2025-05-06
L’effetto Simion scuote la Romania. Si dimette il premier socialista
Il sovranista ottiene il 41% dei voti, il doppio di quelli presi a novembre da Georgescu, poi eliminato dai giudici Il 18 maggio. Ballottaggio con Dan, sindaco della capitale, che già chiama in soccorso «chi crede nell’Unione».Salvini: «Arrestare un candidato è da regime». Fidanza (Fdi): «Al secondo turno il voto sia libero». Le Pen: «Un boomerang per Ursula». Freddi il Ppe e Forza Italia.Lo speciale contiene due articoli.Chi l’ha detta meglio è probabilmente Marine Le Pen che, esclusa – almeno per ora – dalla competizione elettorale per iniziativa dei magistrati in Francia, scrive su X: «La Romania ha appena regalato alla signora Ursula von der Leyen un bel boomerang». Il giorno dopo del primo turno delle presidenziali a Bucarest è tristissimo per Bruxelles e agitatissimo nell’immenso Palatul Parlamentului, sede della politica rumena, il secondo palazzo più grande al mondo in stile sovietico. Si è dimesso il primo ministro Marcel Ciolacu, socialdemocratico, che è stato sfiduciato dal suo partito dopo la durissima sconfitta che la fu maggioranza di governo (Psd, Partito liberale e partito filo ungherese) ha subìto al primo turno delle presidenziali domenica con il trionfo del candidato di destra George Simion (Aur, unione dei rumeni). A scrutinio ancora aperto uno degli esponenti di punta del Psd Robert Sighiartau, aveva liquidato il premier: «È evidente che ci deve essere un governo senza Marcel Ciolacu, poiché egli non ha più alcuna legittimità». Dopo una serie di vertici ieri pomeriggio Ciolacu si è recato dal presidente della Repubblica ad interim Ilie Bolojan e ha rassegnato le dimissioni con tutti i ministri socialdemocratici, che restano in carica per l’ordinaria amministrazione per i prossimi 45 giorni, quando si dovrà nominare un nuovo governo. Con tutta probabilità a nominarlo sarà George Simion visto che il ballottaggio per il presidente della Repubblica si terrà il 18 maggio. E, quasi una nemesi, presidente del Consiglio sarà allora quel Calin Georgescu che al primo turno delle presidenziali del novembre scorso aveva sconfitto proprio Ciolacu , che anche allora aveva presentato le dimissioni poi respinte. Rientrate però a seguito dell’intervento a gamba tesa della Corte Costituzionale rumena che aveva annullato quelle elezioni impedendo a Georgescu anche di ricandidarsi perché sarebbero state inficiate da ingerenze russe. Viene da dire che quei giudici hanno fatto un favore a Simion e alla destra. Georgescu a novembre aveva vinto con circa il 22% dei voti. Ieri Simion ne ha presi quasi il doppio perché i rumeni si sono ribellati. Peraltro George Simion - si è presentato al seggio in compagnia di Georgescu - ha dichiarato già domenica sera: «Farò di tutto per nominare Georgescu primo ministro». Le dimissioni di Ciolacu spianano la strada, tant’è che i liberali fino all’ultimo hanno cercato di far nascere un governo di emergenza presieduto da Ilie Bolojan che – con una forzatura costituzionale – avrebbe retto la presidenza della Repubblica e quella del consiglio dei ministri. In Romania dunque è successo ciò che l’Ue si augurava che non accadesse: il candidato di destra, trumpiano convinto tanto da ispirarsi al Maga, George Simion, ha stravinto con il 41% dei consensi. Hanno provato anche questa volta ad agitare il sospetto degli hacker russi, ma senza esito. Al ballottaggio avrà di fronte il sindaco di Bucarest Nicusor Dan, che corre da solo e ha preso il 20,9% dei voti, dunque la metà del suo sfidante. Dan giura fedeltà all’Ue e la sua prima dichiarazione è stata: «Al ballottaggio sarà una sfida tra chi crede nell’Europa, noi, e chi vuole portare la Romania allo sbando». Pare però argomento debole; analizzando il voto emerge che Dan ha raccolto consensi solo nella capitale e dalla componente magiara (in Romania c’è una forte presenza di ungheresi), ma non ha un seguito ampio (il voto all’estero gli ha dato appena il 19%). Simion ha stravinto tra i rumeni all’estero (quasi il 61% degli 860.000 voti espressi), in tutte le zone rurali e anche nelle regioni di confine con la Moldavia (Paese che lo ha espulso come l’Ucraina), che lui sogna di riunificare alla Romania. Può recuperare i voti di Viktor Ponta (14%), anche lui approdato su posizioni nazionaliste. Una sorpresa potrebbe venire dall’elettorato socialdemocratico, che sta abbandonando fin dalle prime ore dopo lo scrutinio Crin Antonescu che era sostenuto dalla triade dei partiti di governo: il Pnl (Partito nazional liberale), il Psd (Partito socialdemocratico) e il partito filo ungherese. Antonescu è arrivato terzo con il 20,4% dei voti e questo segna la fine di un lungo periodo di potere dei socialdemocratici. Simion ieri ha confermato la sua fedeltà