Nel 2024 la spesa militare di Vladimir Putin supererà quella sociale. Nelle sue basi, Mosca ha 4.489 testate nucleari, più altre 1.400 ritirate ma utilizzabili. Inoltre, per velocità, potenza e gittata, i suoi Mig 31 equipaggiati con missili ipersonici Kinzhal non hanno rivali.
Nel 2024 la spesa militare di Vladimir Putin supererà quella sociale. Nelle sue basi, Mosca ha 4.489 testate nucleari, più altre 1.400 ritirate ma utilizzabili. Inoltre, per velocità, potenza e gittata, i suoi Mig 31 equipaggiati con missili ipersonici Kinzhal non hanno rivali.Il governo russo ha presentato nell’ottobre 2023 la sua proposta di bilancio per il 2024, con una svolta storica: per la prima volta la spesa militare supererà quella sociale, assorbendo il 6% del Pil. La guerra contro l’Ucraina e l’Occidente diventa la priorità assoluta del Cremlino e il principale motore dell’economia russa. Le cifre record stanziate per la difesa non lasciano dubbi: Mosca non ha intenzione di porre fine al conflitto in Ucraina. Che i combattimenti si intensifichino o si assestino in una guerra di trincea, i fondi serviranno a rimpinguare gli arsenali esauriti e a preparare la Russia a nuove sfide. La liquidità a disposizione permette di finanziare un’escalation del conflitto, con l’eventuale imposizione della legge marziale o la mobilitazione generale (ieri Putin ha firmato l’ordine di mobilitazione dei riservisti). Elencare nel dettaglio l’immenso arsenale nucleare militare russo è qui impossibile, tuttavia alcuni numeri sono indicativi: 4.489 testate, che comprendono 1.674 testate strategiche schierate di cui 834 su missili balistici terrestri, 640 su missili balistici lanciati da sottomarini, 200 su bombardieri pesanti, più 999 testate strategiche immagazzinate integrate da 1.816 testate non strategiche, inoltre ci sono 1.400 testate ritirate ma in gran parte intatte. Non è certo da oggi che la Russia sta investendo risorse di ogni tipo nel suo arsenale militare, un fatto del quale qualche giorno fa ha parlato il Financial Times, che è venuto in possesso di 29 file militari russi segreti redatti tra il 2008 e il 2014, inclusi scenari di giochi di guerra e presentazioni per ufficiali della marina che discutono i principi operativi per l’uso delle armi nucleari e non solo. Ciò che deve preoccupare, e molto, è quello che la Russia sta facendo in due settori specifici: il primo è quello dei droni, vedi lo sviluppo del drone Piranya; presentato nel marzo 2023 è stato finora prodotto in 4.000 unità ed è in uso alle forze armate russe nelle aree di guerra. Prodotto dal Simbirsk Design Bureau di Ulyanovsk, in Russia, il Piranya è tecnologicamente molto avanzato e il suo punto di forza è una sorta di impermeabilità alla guerra elettronica, funzionando su frequenze che hanno dimostrato di essere resistenti ai tentativi di intercettarlo e abbatterlo. Il Piranya ha un raggio d’azione fino a 15 km e una capacità di carico fino a 4,5 kg, caratteristiche lo rendendo perfetto a una varietà di missioni, compresa la distruzione di veicoli leggeri e corazzati, così come di fortificazioni. La sua capacità dirompente si è vista in Ucraina, nella distruzione (ma gli esperti parlano di danneggiamento) del primo carro armato americano M1 Abrams inviato in Ucraina. Kiev è corsa ai ripari con il Piranha Avd 360, un sistema di guerra elettronica progettato per contrastare le operazioni Uav ostili che mira a proteggere i veicoli corazzati e i soldati dalle minacce dei droni creando un perimetro di difesa che blocca le operazioni dei droni entro un raggio di 600 metri. Quello che lo rende differente da altri sistemi antidrone è che Piranha Avd 360 riesce a interferire con i segnali di comando e di trasmissione dei dati dei droni, nonché con il sistema di navigazione satellitare, incluso il Glonass russo che è la controparte del Global Positioning System degli Stati Uniti e del sistema di posizionamento Galileo, sviluppato in Europa, rappresentando così una contromisura strategica contro i progressi russi nella guerra dei droni. Il secondo motivo di preoccupazione per la Nato è