2025-06-29
Elly Schlein, la leader da compitino con slogan da social
Elly Schlein (Imagoeconomica)
La segretaria del Pd è insapore e inconsistente come i fiocchi di latte ma, a differenza del cibo ipocalorico, non serve a mantenere la linea (del partito). Regina della supercazzola, la caratterizza la pesantezza. Tranne quando balla sui carri del Pride con Zan.Cognome e nome: Schlein Elena Ethel. Aka - conosciuta anche come - Elly. Ovvero: l’imprevista. Come da titolo del suo dialogo con Susanna Turco: L’Imprevista. Un’altra visione del futuro (Feltrinelli, 2024). La stessa Turco che il 7 settembre 2020 sull’Espresso l’aveva ritratta così: «Giovane, intelligente, fluente (?), densa di passione e di studio, trasuda talmente tanta sostanza da rovesciare tutte le ortodossie». Un picconamento in piena regola, eh?«Non ci hanno visto arrivare», gongolò Schlein nel suo primo discorso da leader del Pd dopo la vittoria alle primarie (tra il plauso di pupari e cacicchi: Enrico Letta, Dario Franceschini, Andrea Orlando, Nicola Zingaretti), frase peraltro non sua ma della femminista Lisa Levenstein.Il suo avvento non era però sfuggito a quello scostumato del professor Marco Gervasoni.Che davanti alla copertina che l’Espresso le aveva dedicato - Il coraggio di dire no, sottotitolo: Femminista. Ambientalista. Progressista - sbottò: «Ma che è, n'omo?».Dal sito gay.it dell’11 settembre 2020: «Offese a Schlein dal misogino Gervasoni. Il docente di Storia contemporanea all’Università degli studi del Molise l’ha gratuitamente insultata».Come replicò l’interessata? Con una battuta?Non sia mai: «Il vero obiettivo dell’attacco al corpo della donna sono le idee, il pensiero che quella donna prova a esprimere». E poi via, con la supercazzola: «Educazione alle differenze», «disuguaglianze», «disagio», «discriminazioni di genere», «tensioni che dividono la comunità».L’insostenibile pesant-elly dell’essere.Tranne quando si «annaca» sui carri allegorici (si fa per dire) Lgbtqia+, ballando Maracaibo con Alessandro Zan.«È ambigua e pasticciona, lo dico da sempre», così, più spiccio, il politologo Gianfranco Pasquino al Foglio del 12 marzo 2025.Elly. La risposta cosmopolita a «Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre», eccetera.Ha infatti due nomi, tre passaporti (è italosvizzerastatunitense), è «di sinistra, e ha amato uomini e donne».No, non il programma di Maria De Filippi: proprio le persone in carne e ossa.Così certificato da «La Bussola» di Corriere.it il 27 febbraio 2023.Sulla base della sua intervista da neo vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, il 13 febbraio 2023, ospite in tv a L’assedio di Daria Bignardi (cioè Le invasioni barbariche rifilate a Nove): «Non parlo mai della mia vita privata, sono molto riservata ma farò un’eccezione: ho avuto diverse relazioni in passato, ho amato molti uomini e ho amato molte donne. In questo momento sto con una ragazza e sono felice». Sfrac-elly amorosi. La sua ascesa inizia nel 2010, a Bologna, impegnata nelle elezioni degli student-elly, quindi tra Sinistra Universitaria e Giurisprudenza democratica.Se ne va in dissenso con la linea verticistica del movimento.Fonda un’altra associazione, Progrè, in cui è coinvolto Pippo Civati, «con cui ho mosso i primi passi in politica».Senza cattiveria: non un gran mentore. Un desaparecido che il 23 giugno ha spiegato al Fatto Quotidiano, con toni crepuscolari, di essersi «bruciato perché ho avuto la sfortuna di vivere il decennio in cui il centrosinistra si è dato martellate sui coglioni, dal jobs act in giù».Il jobs act, lascito mefitico di Matteo Renzi, cui dovevano rimediare i recenti referendum.In vista dei quali Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato, già coordinatore della mozione Schlein alle primarie, si è inventato il quorum che porta il suo nome (come da sbertucciamento di Luciano Capone sul Foglio): «Giorgia Meloni ha preso alle elezioni 12,3 milioni di voti. Se al referendum andassero a votare 12,4 milioni di persone, sarebbe un avviso di sfratto alla presidente del Consiglio», conteggiando ogni votante come pro-centrosinistra. Una mistificazione della democrazia.Peccato che i dati, per l’equilibrato Stefano Folli su Repubblica del 10 giugno, costituiscano «uno smacco su cui il centrosinistra dovrà interrogarsi non poco», invece di trastullarsi con voli pindarici su «i 13 milioni di voti a sostegno del sì da trasferire sul terreno politico come base della vittoria prossima ventura». Quella stucchevole situation comedy che è la politica italiana, piaccia o non piaccia, è ferma alle politiche del 2022. Ultima supermedia dei sondaggi, 27 giugno, dal sito di YouTrend: Fratelli d’Italia al 