2023-12-05
Ecco i bonifici dei vescovi che Casarini & C. nascondono
Luca Casarini (Imagoeconomica)
Gli inquirenti hanno rintracciato i pagamenti delle diocesi per Mediterranea: peccato che fossero indirizzati sul conto personale del sodale dell’ex Tuta bianca. E che la Cei abbia sempre evitato di comunicare la cosa. La «banda» spingeva leggi a proprio favore grazie ad alcuni deputati Pd.L’operazione incenso negli occhi è partita. Nei giorni scorsi abbiamo avviato un’inchiesta a puntate sui finanziamenti delle diocesi all’associazione di promozione sociale Mediterranea saving humans di Luca Casarini e alla Idra social shipping, la compagnia armatoriale di Beppe Caccia, proprietaria del rimorchiatore Mare Jonio. Casarini e Caccia sono imputati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina presso il Tribunale di Ragusa. Dopo i nostri articoli sono partiti gli approfondimenti degli altri giornali. Che hanno in comune lo stesso schema: microfono aperto per le repliche di Casarini & C. I quali possono dire tutto quello che vogliono senza contraddittorio. L’ex leader delle Tute bianche, addirittura, è omaggiato di edificanti ritrattini da francescano laico. È stato descritto come un uomo che vive in un «appartamento più che spartano», «in un quartiere popolare», «in un palazzo come tanti» e che si fa intervistare in una stanza con «libri attorno» e con in sottofondo «un documentario di Rai Storia». La versione di Casarini è risibile: parla di manipolazioni, di menzogne mediatiche, di mandanti oscuri, cita non meglio identificati apparati. Ma sui soldi cincischia, confonde, non precisa. «Nel 2023 da enti ecclesiastici, quindi anche buddisti o valdesi, abbiamo ricevuto 400.000 euro, il 23% di tutto quello che abbiamo raccolto nell’anno. Basta consultare i nostri bilanci che sono pubblici. Si vedrà anche che il 90% delle donazioni lo spendiamo in missioni» ha detto al Corriere della Sera. «Fra i donatori, due diocesi del Sud e cinque parrocchie» ha aggiunto con La Repubblica, specificando che, però, gli oboli arrivano anche da singoli sacerdoti e gruppi scout. «Siamo un’associazione di promozione sociale, ogni entrata e ogni uscita va rendicontata» ha specificato, e i bilanci «sono pubblici».Bene. Noi quei bilanci, consultabili online, li abbiamo guardati con attenzione e sono assolutamente insoddisfacenti. In quello del 2021 si legge che «219.000 euro» sarebbero arrivati, genericamente, da enti ecclesiastici. In quello del 2022 questo tipo di contributi ammontava a 275.736 euro. Nel 2020 queste donazioni erano inserite nel calderone delle «liberalità altri soggetti» e per questo non era possibile, nei bilanci internettiani distinguerle da quelle di «enti pubblici, del terzo settore, privati profit». Ma proprio nel 2020 gli investigatori che hanno indagato su Casarini & C. hanno individuato almeno tre bonifici delle diocesi di Brescia e Modena inviati sul conto personale di Caccia. Eppure i donatori avrebbero potuto comodamente spedirli sul conto di Mediterranea. In una loro annotazione, le Fiamme gialle evidenziano la stranezza e riportano un messaggio di Casarini a monsignor Erio Castellucci, vescovo di Modena, in cui è trascritto un iban: «Si tratta del conto di Beppe, per non fare inutili giri di bonifici che farebbero tardare l’arrivo» si legge. Segue puntualizzazione: «La maniera più rapida perché ci giungano i soldi è questa». La casuale ovviamente è «erogazione liberale a favore di Mediterranea missione in mare della nave Mare Jonio». Gli investigatori rilevano anche «gravi e sistematici elementi di anomalia» nelle movimentazioni bancarie di Caccia. E rimarcano che l’armatore avrebbe restituito a Mediterranea quanto ricevuto «in genere con una dilazione temporale anche di un mese rispetto al momento della ricezione».Lo stesso Caccia, in un’intercettazione, ammette che «non è stato bello tenersi i soldi delle donazioni di Facebook e di domandarli in prestito». Casarini, invece, confessa un uso improprio della carta di credito ricaricata con i fondi della beneficenza. Gli atti degli inquirenti non aiutano a fare chiarezza sul vero convitato di pietra della nostra inchiesta, il progetto di finanziamento delle diocesi a Mediterranea intitolato «Cum-finis, fratelli tutti, alle frontiere di mare e di terra, d’Europa» che garantirebbe o avrebbe garantito 65.000 euro al mese all’opera di salvataggio di Mediterranea. Il 26 aprile 2023 la presidenza della Cei, come abbiamo scritto su Panorama, avrebbe approvato un investimento di 780.000 euro (65.000 per 12) delle Arcidiocesi di Napoli e Palermo e delle diocesi di Brescia, Pesaro e Ancona. Inoltre al progetto sarebbero state destinate anche altre donazioni liberali, per esempio dalle Arcidiocesi di Napoli e Palermo e dalla Caritas.Ma Cum-finis sembra un tabù anche per Casarini, che infatti non lo nomina mai. Si limita a negare che tra i donatori ci sia la Cei: «E un po’ mi dispiace. Con il loro aiuto potremmo fare molto di più» ha provato a scherzare. Ma a noi risulta che la Cei non sia un donatore