
Si sono tenute oggi le elezioni presidenziali in Ciad: parliamo di una tornata elettorale che potrebbe rivelarsi cruciale, visto l’incremento dell’instabilità politica nell’intera regione del Sahel. Lo scontro è fondamentalmente tra il presidente di transizione, Mahamat Deby, e il premier, Succès Masra. Quest’ultimo è il principale leader dell’opposizione e, fino a un anno fa, si trovava in esilio. È successivamente tornato nel Paese e, dopo aver stretto un accordo con Deby, ha assunto la carica che ricopre attualmente lo scorso gennaio. A correre ci sono altri otto candidati, mentre – secondo il New York Times – a due leader dell’opposizione è stato impedito di scendere in campo per presunte irregolarità. Se nessuno dei contendenti riuscirà a conquistare la maggioranza assoluta dei voti al primo turno, si terrà un ballottaggio il prossimo 22 giugno. Come che sia, ci vorrà circa una settimana per conoscere i risultati della tornata elettorale odierna. La maggior parte degli analisti è comunque convinta che Deby riuscirà a vincere senza eccessive difficoltà, anche perché si registrano dubbi sul corretto e trasparente svolgimento del processo elettorale. Spalleggiato dai militari, l'attuale presidente di transizione è salito al potere tre anni fa, a seguito della morte di suo padre, Idriss Deby, che aveva governato il Paese per trent’anni. Tale successione è stata considerata da molti alla stregua di un golpe. Eppure, la Francia ha difeso Deby. Emmanuel Macron vede infatti nell’attuale presidente un alleato cruciale per mantenere in piedi la traballante influenza di Parigi sul Sahel: non va d'altronde trascurato che, negli ultimi due anni e mezzo, Mali, Burkina Faso e Niger hanno raffreddato i rapporti con l’Eliseo, inserendosi progressivamente nell’orbita di Mosca. Addirittura, lo scorso settembre, questi tre Paesi hanno siglato un patto di sicurezza, che prevede l’assistenza militare reciproca, in quello che è stato un vero e proprio schiaffo alla Francia e al G5 Sahel. Secondo Rfi, Parigi, dal canto suo, mantiene ancora circa un migliaio di soldati in Ciad.Eppure, anche qui l’influenza occidentale sta iniziando a traballare. Mercoledì scorso, la Cnn ha riportato che gli Stati Uniti hanno ritirato quasi tutti i propri cento militari presenti nel Paese su richiesta dello stesso governo di N'Djamena. Ad aprile dell’anno scorso, il Washington Post rivelò che, secondo l’intelligence statunitense, il Wagner Group stava reclutando e addestrando dei ribelli per abbattere l’attuale governo del Ciad. Documenti, citati dal quotidiano d’Oltreatlantico, parlarono di uno «sforzo del gruppo paramilitare russo Wagner a febbraio per reclutare ribelli ciadiani e stabilire un sito di addestramento per 300 combattenti nella vicina Repubblica Centrafricana come parte di un complotto in evoluzione volto a rovesciare il governo del Ciad». Insomma, la situazione resta in bilico. Per questo, le elezioni presidenziali di oggi vanno attentamente monitorate. Il Ciad potrebbe rivelarsi il nuovo tassello pronto a cadere del preoccupante effetto domino, innescatosi negli ultimi anni. Un ulteriore aumento dell'instabilità nel Sahel potrebbe creare nuovi problemi al fianco meridionale della Nato.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






