2023-10-16
Cara Basile, pensava di essere unica ma lei è la conformista del «dissenso»
Elena Basile (Imagoeconomica)
Cara Elena Basile, cara ex ambasciatrice che non è mai stata ambasciatrice, caro nuovo fenomeno del carosello tv, le scrivo questa cartolina per esprimerle la mia solidarietà, dopo gli attacchi che ha ricevuto negli ultimi giorni. Capisco infatti che il compito che si è assunta è improbo: già non è facile rappresentare «l’unica voce del dissenso» autoassegnandosi in diretta tv l’ambito titolo. Figuriamoci poi quando la medesima voce del (presunto) dissenso la stanno esprimendo decine e decine di altre persone, su ogni giornali e ogni tv. Ricordo, per dire, che il dissenso al tempo del Covid veniva oscurato dappertutto. Non aveva diritto di parola. Chi parlava veniva richiamato e/o sospeso. Lei a quel tempo era a Bruxelles, accomodata all’ambasciata, e sosteneva tutti gli obblighi e il lockdown decisi dal governo. Ora invece vorrebbe rappresentare l’unica voce del (presunto) dissenso nel sostegno alla causa palestinese, e di conseguenza ad Hamas, e viene invitata in tutte le tv. Ma c’è un problema: non si è accorta che le tv, oltre che le piazze, sono piene di gente che la pensa come lei.Come fa a essere l’«unica voce del dissenso» fra mille voci che la pensano allo stesso modo? Beh, sappiamo che a lei nessuna impresa è impossibile. E per questo le scriviamo pieni di ammirazione: la sua mitica frase infatti è stata pronunciata durante la trasmissione di Corrado Formigli, bravissimo giornalista e persona intellettualmente onesta, ma con una visione del mondo, diciamo, non proprio filo israeliana. Infatti la puntata che ha messo in piedi l’altro giorno rigurgitava di simpatia filo palestinese e filo islamica al punto di lasciare parlare a ruota libera quel Davide Piccardo, volto simbolo dei musulmani italiani, che nel 2014 quando fu attaccata la sinagoga di Parigi commentò: «È finita la pacchia». Come faceva lei, cara Basile, a distinguersi? Semplice: ignorando la realtà. Infatti si è proclamata «unica voce del dissenso» e ha abbandonato lo studio. Un colpo di genio. Uno show.Qualche giorno prima, da Lilli Gruber, aveva fatto venire un colpo apoplettico a Paolo Mieli e Aldo Cazzullo lamentandosi per la scarsità di ostaggi americani. «Troppo pochi, ce ne volevano di più», ha detto, questa volta in vero dissenso ma dal cervello. E così tutti hanno cominciato a compulsare la sua biografia. Lo facciamo anche noi: Elena Basile, nata a Napoli, carriera diplomatica tra Madagascar, Canada, Ungheria e Portogallo, infine capo missione in Svezia e Belgio (ma senza mai la nomina ad ambasciatrice), viene definita nei corridoi della Farnesina piena di «risentimento per una carriera non in linea con il talento autopercepito». Appassionata di scrittura, firma da tempo sul Fatto con lo pseudonimo di Ipazia, e a tempo perso si dedica ai romanzi. Ne ha già scritti cinque. Quello che le è più caro, In famiglia, si apre con un prologo «non ho risposte» e si chiude con un epilogo «non ho domande». Ma se non ha risposte e non ha domande, che cosa le resta? Ovvio: la voce del dissenso, che è così forte da travalicare il senso del ridicolo. In una intervista disse che per scrivere romanzi si ispira a un profumo. Per andare in tv, invece, evidentemente le basta respirare un po’ della solita monnezza.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.