diretto. A fare beneficenza sono le diocesi. La presidenza della Conferenza episcopale avrebbe solo «approvato» quei versamenti. Ma se da Casarini questo giochino te lo aspetti, dai preti no. Eppure anche loro da giorni non chiariscono. Anzi. Avvenire, il quotidiano dei vescovi, ha liquidato la nostra inchiesta con ironia da oratorio: «La notizia c’è. Ed è buona, in effetti: da duemila anni o giù di lì, accanto ai migranti, la Chiesa c’è». Peccato che qualcosa non torni nella loro ostentata tranquillità. Ormai è evidente che vescovi e cardinali abbiano preso una sbandata per il «bad boy» Casarini, evitando, però, di pubblicizzare modalità e importi delle ricche donazioni. Infatti, come si legge nelle chat, il cardinale Konrad Krajewskij, l’uomo che stringe i cordoni della borsa dell’obolo di Pietro, ha accettato di iniziare a finanziare le missioni della Mare Jonio solo a condizione di farlo indirettamente: ovvero Casarini & C. hanno dovuto chiedere aiuto ai «vescovi amici», questi, con il loro timbro, hanno presentato richiesta a Krajewskij, il quale ha iniziato a sganciare la plata, per dirla nella lingua di Papa Francesco. Un piano studiato nei dettagli, a partire dal 2019, dal presidente della Conferenza episcopale italiana Matteo Zuppi, l’uomo del dialogo con i centri sociali, come sottolinea don Ferrari in una delle sue chat. Caccia, nei documenti in mano alla Verità e a Panorama, aveva calcolato che per avere il vento in poppa occorresse spillare alle diocesi 60.000 euro al mese. Una cifra molto simile a quella che sarebbe stata ottenuta, a partire dal 2022, con il progetto diocesano «Cum-finis». Peccato che di un piano così epocale sulle fonti aperte non si trovi traccia. Se non in un discorso dell’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, insieme a Zuppi, uno degli alti prelati più coinvolti. Il 15 luglio 2023, in occasione del festino di Santa Rosalia, ha detto ai suoi concittadini: «C’è un altro vascello, quello dei migranti, dei senza diritti, che molti vorrebbero rimandare indietro, respingere, se possibile cancellare, e che, invece, per fortuna continua ad avanzare, con il suo carico di umanità, con i suoi volti e i suoi nomi. Su questo vascello salgono, accanto alle sorelle e ai fratelli migranti, i volontari di Mediterranea e del progetto Cum–Finis». Per il resto nessuno ha detto o scritto nulla. Durante la preparazione dell’inchiesta di Panorama, il 18 novembre scorso, abbiamo chiesto al direttore delle comunicazioni sociali della Cei Vincenzo Corrado di avere informazioni sul progetto, per sapere se la Conferenza episcopale avesse autorizzato le erogazioni e se esistessero bilanci ufficiali. La prima risposta ci ha lasciati disarmati: «Sinceramente non ne sono a conoscenza. Non conosco neanche il progetto». Abbiamo insistito, ricevendo, in giorni diversi, le seguenti risposte: 1) «Lunedì provo a vedere. Ma la presidente (presidenza, ndr) non approva finanziamenti delle diocesi. Le diocesi agiscono in modo autonomo. Cioè non c’è un super-controllo. Comunque provo a vedere»; 2) «Buongiorno carissimo. Niente ancora. Purtroppo sono a casa con influenza. Credo di rientrare domani. Chiedo scusa»; 3) «Salve. Ancora niente purtroppo. E ahimè ho pure impegni fuori Roma. E non so come fare. Le farò sapere». Da allora silenzio. Sino al nostro primo articolo e alla risposta di Avvenire.Cum-finis resta insondabile come il quarto segreto di Fatima. Del resto anche i «buoni» hanno notizie che preferiscono tenere riservate. Per esempio, il 2 dicembre 2020 don Mattia, il cappellano di bordo della Mare Jonio, cerca di comunicare in modo sicuro con i suoi due «maestri» Caccia e Casarini e scrive: «Appena possibile sentiamoci tutti e tre su Signal», la nota chat criptata, utilizzata dai comuni mortali per le comunicazioni più delicate. Sostiene di dover condividere con i due amici «una cosa molto importante», «una questione molto grossa». Il contenuto non è noto. Nella chat si continua a parlare di soldi. Caccia domanda: «La mail dell’altro giorno per i vescovi è partita? Qualche riscontro? Sarebbe importante se da qui a 15 gennaio, si mettessero insieme almeno 60.000 euro di donazioni natalizie dalle diocesi. Potremmo chiudere i debiti delle ultime missioni e affrontare con il piede giusto i rapporti con le banche per la nuova nave». Don Mattia ribatte: «Sì, sì è partita e ci sono state due risposte. Zuppi ha detto: “Vediamo come organizzare il sostegno economico”. Ricchiuti (l’arcivescovo Giovanni, uno degli alti prelati più vicini a Casarini & c., ndr) ha chiesto l’iban di Med». L’armatore detta la linea: «Bene Ricchiuti: io per il contributo natalizio straordinario insisterei proprio con chi non ha messo ancora niente nel 2020. Con Zuppi che lui sostenga l’ipotesi “3.000 euro al mese da ogni Diocesi della rete Fraternità”, magari aggiustando la cifra seguendo il criterio marxiano “a ciascuno (cioè Med) secondo i suoi bisogni, da ciascuno (Diocesi) a seconda delle sue possibilità”». Perché Karl Marx non è morto e lotta insieme ai vescovi.
