2021-12-07
«Ecco 16 motivi per non vaccinare i bimbi»
Per gli esperti della Commissione medico scientifica indipendente i rischi dell’iniezione superano i benefici, a fronte della bassa probabilità di malattia grave o morte. E, mentre esistono terapie per gli infetti, mancano le cure per gli eventuali danni da profilassi.Tokyo frena sulle punture ai minori e avverte: «Possibili effetti seri». Troppe miocarditi: il ministro giapponese propone di stampare l’avviso sui bugiardini. Lo speciale comprende due articoli. Ci sono almeno sedici motivi per non vaccinare dal 16 dicembre i bambini contro il Covid. Parola di esperti. La Commissione medico scientifica indipendente (Cms), composta dal pediatra Eugenio Serravalle, dall’ematologo Paolo Bellavite, dal farmacologo Marco Cosentino, dall’endocrinologo Vanni Frajese, da Alberto Donzelli specializzato in igiene e medicina preventiva, dall’oncologa Patrizia Gentilini, ha chiesto un confronto urgente con il Comitato tecnico scientifico «che oggi», sostengono, «sta promuovendo una vaccinazione universale e indiscriminata». Vogliono presentare argomentazioni documentate e supportate da studi internazionali, contrarie a questa scelta. «Non c’è più tempo da perdere», fanno sapere, vista l’urgenza di vaccinare in età pediatrica decisa da questo governo. Il primo punto, sul perché vaccinare in fascia 5-11 anni non è una necessità, è quello più evidente: 1 «Non c’è alcuna emergenza Covid tra i bambini». Spiegano i componenti Cms: «Se sono contagiati dal Sars-CoV-2 sono in genere asintomatici o con sintomi lievi», come dichiarato dall’Istituto superiore di sanità. Se il Covid non crea problemi ai bimbi, tantomeno ne mette a rischio la vita. 2 «Non c’è aumento di mortalità per Covid tra i bambini», sottolinea il documento. Come ha più volto scritto anche La Verità, da 0 a 19 anni l’Iss ha registrato finora 35 morti, cioè circa 20 casi l’anno, che su una popolazione di 10,4 milioni in quell’età significa un decesso ogni 522.000 bambini l’anno, cioè 0,19 su 100.000. Osservano i medici che nei bambini «buona parte dei 2.500 decessi annui dovute ad altre cause sarebbero prevenibili, e meriterebbero ben maggiore attenzione. Invece, non è scontato che le vaccinazioni avrebbero salvato parte di questi 20 morti l’anno da Covid-19, trattandosi in maggioranza di soggetti già affetti da serie patologie». Non c’è nemmeno da temere che finiscano in ospedale se non vaccinati perché 3 «I rischi di ricovero per Covid nei bambini sono molto ridotti», così pure l’eventualità di entrare in terapia intensiva dove si parla di «un rischio su oltre 46.000 diagnosi», spesso se in presenza di altre patologie. Al quarto punto vengono contestati due degli spauracchi che certi pediatri agitano: 4 «La Mis-C è rara/molto rara e i sintomi da Long Covid sono lievi», spiegano invece gli esperti, affermando che la sindrome di infiammazione multisistemica pediatrica colpisce pochissimi bambini e che «l’associazione con Sars-CoV-2 è possibile ma incerta e non è chiarito in quale misura le vaccinazioni la evitino». Quanto alla sindrome, i sintomi sono simili a quelli di comuni patologie virali, «il numero sembra in media persino minore» e comunque raccomandano «terapie precoci efficaci» che possono ridurre la gravità dei rari casi complicati. Sulla questione blocchiamo la circolazione del virus affermano che 5 «Anche vaccinando i bambini (e chiunque) non si raggiunge l’immunità di gregge». Questo perché la protezione da vaccino si perde rapidamente, non è possibile prevenire la trasmissione del Covid pur a ciclo vaccinale completato e per «la presenza di un gran numero già identificato di serbatoi animali, anche domestici». Perciò, se anche si vaccinasse il 100% della popolazione, il 50% resterebbe suscettibile a infettarsi o a infettare. Viene smontata la tesi che i bambini veicolano il virus, 6 «Non sono causa importante di trasmissione in famiglia in famiglia, e si dichiara che 7 «I non vaccinati non favoriscono in modo particolare varianti e circolazione virale», infatti, in un anno di 52 settimane, se il bambino e si infetta lo è per una settimana, ma per le altre 51 è immune. Con voce chiara bisogna invece dire che 8 «Non è etico vaccinare i bambini per proteggere indirettamente altri», dal momento che fragili e anziani sono già immunizzati. Ancora una volta si sottolinea che 9 «Il numero di bambini (e di eventi rilevati) nei trial sui vaccini è insufficiente», per questo non può essere sostenuta l’innocuità del vaccino in fascia pediatrica. Anzi, i medici dichiarano che 10 «I rischi della vaccinazione pediatrica superano i benefici (salvo eccezioni)», dal momento che si ignorano possibili eventi avversi nel medio e lungo termine e non c’è il conforto di una sorveglianza attiva. Quella passiva dell’Aifa «sottostima di centinaia di volte le reazioni avverse rilevate dai Cdc Usa», ricordano Donzelli e gli altri medici. Sempre in tema di vaccinazione non necessaria