30,3%, Pd al 22,6%.Nel 2022, nelle urne, Fdi 25,98%, Pd 19,04%. Quindi: quasi 7 punti (6,94) di distacco erano, quasi 8 (7,7) sono.Non basta.Il centrodestra non è mai stato così avanti: 48,7% (contro il 30,5% del trio Pd/Avs/+Europa, il 12,2 del M5S e il 5,2% del Terzo Polino: Azione e Italia Viva). Schlein - capo di un partito da cui era uscita nel 2015, in polemica con Renzi, e in cui era rientrata a dicembre 2022 per farsi votare, Pd che, dalla sua nascita nel 2007, ne ha già tumulati 9, tra segretari e reggenti - appare dunque non la cura, bensì l’ennesimo sintomo della narcolessia politica in cui versa il Pd.Del resto, è l’unico partito-condominio che dopo aver fatto votare gli iscritti-residenti sul nome del nuovo segretario-amministratore, fa ripetere la consultazione allargandola anche a chi iscritto non è, i passanti inquilini in un altro stabile. «Un tratto caratteristico del modello di partito del Pd è l’assenza di confini organizzativi tra il «dentro» e il «fuori» e la debolezza degli incentivi che possano motivare l’adesione» ha rilevato Antonio Floridia sulla rivista Il Mulino nel 2023, riprendendo categorie usate da Angelo Panebianco nel suo Modelli di partito (Il Mulino, 1982). Quindi: «Perché mai iscriversi al Pd se le regole affidano l’elezione del segretario a una platea mutevole e indistinta di elettori, in gran parte senza alcun legame organizzativo con il partito stesso?». Le primarie non si faranno neppure per decidere la leadership della coalizione alle prossime elezioni, il campo largo dei sinistr-elly. «A tempo debito ne ragioneremo» ha svicolato in modo sibillino «Giuseppi» Conte nell’intervista a Maurizio Belpietro dell’altro ieri.Schlein non unisce, ma comanda.Con il suo inner circle.Non convoca la segreteria del partito da febbraio, ha rilevato Daniela Preziosi su Domani, e a gestire il partito «è un direttorio informale di stretta fiducia della segreteria, i cui membri si contano sul palmo della mano». Proprio a febbraio, il 9, Elly si vantò con il Corriere della Sera: «Il Pd è il partito che discute di più, fa congressi veri, riunisce gli organi» (nel frattempo devono essere stati espiantati, chissà).«Il Pd è e deve essere plurale, ma non deve più perdere la chiarezza delle posizioni che assume».La chiarezza, giusto.«Lei ha detto, a proposito di Lampedusa, che è la dimostrazione del fallimento delle politiche di esternalizzazione del governo. Ma chi la capisce se parla così?» l’ha redarguita, con un immaginario frustino in mano, Lilli «De Sade» Gruber a Otto e mezzo su La7.Elly non è che non si applica: è che fa quello che può.Il compitino.Con slogan buoni per i social, «Meloni, lei è una presidente del coniglio» (roba forte, nevvero?). O interventi spot cui non si dà seguito. 19 febbraio: «Giornalisti e attivisti italiani sono stati spiati con lo spyware Graphite, utilizzato esclusivamente da organi dello Stato. È preciso dovere del governo fare chiarezza e dirci chi spiava queste persone e per quale motivo». Poi il silenzio, mentre nella rete degli intercettati finiva pure quel «rompicoglioni» a 360 gradi che è il creatore di Dagospia Roberto D’Agostino.Elly è come il formaggio Jocca: fiocchi di latte ipocalorici, ottimi per mantenere la linea (in senso lato), ma quanto a consistenza e sapore...Savino Pezzotta, commentando (criticamente) la nomina di Luigi Sbarra - come lui, un ex segretario della Cisl - a sottosegretario con delega sul Sud nel governo di Giorgia Meloni, ha detto la sua sul Pd di oggi.Dopo aver spiegato di essere andato a votare ai referendum per disciplina sindacale, «ma non ero d’accordo, Maurizio Landini non è stato attento», Pezzotta, galantuomo bergamasco, ha intonato il de profundis per Schlein e sodali.«Sono iscritto al Pd solo perché c’è questo governo. Ma non mi convince. Il Pd manca di carisma, di capacità, di coinvolgimento. Non ho ancora capito quale disegno generale abbia in mente». Il fatto è, ha concluso, che «non l’ha capito ancora nessuno».Tranquillo: quando torna dalla trasferta in Ungheria pro Gay Pride, forse ce lo spiega.Sbarcata al Nazareno, Schlein dichiarò che, avendo lavorato come volontaria alle due campagne per l’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca, aveva imparato una cosa: «Le aspettative molto alte sono un’arma a doppio taglio, da un lato ti danno slancio, ma è anche facile deluderle». Quanto abbia fatto tesoro di questa lezione, o se piuttosto ne sia rimasta vittima, giudichino i miei sette lettori.Perché il rischio è che Elly passi alla storia solo per aver fatto scoprire agli italiani una categoria di lavoratori ignota ai più: gli armocromisti.
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».