Oltre quaranta parlamentari, tra cui i deputati di Forza Italia Paolo Formentini e Antonio Giordano, sostengono l’iniziativa per rafforzare la diplomazia parlamentare sul corridoio India-Middle East-Europe. Trieste indicata come hub europeo, focus su commercio e cooperazione internazionale.
È stato ufficialmente lanciato al Parlamento italiano il gruppo di amicizia dedicato all’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), sotto la guida di Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Affari esteri, e di Antonio Giordano. Oltre quaranta parlamentari hanno già aderito all’iniziativa, volta a rafforzare la diplomazia parlamentare in un progetto considerato strategico per consolidare i rapporti commerciali e politici tra India, Paesi del Golfo ed Europa. L’Italia figura tra i firmatari originari dell’IMEC, presentato ufficialmente al G20 ospitato dall’India nel settembre 2023 sotto la presidenza del Consiglio Giorgia Meloni.
Formentini e Giordano sono sostenitori di lunga data del corridoio IMEC. Sotto la presidenza di Formentini, la Commissione Esteri ha istituito una struttura permanente dedicata all’Indo-Pacifico, che ha prodotto raccomandazioni per l’orientamento della politica italiana nella regione, sottolineando la necessità di legami più stretti con l’India.
«La nascita di questo intergruppo IMEC dimostra l’efficacia della diplomazia parlamentare. È un terreno di incontro e coesione e, con una iniziativa internazionale come IMEC, assume un ruolo di primissimo piano. Da Presidente del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-India non posso che confermare l’importanza di rafforzare i rapporti Roma-Nuova Delhi», ha dichiarato il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea.
Il senatore ha spiegato che il corridoio parte dall’India e attraversa il Golfo fino a entrare nel Mediterraneo attraverso Israele, potenziando le connessioni tra i Paesi coinvolti e favorendo economia, cooperazione scientifica e tecnologica e scambi culturali. Terzi ha richiamato la visione di Shinzo Abe sulla «confluenza dei due mari», oggi ampliata dalle interconnessioni della Global Gateway europea e dal Piano Mattei.
«Come parlamentari italiani sentiamo la responsabilità di sostenere questo percorso attraverso una diplomazia forte e credibile. L’attività del ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato a Riad sul dossier IMEC e pronto a guidare una missione in India il 10 e 11 dicembre, conferma l’impegno dell’Italia, che intende accompagnare lo sviluppo del progetto con iniziative concrete, tra cui un grande evento a Trieste previsto per la primavera 2026», ha aggiunto Deborah Bergamini, responsabile relazioni internazionali di Forza Italia.
All’iniziativa hanno partecipato ambasciatori di India, Israele, Egitto e Cipro, insieme ai rappresentanti diplomatici di Germania, Francia, Stati Uniti e Giordania. L’ambasciatore cipriota ha confermato che durante la presidenza semestrale del suo Paese sarà dedicata particolare attenzione all’IMEC, considerato strategico per il rapporto con l’India e il Medio Oriente e fondamentale per l’Unione europea.
La presenza trasversale dei parlamentari testimonia un sostegno bipartisan al rapporto Italia-India. Tra i partecipanti anche la senatrice Tiziana Rojc del Partito democratico e il senatore Marco Dreosto della Lega. Trieste, grazie alla sua rete ferroviaria merci che collega dodici Paesi europei, è indicata come principale hub europeo del corridoio.
Il lancio del gruppo parlamentare segue l’incontro tra il presidente Meloni e il primo ministro Modi al G20 in Sudafrica, che ha consolidato il partenariato strategico, rilanciato gli investimenti bilaterali e discusso la cooperazione per la stabilità in Indo-Pacifico e Africa. A breve è prevista una nuova missione economica guidata dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Tajani.
«L’IMEC rappresenta un passaggio strategico per rafforzare il ruolo del Mediterraneo nelle grandi rotte globali, proponendosi come alternativa competitiva alla Belt and Road e alle rotte artiche. Attraverso la rete di connessioni, potrà garantire la centralità economica del nostro mare», hanno dichiarato Formentini e Giordano, auspicando che altri parlamenti possano costituire gruppi analoghi per sostenere il progetto.
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