delle imprese. «Abbiamo approvato una linea», ha detto la Schlein a La7, «che dice che diritti sociali e civili sono inscindibili. Le persone discriminate per i diritti civili fanno più fatica a lavorare, a fare impresa, a pagare le tasse. Sono assolutamente favorevole al matrimonio egualitario. Si dice: love is love», ha aggiunto la Schlein, «sono favorevole all’adozione e a riconoscere i diritti delle famiglie omogenitoriali». Ieri, intanto la Schlein ha incontrato la Commissaria europea per l’Uguaglianza, Helena Dalli, in visita istituzionale a Roma. L’incontro si è svolto presso la sede della Rappresentanza della Commissione europea, ed è stato, fanno sapere dal Nazareno, anche l’occasione per salutare il Commissario europeo per gli Affari economici, Paolo Gentiloni, e Rosy Bindi (tutto fa brodo).»Ringrazio la commissaria Dalli», ha commentato la Schlein, «per questo momento di approfondimento su temi che stanno molto a cuore a tutte e tutti noi, come il contrasto alle diseguaglianze di genere e a ad ogni forma di discriminazione. A lei ho confermato l’impegno del Pd sui temi dell’uguaglianza e dei diritti delle persone, in Italia e in Europa. Mi ha fatto anche molto piacere poter salutare Rosy Bindi e Paolo Gentiloni, verso cui nutro profonda stima».La Schlein si prepara a cambiare i due capigruppo: a quanto apprende La Verità, al Senato Simona Malpezzi lascerà il posto a Francesco Boccia, mentre alla Camera per la successione a Debora Serracchiani sono in lizza Chiara Gribaudo, Chiara Braga e, udite udite, Nicola Zingaretti. Si attendono anche interventi a livello locale: tanto per fare un esempio, la Schlein dovrebbe commissariare il partito in Campania, fino ad oggi saldamente nelle mani di Vincenzo De Luca, che sostenendo Stefano Bonaccini si è messo contro la nuova leader: al posto della designata leader regionale, Rosetta D’Amelio, fedelissima del presidente della Regione, potrebbe arrivare Giuseppe Provenzano. Una ipotesi che sta già facendo fibrillare i dirigenti locali: «Sarebbe il colpo di grazia», dice alla Verità un big campano del Pd.Il rischio è questo, e non solo in Campania, che pure è uno dei (pochi) territori nei quali il Pd ha ancora qualche serbatoio di elettori: se la Schlein dovesse fare l’asso pigliatutto, spazzando via tutti i «bonacciniani», per accontentare i capicorrente che l’hanno sostenuta, da Andrea Orlando a Dario Franceschini, il malcontento che già serpeggia nell’area più moderata dei dem potrebbe trasformarsi in una valanga. «Si va verso una gestione unitaria», dice alla Verità un sostenitore di primissimo piano di Bonaccini, ma il confine tra speranza e previsione...In ogni caso, la sensazione è che la Schlein si sia già «normalizzata»: del resto il Pd, ricordiamolo sempre, è un partito che ormai da anni non esprime una linea politica ma riesce a raccogliere consensi solo e soltanto perché, essendo stato quasi sempre al potere, può contare su un certo gruzzolo di voti pescati nel bacino dei consulenti, degli assunti nelle società partecipate, delle truppe cammellate che devono qualche favore a sindaci e assessori. Certo, c’è anche chi ci crede ancora, c’è anche chi si sente di appartenere a un partito di sinistra, e non è un caso se la Schlein ha capovolto i pronostici sconfiggendo alle primarie il favorito Bonaccini. Il problema è che anche per lei è finito il tempo degli slogan ed è arrivato quello della realpolitik: esempio plastico le giravolte sull’invio di armi in Ucraina, con la Schlein passata da una posizione critica a una strategia basata sul «ma anche»: «È giusto», ha detto la Schlein a La7, «sostenere il popolo ucraino aggredito nel suo diritto a difendersi. C’è la necessità di un protagonismo europeo. Lo dico anche da pacifista . Sono in buona compagnia, lo hanno detto Prodi e il Papa: non si può considerare criminale chi chiede uno sforzo per far finire il conflitto». Traduzione: il Pd continuerà sulla linea ultrainterventista di Enrico Letta, con tanti saluti agli illusi che hanno creduto in un cambio di strategia.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/elly-schlein-rocca-fontana-2659582883.