2022-11-13
Dura 4 mesi e funziona poco. Tutti i dati sulla quarta dose
Il booster non evita i contagi e, dopo 120 giorni, scherma meno di due dosi. Maria Rita Gismondo: «Troppi stimoli al sistema immunitario». Gli opuscoli delle Regioni sugli antidoti non sono aggiornati e sono pieni di fake news. Lo speciale contiene due articoliDue dosi di vaccino anti Covid, nel lungo termine, negli over 80, sono praticamente più efficaci di due booster. All’aumentare delle inoculazioni, la protezione da infezioni e ricoveri, dopo un breve miglioramento, cala e, paradossalmente, anche dopo la quarta dose, l’efficacia si allinea alla seconda a cui, a sua volta, si appaia anche il booster. Sono i dati che si evidenziano nel grafico a pagina 27 del report esteso dell’Istituto superiore di sanità (Iss), «Covid-19: sorveglianza, impatto delle infezioni ed efficacia vaccinale», aggiornato al 9 novembre. Il documento, per la prima volta, riporta i risultati anche per il secondo booster che interessa il 15-20% degli ultraottantenni.Non è in discussione l’efficacia del vaccino: dagli over 60 in poi, ricoveri e mortalità sono evidentemente molto più elevati in chi non ha fatto l’iniezione. A destare particolare sorpresa sono invece i valori registrati in base alle dosi inoculate. La seconda, in chi ha tra 60 e 79 anni, non solo è praticamente efficace come terza e quarta, ma negli over 80 protegge addirittura più di booster e secondo richiamo da più di 120 giorni. Dopo la seconda dose, le altre non migliorano il risultato, se non per i primi tre mesi. Curiosamente il report Iss segala che la prevenzione da malattia grave è «pari al 92% nei soggetti over 80 vaccinati con seconda dose booster entro 120 giorni e pari all’83% in chi ha fatto quarta dose da oltre 120 giorni» e che è «pari all’80% nella fascia d’età 60-79 anni vaccinati con seconda dose booster» entro tre mesi. Questi numeri però non dicono tutta la realtà dei fatti che raccontano i grafici. Il motivo? Lo ammette lo stesso Iss: l’efficacia dell’immunizzazione è stabilita rispetto ai non vaccinati. Il documento non compara l’efficacia delle varie dosi tra loro, ma solo con chi non ne ha alcuna. I grafici però parlano e sollevano più di qualche domanda sull’opportunità di continuare a fare richiami in anziani e fragili che, spesso, non rispondono al vaccino, nessuno, cioè hanno una risposta immunitaria compromessa. Basta guardare a quello che succede sul tasso di infezioni ogni 100.000 abitanti riportati nei grafici dell’Iss. Tra i 60 e 79 anni, i vaccinati con secondo booster sono addirittura più a rischio di positività di chi ha due dosi (che ha un valore simile rispetto ai non vaccinati), ma anche di chi ha il booster. La situazione diventa paradossale negli over 80. Ogni dose successiva aumenta il rischio di positività. La quarta, dopo tre mesi, ha addirittura un tasso che è quasi doppio rispetto alla seconda. Eppure si continua a puntare sul richiamo. Qualcuno potrebbe osservare che ciò sia suffragato da prove evidenti sulla riduzione delle forme gravi tali da richiedere l’ospedalizzazione. E invece no, almeno nel lungo termine. Tra i 60 e 79 anni, tutto sommato, un booster protegge un pochino in più dal ricovero, ma non fa la differenza negli accessi in terapia intensiva rispetto alle due dosi. In chi supera gli 80 anni, invece, succede una cosa interessante. Dopo la quarta iniezione, per i primi quattro mesi, si riducono i tassi per il ricovero ordinario e in terapia intensiva, rispetto a chi ha meno dosi, ma passati 120 giorni, il rischio aumenta addirittura di più che non nei bidosati. Nemmeno sulla mortalità i dati sono incontrovertibili. All’aumentare del numero delle dosi, i valori un po’ si abbassano, soprattutto nella finestra dei quattro mesi dopo il secondo booster, ma poi si assestano intorno a quelli della seconda dose, con tassi perfino peggiori del booster. L’efficacia della quarta dose di vaccini a mRna è evanescente, come la terza, del resto. La seconda sembra reggere. Forse varrebbe la pena porsi qualche domanda, avanzare qualche ipotesi sulla questione e sull’opportunità di continuare a inoculare dosi, a distanza di pochi mesi, in chi è fragile, anziano e con difese che rispondono poco e male. Del resto, non si può escludere di peggiorare la situazione. «Continuando a sollecitare il sistema immunitario a intervalli ravvicinati potremmo causare l’effetto contrario rispetto a quello sperato», osserva Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica dell’Ospedale Sacco di Milano. Sarebbe il danno, oltre alla beffa: quella che è capitata a chi ha ascoltato il ministro Roberto Speranza e si è fatto il secondo richiamo quest’estate. Pienamente coperto quando serviva meno, data la minima incidenza nella stagione calda, si ritrova scoperto dal beneficio passeggero, proprio in vista dell’inverno, dove il rischio d’infezione è attesa in aumento. In questi giorni, il nuovo ministro della Salute, Orazio Schillaci, è tornato sulla necessità della vaccinazione contro «il Covid-19 e l’influenza stagionale, con una particolare attenzione al target degli anziani e dei fragili». Potrebbe essere il primo esempio di calendario vaccinale per un nuovo approccio al Covid: invece dei richiami praticamente trimestrali, proporre una iniezione all’anno, in autunno, insieme all’antinfluenzale, quando la fugace efficacia è più necessaria. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/dura-4-mesi-e-funziona-poco-tutti-i-dati-sulla-quarta-dose-2658639260.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="immunizza-zero-effetti-avversi-bufale-per-rifilare-il-vaccino-ai-bimbi" data-post-id="2658639260" data-published-at="1668295198" data-use-pagination="False"> «Immunizza», «zero effetti avversi». Bufale per rifilare il vaccino ai bimbi La campagna vaccinale per i nuovi bivalenti vien condotta un po’ ovunque con locandine, pieghevoli e le consuete rassicurazioni. Operazione trasparenza, ancora una volta zero. La Regione Lombardia rimanda alle Faq del sito del ministero della Salute, la lista predisposta di domande e risposte sui «più frequenti problemi» relativi all’utilizzo del vaccino anti Covid. Viene ripetuto che «oltre all’efficacia nel prevenire il contagio e le relative conseguenze, la vaccinazione comporta benefici quali la possibilità di frequentare la scuola e condurre una vita sociale». Siamo fermi ai lockdown di Roberto Speranza. Dal portale della Regione Toscana si può scaricare un Pdf, che dovrebbe dare risposte puntuali a un genitore intenzionato a fare iniettare il siero nel figlioletto di fascia 5-11 anni. A parte le consuete, non veritiere informazioni sui benefici del farmaco che impedirebbe la trasmissione del contagio mentre non è così, l’ha detto pure Pfizer, stupefacenti sono le pseudo rassicurazioni. A mamma e papà che vorrebbero sapere «come viene rilevata l’assenza di controindicazioni», viene spiegato che «il personale sanitario pone una serie di semplici ma precise domande utilizzando una scheda standardizzata, valutando così se la vaccinazione può essere effettuata o debba essere rinviata». Bel modo di procedere, dando per buone le risposte a memoria di mamma e papà sulla salute del pargolo. Non ci dovrebbe essere un certificato del pediatra di libera scelta? Nei sedici punti, del rischio miocarditi o pericarditi non si fa cenno, l’unica preoccupazione è dare certezze che non esistono. I vaccini sarebbero super sicuri «perché la rapida messa a punto e approvazione si deve alle nuove tecnologie, ingenti risorse messe a disposizione in tempi molto rapidi e a un nuovo e più rapido processo di valutazione delle agenzie regolatorie». Zero riferimenti ai trial su poco più di 2.000 bambini, perché allora l’informazione porrebbe dei seri dubbi a un genitore. Pure l’Emilia Romagna non è aggiornata, l’ultima revisione risale all’ottobre del 2021. Ripete che l’efficacia della vaccinazione nel prevenire l’infezione «è superiore all’88% per i vaccinati con ciclo completo», mentre l’abbiamo visto dai report dell’Iss, l’alta percentuale di contagi addirittura nei tridosati. Non contempla chiarimenti sulla vaccinazione in fascia 5-11 e nemmeno si accorge di aver scritto che «bambini dai 12 ai 15 anni e anche più giovani sono drammaticamente a minor rischio di evolvere verso una forma grave di Covid-19», mal traducendo dall’inglese il significato di «notevolmente». La Regione Lazio raccomanda il vaccino anche agli under 11. «Gli studi effettuati per il vaccino in questa fascia di età dimostrano un’elevata efficacia nel prevenire il Covid-19 (91%)», sostiene, e non può essere al 100% «fino a quando una percentuale maggiore della popolazione non avrà ricevuto i vaccini». Affermazione totalmente priva di scientificità. I possibili eventi avversi non vengono sfiorati, sono indicati solo possibili gonfiori, dolori al braccio, mal di testa. Eppure, le stesse Faq del sistema sanitario del Lazio vengono riprese dall’azienda autonoma dell’Alto Adige, che ha lanciato la campagna per il richiamo da titolo «Insieme. Più forti. Vaccinati adesso». Inquietante è quello che dicono per i donatori, ovvero che dalla somministrazione di un vaccino a mRna è sufficiente che siano passare 48 ore per offrire il proprio sangue. Così, l’Rna messaggero si troverà nel plasma del ricevente anche dopo dieci mesi.
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)