quello relativo ai Mig 31 equipaggiati con missili balistici ipersonici Kinzhal. Partendo dal presupposto che questo velivolo ha caratteristiche uniche, come ad esempio la sua capacità di raggiungere una velocità massima di 3.000 chilometri orari, una gittata di oltre 1.500-2.000 chilometri e che può trasportare un carico utile significativo di centinaia e centinaia di chilogrammi di esplosivi, si tratta di degli aerei da combattimento più rapidi al mondo. Come scritto su queste pagine il 21 dicembre 2023, le sue capacità operative ad alta quota sono state evidenziate durante una spettacolare esercitazione nel Mare di Barent, dove è salito oltre i 11.000 metri di altitudine per simulare scenari di combattimento aereo. I Mig 31 quel giorno erano accompagnati da caccia Su-27. Come secondo armamento, il Mig 31 dispone dei missili balistici ipersonici Ch-47M2 Kinzhal e questa sì che è una brutta notizia. Da tempo si discute dei missili ipersonici che possono viaggiare a una velocità di Mach-10 e seguire una traiettoria di volo discontinua, rendendo molto più difficile la loro intercettazione da parte dei sistemi di difesa nemici. La combinazione dei due sistemi consente di lanciare attacchi da varie direzioni, comprese le regioni settentrionali, orientali e del Mar Nero, anche su obiettivi Nato. Qui è bene ricordare che oggi i Paesi membri della Nato non hanno un sistema capace di intercettare armi ipersoniche come il Kinzhal. E tutto questo Vladimir Putin lo sa.
Mario Adinolfi (Ansa)
Il saggista Mario Adinolfi: «Mamdani filo gay? No, è solo il cavallo di Troia dei musulmani. I cattolici meritano più attenzione dal governo».
Scienziati tedeschi negli Usa durante un test sulle V-2 nel 1946 (Getty Images)
Il 16 novembre 1945 cominciò il trasferimento negli Usa degli scienziati tedeschi del Terzo Reich, che saranno i protagonisti della corsa spaziale dei decenni seguenti.
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Il 16 luglio 1969 il razzo Saturn V portò in viaggio verso il primo allunaggio della storia l’equipaggio della missione Nasa Apollo 11. Il più grande passo per l’Uomo ed il più lungo sogno durato secoli si era avverato. Il successo della missione NASA fu il più grande simbolo di vittoria nella corsa spaziale nella Guerra fredda per Washington. All’origine di questo trionfo epocale vi fu un’operazione di intelligence iniziata esattamente 80 anni fa, nota come «Operation Paperclip». L’intento della missione del novembre 1945 era quella di trasferire negli Stati Uniti centinaia di scienziati che fino a pochi mesi prima erano stati al servizio di Aldolf Hitler e del Terzo Reich nello sviluppo della tecnologia aerospaziale, della chimica e dell’ingegneria naziste.
Nata inizialmente come operazione intesa ad ottenere supporto tecnologico per la tardiva resa del Giappone nei primi mesi del 1945, l’operazione «Paperclip» proseguì una volta che il nuovo nemico cambiò nell’Unione Sovietica, precedente alleato di Guerra. Dopo la caduta del Terzo Reich, migliaia di scienziati che avevano lavorato per la Germania nazista si erano sparsi per tutto il territorio nazionale, molti dei quali per sfuggire alla furia dei sovietici. L’OSS, il servizio segreto militare dal quale nascerà la CIA, si era già preoccupato di stilare un elenco delle figure apicali tra gli ingegneri, i fisici, i chimici e i medici che avrebbero potuto rappresentare un rischio se lasciati nelle mani dell’Urss. Il Terzo Reich, alla fine della guerra, aveva infatti raggiunto un livello molto avanzato nel campo dell’ingegneria aeronautica e dei razzi, uno dei campi di studio principali sin dai tempi della Repubblica di Weimar. I missili teleguidati V-2 e i primi aerei a reazione (Messerschmitt Me-262) rivelarono agli alleati quella che sarebbe stata una gravissima minaccia se solo Berlino fosse riuscita a produrre in serie quelle armi micidiali. Solamente l’efficacia dei potenti bombardamenti sulle principali strutture industriali tedesche ed il taglio dei rifornimenti impedì una situazione che avrebbe potuto cambiare in extremis l’esito del conflitto.
