2019-07-28
E Macron si allarga ancora in mare. Mappe francesi ci fregano il Tirreno
Malgrado l'accordo di Caen in cui Paolo Gentiloni regalava chilometri quadrati ai transalpini non sia stato ratificato, Parigi prova un altro blitz. Il sardo Mauro Pili: «L'esecutivo deve revocare l'intesa o saremo sempre a rischio».Zitta zitta, la Francia non desiste dal tentativo di mettere le mani su grosse fette di mare a largo della Sardegna. Una vicenda della quale l'anno scorso abbiamo dato conto nel dettaglio, ma che oggi torna in auge a seguito della pubblicazione di nuovi documenti da parte del governo transalpino. L'esito della nuova consultazione pubblica indetta dal ministero francese della Transizione ecologica e solidale e svoltasi tra marzo e giugno di quest'anno, con la scusa della pianificazione ambientale, utilizza ancora una volta le contestate mappe nelle quali Parigi fa propri ampi specchi d'acqua al di là dei confini delle acque internazionali. Tratti di mare che fanno gola a molti perché ricchissimi di pesce e dei quali i cugini rivendicano la gestione pressoché esclusiva. Durissimo l'ex deputato di Unidos Mauro Pili, che parla senza mezzi termini di «scippo del mare a largo della Sardegna» e promette ancora una volta battaglia. «Le carte francesi sono formalmente corrette perché indicano un trattato in attesa di ratifica che però finché ci siamo noi non arriverà mai», precisa alla Verità il leghista Claudio Borghi, economista e presidente della commissione Bilancio della Camera. Il papello della discordia è il famigerato accordo di Caen, siglato il 21 marzo del 2015, quando al governo c'era il Pd di Matteo Renzi. Le firme in calce, quelle del ministro degli Esteri francese Laurent Fabius e dal suo omologo italiano Paolo Gentiloni. «Un traditore», lo definisce oggi un furente Borghi su Twitter, mettendo poi in guardia da eventuali cambi di guardia al governo: «Che gli italiani sappiano che se tornasse il Pd quel mare sparirebbe». Oggetto dell'intesa, la ridefinizione dei confini marittimi a largo delle coste sarde, toscane e liguri, anche al fine di minimizzare i contenziosi tra pescherecci che affollano quelle zone. Peccato che quel trattato abbia valore solo per i francesi, dal momento che il nostro Parlamento (anche grazie all'attivismo di Pili) non l'ha mai convalidato: lo conferma un comunicato ufficiale della Farnesina del 18 febbraio 2016: «L'accordo di Caen è stato firmato dopo un lungo negoziato avviato nel 2006 e terminato nel 2012, per far fronte a un'obiettiva esigenza di regolamentazione anche alla luce delle sopravvenute norme della convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare del 1982. Considerata la sua natura, l'accordo di Caen è sottoposto a ratifica parlamentare e, pertanto, non è ancora in vigore».C'è da riconoscere che in effetti nel documento liberamente consultabile sul sito internet dedicato alla consultazione odierna, i francesi questa volta hanno avuto almeno la decenza di specificare che i limiti raffigurati sono «indicativi» e «sotto riserva di un accordo di delimitazione marittima con un altro Stato». Nel frattempo, però, oltralpe continuano a fare i furbetti e su tutte le carte ufficiali insistono nel rappresentare i confini concordati oltre quattro anni fa nella cittadina della Normandia. «L'operazione francese, subdola sin dall'inizio», sostiene Pili nella sua nota, «va avanti anche senza che l'Italia abbia ratificato l'accordo di Caen che prevedeva, arbitrariamente e illegalmente, la cessione alla Francia di ampie porzioni di acque internazionali a largo della Sardegna e della Corsica». Sarà perché in ballo, oltre ai pesci, c'è anche (come previsto dall'articolo 4 mai ratificato) la gestione concordata di eventuali giacimenti di risorse naturali (anche petrolio) a cavallo del confine.Per nulla scoraggiati dalla mancata approvazione dell'accordo, a Parigi hanno pensato bene di fare di testa propria. Già nel 2018, al termine della prima consultazione pubblica sulla facciata mediterranea, i francesi avevano utilizzato le mappe con i confini «allargati». Nell'occasione, la mobilitazione di Mauro Pili e dei pescatori, con tanto di sit in di protesta a Santa Teresa Gallura, aveva avuto il merito di portare la vicenda all'attenzione della stampa e dell'opinione pubblica. Col risultato che al ministero della Transizione ecologica alla fine avevano dovuto fare retromarcia: «Sembra che le prime mappe pubblicate online contengano degli errori relativi alla delimitazione marittima con l'Italia: queste mappe errate sono state corrette».Questo l'anno scorso. E oggi? Sul versante istituzionale, Claudio Borghi riferisce alla Verità il suo personale impegno con il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi al fine di ribadire il concetto «anche in modo più formale» che il trattato non è in vigore. Per Mauro Pili, raggiunto telefonicamente proprio a ridosso di una riunione con i pescatori del nord Sardegna per decidere le prossime iniziative, il silenzio del governo Conte è inaccettabile e l'unica soluzione possibile per fermare la «longa manus di Macron» consiste nella «revoca una volta per tutte dell'accordo di Caen». Chissà se anche stavolta a Parigi faranno orecchie da mercante.