atlantica e ha detto di non voler uscire dall’Europa, ma di voler cambiare l’Europa. Del resto è anche vicepresidente di Ecr, il gruppo dei conservatori a cui appartiene Fdi e che fino a qualche mese fa era guidato da Giorgia Meloni. Tant’è che ieri accanto a Simion c’era Carlo Fidanza, capodelegazione a Bruxelles per FdI, che ha ribadito: «Voglio congratularmi con l’amico George Simion per il suo fantastico lavoro. Ma mi congratulo soprattutto col popolo rumeno, perché riafferma il suo diritto alla libertà, alla democrazia e alla sovranità». Per una strana coincidenza Bruxelles deve temere il 18 maggio, perché assieme al ballottaggio rumeno si tiene anche il primo turno delle presidenziali in Polonia. E anche lì la destra prepara la sorpresa.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/effetto-simion-scuote-romania-2671897290.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ora-nessuno-osi-piu-interferire" data-post-id="2671897290" data-published-at="1746515986" data-use-pagination="False"> «Ora nessuno osi più interferire» La vittoria del leader di Aur George Simion al primo turno delle elezioni presidenziali rumene divide il continente europeo: l’entusiasmo ha contagiato i partiti di destra, mentre il risultato preoccupa Bruxelles e il Ppe. Una tendenza che è in qualche modo già visibile all’interno degli stessi confini italiani. C’è chi ha celebrato il trionfo come il vicepremier Matteo Salvini e chi ha avuto una reazione contenuta come il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani. Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ha infatti subito commentato su X: «In Romania il popolo ha finalmente votato, liberamente, con testa e cuore. Con buona pace dei signori di Bruxelles e dei loro sporchi trucchi». E ieri il leader della Lega, facendo riferimento alle elezioni annullate alla fine dello scorso anno, ha specificato: «Spero che nessuno osi più interferire con la democrazia in un Paese membro dell’Unione europea. Fermare le elezioni a urne aperte e arrestare un candidato è roba da regime, non da Europa». Invece, il segretario di Forza Italia non ha voluto commentare le parole di Salvini, sostenendo che «ognuno fa quello che vuole». Tajani, pur sottolineando che la Romania «è un Paese libero» e che «bisogna sempre rispettare il voto», si augura che nel secondo turno non ci sia «troppo antieuropeismo», visto anche che «la Romania ha avuto tanto dall’Unione europea». È interessante notare che è proprio dai cittadini rumeni presenti in Italia che Simion ha ricevuto un vasto consenso. Lo stesso Salvini ha ricordato che «oltre il 70%» della comunità rumena che vive nel nostro Paese «ha sostenuto George Simion». Il partito dei conservatori e dei riformisti europei (Ecr), di cui Simion è vicepresidente, si è subito congratulato per il risultato ottenuto. Anzi, il vicepresidente di Ecr e capodelegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles Carlo Fidanza era proprio a fianco di Simion sul palco per celebrare il «voto di libertà». Con il leader di Aur che si trova «nelle condizioni concrete di poter vincere al ballottaggio», la speranza è che «questa breve campagna per il ballottaggio non veda interferenze esterne né da Bruxelles né da altrove e i rumeni possano votare liberamente», ha detto Fidanza. E ha ricordato anche: «Per la nostra famiglia politica si tratterebbe di una grande vittoria, vorrebbe dire anche avere il quarto membro del Consiglio europeo (insieme a Meloni e ai premier di Belgio e Repubblica Ceca) superando addirittura i socialisti». A lanciare una stoccata direttamente contro il presidente della Commissione Ue è stata Marine Le Pen, che su X, entusiasta dell’esito, ha scritto: «La Romania ha appena regalato alla signora Von der Leyen un bel boomerang». Anche il presidente di Vox, Santiago Abascal, non si è risparmiato nelle valutazioni, spiegando che «la libertà di espressione e la democrazia si stanno facendo strada». Che Simion piaccia poco a Bruxelles pare assodato. E proprio dalle fila del Ppe, il suo vicepresidente, l’eurodeputato rumeno, Siegfried Muresan, ha commentato la vittoria del primo turno: «L’elezione di George Simion a presidente della Romania sarebbe una cattiva notizia non solo per la Romania, ma per l’Europa», visto che «sarebbe una vittoria strategica della Russia». L’eurodeputato ha attaccato Simion su diversi fronti, dalle posizioni anti Ue a quelle ritenute filorusse. Muresan ha sottolineato che al candidato presidenziale «è stato vietato di entrare in Ucraina e in Moldavia per aver minacciato l’integrità territoriale di questi due Paesi candidati all’Ue». Simion, a detta del vicepresidente del Ppe, è colpevole di aver teso una mano all’ex candidato Calin Georgescu, ma anche di aver paragonato l’Ue «all’Unione Sovietica».