L’Operazione «Paperclip», in italiano graffetta, ebbe questo nome perché si riferiva ai dossier individuali raccolti negli ultimi mesi di guerra sugli scienziati tedeschi, molti dei quali erano inevitabilmente compromessi con il regime nazista. Oltre ad aver sviluppato armi offensive (razzi e armi chimiche) avevano assecondato le drammatiche condizioni del lavoro forzato dei prigionieri dei campi di concentramento, caratterizzate da un tasso di mortalità elevatissimo. L’idea della graffetta simboleggiava il fatto che quei dossier fossero stati ripuliti volontariamente dalle accuse più gravi dai redattori dei servizi segreti americani, al fine di non generare inevitabili proteste nell’opinione pubblica mondiale. Dai mesi precedenti l’inizio dell’operazione, gli scienziati erano stati lungamente interrogati in Germania, prima di essere trasferiti in campi a loro riservati negli Stati Uniti a partire dal 16 novembre 1945.
Tra gli ingegneri aeronautici spiccavano i nomi che avevano progettato le V-2, costruite nel complesso industriale di Peenemünde sul Baltico. Il più importante tra questi era sicuramente Wernehr von Braun, il massimo esperto di razzi a propulsione liquida. Ex ufficiale delle SS, fu trasferito in a Fort Bliss in Texas. Durante i primi anni in America fu usato per testare alcune V-2 bottino di guerra, che von Braun svilupperà nei missili Redstone e Jupiter-C (che lanciarono il primo satellite made in Usa). Dopo la nascita della NASA fu trasferito al Marshall Space Flight Center. Qui nacque il progetto dei razzi Saturn, che in pochi anni di sviluppo portarono gli astronauti americani sulla Luna, determinando la vittoria sulla corsa spaziale con i sovietici e divenendo un eroe nazionale.
Con von Braun lavorò allo sviluppo dei razzi anche Ernst Stuhlinger, grande matematico, che fu estremamente importante nel calcolo delle traiettorie per la rotta dei razzi Saturn. Fu tra i primi a ipotizzare la possibilità di raggiungere Marte in tempi relativamente brevi. Nel team dei tedeschi che lavorarono per la Nasa figurava anche Arthur Rudolph, che sarà uno dei principali specialisti nei motori del Saturn. L’ingegnere tedesco si occupò in particolare del funzionamento del primo stadio del razzo che conquistò la Luna, un compito fondamentale per un corretto decollo dalla rampa di lancio. Rudolph era fortemente compromesso con il Terzo Reich in quanto membro prima del partito nazista e quindi delle SS. Nel 1984 decise di lasciare gli Stati Uniti dopo che nei primi anni ’80 iniziarono una serie di azioni giudiziarie contro quegli scienziati che più si erano esposti nella responsabilità dell’Olocausto. Morirà in Germania nel 1996.
Tra gli ingegneri, fisici e matematici trasferiti con l’operazione Paperclip fu anche Walter Häussermann, esperto in sistemi di guida dei razzi V-2. Figura chiave nel team di von Braun, sviluppò negli anni di collaborazione con la NASA gli accelerometri ed i giroscopi che il razzo vettore del programma Apollo utilizzò per fornire i dati di navigazione al computer di bordo.
In totale, l’operazione Paperclip riuscì a trasferire circa 1.600 scienziati tedeschi negli Stati Uniti. In ossequio alla realpolitik seguita alla corsa spaziale, la loro partecipazione diretta o indiretta alle attività belliche della Germania nazista fu superata dall’enfasi che il successo nella conquista della Luna generò a livello mondiale. Un cammino che dagli ultimi sussulti del Terzo Reich, quando le V-2 colpirono Londra per 1.400 volte, portò al primo fondamentale passo verso la conquista dello Spazio.
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Beppe Sala (Ansa)
Per «Italia Oggi», la città di Mr Expo è prima per reati commessi. Due sentenze della Cassazione riscrivono l’iter per le espulsioni.
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