2019-08-21
È il solito copione. La Procura sequestra Open arms e ordina: «Migranti a terra»
Nella crisi di governo si è innestata la vicenda dell'Ong, che poco ha di umanitario e conferma una strategia politica anti Matteo Salvini.Open arms posta sotto sequestro per decisione del procuratore di Agrigento, i migranti fatti scendere dopo l'ultimo blitz della magistratura. La nave militare dell'armata Audaz, partita ieri pomeriggio da Cadice, si è mossa inutilmente. Nel giro di tre giorni doveva arrivare a Lampedusa, per prendere a bordo gli ultimi 98 africani e poi scortare il barcone della Ong a Palma di Maiorca, nelle Baleari. Sulla poco brillante soluzione trovata del governo spagnolo per porre fine a venti giorni di blocco in mare e sul colpo di mano della Procura siciliana, dedichiamo poche righe. Nell'attesa che la moderna imbarcazione iberica arrivi nelle nostre acque, per portarci comunque via questo scassato monumento alla vergogna, all'indifferenza, al cinismo dell'Unione europea e delle stesse organizzazioni non governative, concentriamoci sulla vera, scandalosa questione. La vicenda Open arms si è inserita di prepotenza nella crisi di governo che ieri ha vissuto la sua drammatica giornata al Senato. Nelle ore più delicate che precedevano le comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ben due interviste di Óscar Camps, cinquantaseienne fondatore di Proactiva Open arms, hanno confermato la strategia politica anti Salvini del catalano che gira il Mediterraneo cercando naufraghi. Camps ieri dichiarava che i migranti sono sfiniti, che l'equipaggio è allo stremo. Altri africani si erano gettati in mare per raggiungere la costa, subito recuperati dalla nostra Guardia costiera. Questi tuffi non convincono, dispiace dirlo. Tutto ormai sembra una provocazione a bordo di Open arms, che vuole «solo» Lampedusa come porto sicuro. Anche il barcone battente bandiera spagnola non ce la fa più: «Avrebbe bisogno di una revisione», informava Camps, che a Repubblica puntualizzava: «Non facciamo politica, salviamo vite umane». Se fosse vero, doveva immaginare i disagi, le sofferenze che sarebbero scaturite dalla sua ostinazione a puntare sull'Italia, anziché andare a Malta dieci giorni fa. Se davvero si fosse preoccupato del carico umanitario preso a bordo di Open arms, avrebbe pensato a metterlo in salvo al più presto, evitando la crudele spettacolarizzazione di una nave respinta. Venti giorni sono bastati perché il barcone finisse in avaria? Con quale mezzo malconcio pretendeva di salvare vite umane? Óscar Camps dice di non voler far politica, invece la fa in ogni occasione. «Comincia il diciannovesimo giorno di sequestro», twittava sempre ieri mattina. Il primo agosto Open arms aveva ricevuto il divieto «di ingresso transito e sosta» in acque territoriali italiane. Ogni imbarcazione che trasporta stranieri irregolari commette il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, quindi i confini nazionali vanno difesi. Il provvedimento era stato preso dal ministro dell'Interno, di concerto con il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e con il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, ma la Ong ha continuato a sfidare il decreto sicurezza con proteste e proclami mediatici. Ha ottenuto anche la sospensione del divieto da parte del Tar del Lazio, che tornerà a riunirsi il prossimo 9 settembre. Parlare di sequestro, di indifferenza verso i migranti a bordo è dunque tutta strategia politica non contro l'Unione europea ma per mettere in difficoltà Salvini e il nostro Paese. «L'Italia deve assumersi le sue responsabilità», tuonava Camps alle orecchie dell'inviato di Repubblica. Ancora una volta, un messaggio diretto al capo del Viminale per tentare di screditare il suo operato. Non contento, il fondatore di Proactiva ieri ha pensato di concedere un'ampia intervista al quotidiano El Mundo, pubblicata online poche ore prima che iniziasse in Italia il dibattito sulla crisi. Sentite un po' che cosa ha dichiarato del ministro dell'Interno Salvini il non politico Óscar Camps: «Non parla di criminalità organizzata, della mafia che agisce sul contrabbando del petrolio, dei milioni che il suo partito deve allo Stato italiano […] la sua unica maniera per salvarsi è mettere in piedi una guerra mediatica contro i più poveri». Ditemi voi perché una Ong impegnata a fare del bene dovrebbe tirare in ballo i milioni che la Lega deve restituire. Che ci azzecca con porti aperti, migranti, richieste di asilo, solidarietà? Il catalano spiega di aver chiesto alla Spagna «di agire nei confronti di Italia e Malta per aver violato il diritto internazionale marittimo». È convinto che «la Francia non si sarebbe comportata in questo modo» e plaude la Germania che «impiegò solo quattro giorni per far sbarcare i migranti dell'Alan Kurdi». Al giornalista del Mundo Manuel Tori, inviato a Lampedusa, chiarisce bene le idee: «A giugno 2018 la Lega è andata al potere con i 5 stelle e i vertici della Guardia costiera furono spodestati […] non viene rispettato il diritto marittimo e si stanno facendo molte mascalzonate. Anche nelle Forze armate ci sono molti dissensi per l'operato di Salvini». Sempre «senza sfiorare» i temi della politica, il fondatore di Open arms assesta l'affondo finale: «Salvini ha i giorni contati. Potrebbe perdere la maggioranza in Senato e la sua immunità. Non appena la giustizia italiana avrà accolto la nostra denuncia per sequestro di persona, Salvini sarà messo con le spalle al muro». Fine della messinscena buonista e superpartes della Ong che vuole scaricarci altri migranti. L'attacco al capo del Viminale si è consumato con precisione politica, puntandogli contro un cannone anche dalla barcarola dei naufraghi. I pm hanno dato una mano.
Ursula von der Leyen (Ansa)
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