osservano che 11 «È in generale controproducente impedire l’infezione da Sars-CoV-2 nei bambini», perché li espone al rischio di contrarre la malattia in età più avanzate, con maggiori possibilità di decorsi più gravi. In quest’ottica 12 «Con opportune cautele, l’immunità naturale andrebbe favorita in queste fasce d’età», discutendo possibili strategie in base a dati scientifici. Le ultime considerazioni sono appelli molto forti: 13 «Prima dei bambini è equo e ragionevole vaccinare anziani e fragili», come sostiene pure l’Oms; 14 «I conflitti di interessi rendono tanti studi poco affidabili», esaltando benefici dei farmaci e riducendo eventi avversi; 15 «Le società professionali, finanziate dalle case farmaceutiche, non esprimono linee guida indipendenti» e, per ultima, viene posta una questione di grande importanza, ovvero 16 «Non sono ancora disponibili cure per i bambini danneggiati da questi vaccini», mentre sono possibili interventi profilattici e utili terapie precoci per trattare il Covid a domicilio.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ecco-16-motivi-per-non-vaccinare-i-bimbi-2655931977.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tokyo-frena-sulle-punture-ai-minori-e-avverte-possibili-effetti-seri" data-post-id="2655931977" data-published-at="1638824176" data-use-pagination="False"> Tokyo frena sulle punture ai minori e avverte: «Possibili effetti seri» «Piccoli guerrieri inoculati». Così in Cina gli infermieri chiamano i bambini che si sono sottoposti alla vaccinazione contro il Covid-19. L’obiettivo di Pechino è fissato a 160 milioni dei più giovani a cui somministrare la dose entro la fine dell’anno. La campagna è iniziata a fine ottobre e nelle prime due settimane ben 84 milioni milioni di bambini e bambine tra i 3 e gli 11 anni, circa la metà della popolazione idonea, hanno ricevuto la prima iniezione. Uno sforzo che il governo cinese ha deciso di affrontare con adesivi a forma di fiori rossi, palloncini e giocattoli per premiare i «piccoli guerrieri inoculati». La campagna del Partito comunista cinese, impegnato a sostenere che la sua impostazione contro la pandemia è la prova che il modello autoritario di Pechino è superiore al resto del mondo, democrazie comprese, si trova davanti ostacoli significativi, racconta il Japan Times. Compresa la riluttanza dei genitori in un Paese con una storia complicata sulla sicurezza sui vaccini per i bambini. Il governo insiste che le vaccinazioni dei bambini sono volontarie, ma i genitori hanno raccontato di aver subito pressioni per far vaccinare i loro figli. Il giornale giapponese racconta la storia di You Xun, che ha rifiutato di far vaccinare suo figlio di 3 anni nella città di Ningde. Il piccolo è stato immediatamente mandato a casa da scuola. «Avviso urgente! Avviso urgente! Per favore, genitori di tutti i bambini che non hanno fatto i vaccini, venite subito all’asilo per riportare a casa il vostro bambino», diceva un messaggio inviato alle famiglie. Proprio dal Giappone arriva la notizia di un altro governo che frena sulle vaccinazioni ai più giovani. Nei giorni scorsi l’Agenzia europea del farmaco aveva comunicato che il rischio di miocarditi o pericarditi dopo il vaccino anti-Covid con i prodotti Pfizer/Biontech e Moderna è per entrambe le condizioni «molto raro»: la definizione corrisponde a un numero di persone potenzialmente colpite che può arrivare fino a circa un vaccinato su 10.000, specie giovani maschi. Ma il ministero della Salute giapponese ha proposto di stampare l’avvertimento del rischio «gravi effetti collaterali» sui documenti dei vaccini proprio per il rischio miocarditi o pericarditi. Secondo i dati del ministro, al 14 novembre, su un milione di maschi che hanno avuto il vaccino Moderna, tali effetti collaterali sono stati riportati in 81,79 maschi dai 10 ai 19 anni e 48,76 maschi tra i 20 e i 30. Per Pfizer, le cifre erano di 15,66 e 13,32. Inoltre, il governo ha deciso di richiedere agli ospedali di segnalare in maniera dettaglia i casi di persone che hanno sviluppato i sintomi entro 28 giorni dopo essere stati vaccinati. Dal 16 dicembre in Italia scatteranno le vaccinazioni per la fascia dei bambini dai 5 agli 11 anni. Ma c’è anche la possibilità che venga estesa ai piccolissimi da 0 a 5 anni già nella prima metà del 2022. Lo ha anticipato nei giorni scorsi Giorgio Palù, presidente dell’Aifa e componente del Cts: «Moderna e Pfizer stanno già facendo la sperimentazione nei più piccini, ma credo sarà una questione di qualche mese», aveva spiegato intervenendo al Live in Courmayeur su Sky Tg24. E il Giappone non è l’unico Paese a frenare. Il governo di Taiwan, dopo i sintomi di miocardite e pericardite comparsi in 16 ragazzini, ha deciso di aspettare a distribuire la seconda dose di vaccino Pfizer ai bambini tra 12 e 17. Secondo una ricerca americana, il pericolo di una reazione negativa che porti a queste patologie è dieci volte superiore con la seconda dose di vaccino.