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="sei-donne-nella-giunta-fontana-bis-conferma-di-bertolaso-al-welfare" data-post-id="2659582883" data-published-at="1678527036" data-use-pagination="False"> Sei donne nella giunta Fontana bis. Conferma di Bertolaso al Welfare Attilio Fontana (Ansa) Il presidente Attilio Fontana ha presentato la nuova giunta della Lombardia, con una compagine di Fratelli d’Italia molto più nutrita che nella scorsa formazione, dove aveva un solo assessore, che rispecchia il successo elettorale del partito di Giorgia Meloni, primo in Regione. Lunedì la prima riunione della squadra. Fdi incamera sette assessorati, compreso il vicepresidente Marco Alparone; cinque alla Lega, due a Forza Italia e due alla Lista Fontana. Le donne sono sei su venti. Fontana terrà la delega alle Olimpiadi e conferma il «tecnico» Guido Bertolaso al Welfare. Il partito della Meloni porta a casa il Bilancio con Alparone; l’Agricoltura con Alessandro Beduschi; la Cultura con Francesca Caruso; il Turismo con Barbara Mazzali; la Casa con Paolo Franco; la Sicurezza con la conferma di Romano La Russa, che sarà anche capo delegazione del partito in giunta, mentre l’ex capogruppo di Fdi in Consiglio regionale, Franco Lucente, va ai Trasporti. Nella Lega molte le conferme: Guido Guidesi allo Sviluppo economico, Massimo Sertori alla Montagna, Claudia Terzi a Infrastrutture e opere pubbliche, Elena Lucchini a Famiglia e solidarietà sociale. New entry è Alessandro Fermi, ex vicepresidente del Consiglio regionale, che si occuperà di Università, ricerca e innovazione. Per Fi a ricoprire le deleghe di Istruzione, formazione e lavoro, e di Territorio e sistemi verdi saranno, rispettivamente, Simona Tironi e Gianluca Comazzi, che libera così un posto in Consiglio per Giulio Gallera. Per la Lista Fontana, oltre Bertolaso, entra in giunta Giorgio Maione come assessore all’Ambiente e clima. A chiudere, i quattro sottosegretari: Lara Magoni di Fdi a Sport e giovani; Raffaele Cattaneo di Noi moderati alle Relazioni internazionali ed europee; Mauro Piazza della Lega all’Autonomia e rapporti con il Consiglio regionale e Ruggero Invernizzi di Forza Italia a Controlli, patrimonio e digitalizzazione. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/elly-schlein-rocca-fontana-2659582883.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="rocca-limature-agli-ultimi-nomi-per-disinnescare-la-grana-rifiuti" data-post-id="2659582883" data-published-at="1678527036" data-use-pagination="False"> Rocca, limature agli ultimi nomi per disinnescare la grana Rifiuti Francesco Rocca (Ansa) Ultimi dettagli per definire la squadra del neogovernatore del Lazio, Francesco Rocca, che verosimilmente sarà annunciata oggi (ma c’è tempo fino a domani). Lunedì alle 11 prima seduta della XII legislatura del Consiglio regionale alla Pisana. Ore frenetiche, dunque, tra gli alleati di centrodestra per trovare la quadra sulla giunta. Fermo restando che Rocca terrà la delega alla Sanità, lo schema vede sei assessorati per Fratelli d’Italia più la presidenza del Consiglio regionale, due assessorati per Forza Italia e due per la Lega. In entrambi i casi le deleghe saranno assegnate a un uomo e una donna per chiudere il cerchio attorno alla rappresentanza di genere che prevede quattro nomine femminili su 10 assessorati. Rispetto allo schema prefigurato sarebbero in corso «limature» sui nomi da incasellare. Uno dei nodi più discussi è la delega «Rifiuti», che Forza Italia vorrebbe sull’Ambiente mentre Fdi la vorrebbe tenere per sé. Per Fratelli d’Italia l’ipotesi più accreditata per la vicepresidenza della Regione è il nome di Roberta Angelilli alla quale verrebbe affidata anche la delega allo Sviluppo economico; Giancarlo Righini si occuperebbe di Bilancio; Fabrizio Ghera di Trasporti; Massimiliano Maselli di Lavori pubblici; Elena Palazzo di Sport; Giancarlo Tagliaferri di Politiche sociali. Per quanto riguarda la presidenza del Consiglio regionale, circola il nome di Antonello Aurigemma (Fdi), ma potrebbero spuntarla gli azzurri o il Carroccio per avere un ruolo di maggiore rappresentatività. Se dovesse essere confermato Aurigemma, i vicepresidenti alla Pisana sarebbero Pino Cangemi (Lega) e un nome indicato dall’opposizione. In pole per l’Ambiente, ci sarebbe Giuseppe Schiboni (Forza Italia); per la Scuola, Maria Spena o Luisa Regimenti. La Lega prenderebbe l’assessorato alla Cultura con Pasquale Cicciarelli, mentre all’europarlamentare Anna Cinzia Bonfrisco andrebbe il Turismo.
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Rod Dreher (Getty Images)