2023-09-18
Finalmente qualcosa comincia a muoversi
Ursula von der Leyen (Ansa)
Non facciamoci illusioni: respingere l’onda di migranti che si sta abbattendo sulle nostre coste non sarà facile, né sarà cosa che si possa risolvere in pochi mesi. Fermare gli sbarchi, rimandare a casa coloro che non hanno diritto di restare, ristabilire il principio che siamo noi a decidere chi entra nel nostro Paese, non sono risultati che si ottengono in un amen. Sono anni che i governi ci provano con più o meno entusiasmo e finora sono riusciti a fare poco se non pochissimo, complice anche una magistratura e un sistema europeo pro immigrazione.Tuttavia, per la prima volta, con la missione di Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen a Lampedusa si nota qualche novità che nel tempo potrebbe portare dei frutti.Innanzitutto, c’è l’impegno a costruire nuovi Cpr, ossia centri di permanenza per i rimpatri. Sono le strutture che dovrebbero accogliere coloro che non avendo diritto a restare in Italia devono essere espulsi. Oggi ogni Cpr è in grado di accogliere meno di 700 persone, ossia tante quante ne sbarcano in un giorno. E gli altri dove finiscono? A spasso, dove di regola fanno perdere le proprie tracce. Dunque, se vogliamo evitare l’invasione dobbiamo avere strutture dove mettere gli immigrati in attesa di rimpatrio senza che questi diventino uccel di bosco. Dai Cpr infatti si entra ed esce come in un ostello, con il risultato che chi vuole scappa facendo perdere le proprie tracce e dunque le notifiche di espulsione diventano carta straccia. Ho presente che cosa accade a Milano in via Corelli: ogni sera vedo migranti tirati a lucido pronti a raggiungere il centro. Ma chi sta in un Cpr non è un turista in vacanza, bensì un migrante in attesa di rimpatrio. Dunque, oltre a estendere il periodo di permanenza a 18 mesi come vuole fare Giorgia Meloni, serve che dal Cpr sia impedita l’uscita. La sinistra li chiamerà centri di detenzione? Pazienza, ce ne faremo una ragione e con essa se la farà anche Mattarella.Altra questione emersa ieri con la visita della presidente della Ue. Oltre a promettere l’intensificazione degli sforzi per il trasferimento dei migranti in altri paesi, Von der Leyen ha offerto le strutture Frontex per i rimpatri e per la sorveglianza aerea e navale, dicendo di essere pronta a «valutare la possibilità, come richiesto dall’Italia, di nuove missioni navali tipo Sophia». Non siamo al blocco navale, ma quasi. Infine, la capa dell’Unione si dichiara pronta ad azioni concrete contro la logistica dei trafficanti, «ovvero a garantire che le imbarcazioni utilizzate per il traffico di esseri umani vengano sequestrate e distrutte». In altre parole, siamo all’affondamento dei barconi per anni richiesta dal centrodestra.Ovvio, al momento siamo alle parole, a cui devono seguire i fatti. Ma per la prima volta, il più alto rappresentante dell’Europa riconosce che i confini della Ue vanno difesi, che i migranti illegali vanno fermati e rimpatriati anche con missioni navali e che le imbarcazioni dei trafficanti vanno distrutte. Non è molto, ma è già qualche cosa, soprattutto se si considera che con la missione a Lampedusa la presidente dell’Unione ha riconfermato l’accordo con la Tunisia. Mentre la sinistra strilla, chiedendo la revoca dell’intesa adducendo che Kais Saied è un dittatore (non una parola però viene spesa contro Erdogan, a cui l’Europa regala miliardi per fermare i profughi), Ursula von der Leyen sostiene il piano che noi, nel nostro piccolo, prima che se parlasse sollecitammo un anno fa.Non c’è una sola misura che possa fermare l’invasione. Ce ne sono molte. L’importante è che si cominci ad attuarle. Pagare Tunisi è urgente, fermare le navi nel Mediterraneo anche, affondare i barconi pure, così come rinchiudere - sì, con buona pace delle anime belle ho scritto rinchiudere - nei Cpr chi non ha diritto di restare in Italia. L’importante ora è cominciare.
Susanna Tamaro (Getty Images)