(Guardia di Finanza)
I Comandi Provinciali della Guardia di finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Torino hanno sviluppato, con il coordinamento della Procura della Repubblica, una vasta e articolata operazione congiunta, chiamata «Chain smoking», nel settore del contrasto al contrabbando dei tabacchi lavorati e della contraffazione, della riduzione in schiavitù, della tratta di persone e dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Le sinergie operative hanno consentito al Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino e alla Compagnia Carabinieri di Venaria Reale di individuare sul territorio della città di Torino ed hinterland 5 opifici nascosti, dediti alla produzione illegale di sigarette, e 2 depositi per lo stoccaggio del materiale illecito.
La grande capacità produttiva degli stabilimenti clandestini è dimostrata dai quantitativi di materiali di contrabbando rinvenuti e sottoposti a sequestro: nel complesso più di 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra Ue e circa 22 tonnellate di sigarette, in gran parte già confezionate in pacchetti con i marchi contraffatti di noti brand del settore.
In particolare, i siti produttivi (completi di linee con costosi macchinari, apparati e strumenti tecnologici) e i depositi sequestrati sono stati localizzati nell’area settentrionale del territorio del capoluogo piemontese, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca e Rebaudengo, olre che nei comuni di Caselle Torinese e Venaria Reale.
I siti erano mimetizzati in aree industriali per dissimulare una normale attività d’impresa, ma con l’adozione di molti accorgimenti per svolgere nel massimo riserbo l’illecita produzione di sigarette che avveniva al loro interno.
I militari hanno rilevato la presenza di sofisticate linee produttive, perfettamente funzionanti, con processi automatizzati ad alta velocità per l’assemblaggio delle sigarette e il confezionamento finale dei pacchetti, partendo dal tabacco trinciato e dal materiale accessorio necessario (filtri, cartine, cartoncini per il packaging, ecc.), anch’esso riportante il marchio contraffatto di noti produttori internazionali autorizzati e presente in grandissime quantità presso i siti (sono stati infatti rinvenuti circa 538 milioni di componenti per la realizzazione e il confezionamento delle sigarette recanti marchi contraffatti).
Gli impianti venivano alimentati con gruppi elettrogeni, allo scopo di non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell’energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.
Le finestre che davano verso l’esterno erano state oscurate mentre negli ambienti più interni, illuminati solo artificialmente, erano stati allestiti alloggiamenti per il personale addetto, proveniente da Paesi dell’Est europeo e impiegato in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza.
Si trattava, in tutta evidenza, di un ambiente lavorativo degradante e vessatorio: i lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche senza poter avere alcun contatto con l’esterno e costretti a turni massacranti, senza possibilità di riposo e deprivati di ogni forma di tutela.
Dalle perizie disposte su alcune delle linee di assemblaggio e confezionamento dei pacchetti di sigarette è emersa l’intensa attività produttiva realizzata durante il periodo di operatività clandestina. È stato stimato, infatti, che ognuna di esse abbia potuto agevolmente produrre 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, da cui un volume immesso sul mercato illegale valutabile (in via del tutto prudenziale) in almeno 35 milioni di pacchetti (corrispondenti a 700 tonnellate di prodotto). Un quantitativo, questo, che può aver fruttato agli organizzatori dell’illecito traffico guadagni stimati in non meno di € 175 milioni. Ciò con una correlativa evasione di accisa sui tabacchi quantificabile in € 112 milioni circa, oltre a IVA per € 28 milioni.
Va inoltre sottolineato come la sinergia istituzionale, dopo l’effettuazione dei sequestri, si sia estesa all’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Ufficio dei Monopoli di Torino) nonché al Comando Provinciale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di Torino nella fase della gestione del materiale cautelato che, anche grazie alla collaborazione della Città Metropolitana di Torino, è stato già avviato a completa distruzione.
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