2019-03-14
Droga, morte e violenza: è la Finlandia felix
Rovaniemi, il villaggio di Babbo Natale / iStock
Secondo l'Onu è il Paese più felice del pianeta. Ma la nazione dei laghi non è quello che sembra. Ha il più alto tasso di omicidi in Europa, uno dei maggiori livelli di suicidi al mondo, la percentuale di vittime di abusi sessuali è il doppio rispetto alla media Ue.In tempi bui come quelli che stiamo vivendo, è dura persino sopravvivere al paradiso terrestre. Abituati come siamo a lamentarci di continuo delle storture italiche, dimentichiamo egoisticamente che al mondo c'è sempre chi sta peggio di noi. Il paese di Babbo Natale, per esempio. Parliamo di Rovaniemi, capoluogo della Lapponia, città finlandese di 60.000 abitanti, considerata la residenza ufficiale dell'alternativa laica a Gesù bambino nella distribuzione di doni. Nonostante venga descritta come «un paesaggio da fiaba» dal sito ufficiale del turismo, la comunità è balzata agli onori della cronaca per un motivo differente dai parchi a tema natalizio, dalle meravigliose aurore boreali o dalle gite su slitte trainate da renne: il costante aumento del consumo di droga, soprattutto cannabis, anfetamine, metanfetamine ed ecstasy, da parte dei giovani tra i 15 e i 34 anni. Stando ai dati della clinica Romppu, specializzata nella riabilitazione dei tossicodipendenti lapponi, molti ragazzi, indifferenti alla bellezza dei paesaggi innevati e delle foreste di pini neri, si trascinano in una quotidianità fatta di criminalità e consumo di droga.Una realtà testimoniata già nel 2010 da Reindeerspotting, crudo documentario incentrato sulle vicende picaresche di Joonas Neuvonen e Jani Raappana, rispettivamente regista e protagonista del film. Perennemente a caccia di Subutex, oppiaceo solitamente utilizzato per il trattamento della dipendenza da eroina, i due ventenni sembrano del tutto incapaci di tenersi fuori dalle situazioni più assurde e pericolose. A pochi minuti dall'inizio della pellicola, un amico del duo si lancia dal balcone durante la tradizionale corsa natalizia delle renne, senza apparente motivo se non quello di essere ripreso da Neuvonen; a metà, a Jani vengono tagliate due dita in una lite tra drogati; a tre quarti, per evitare una condanna penale per guida in stato di ebrezza e furto, i due rapinano un negozio e scappano dal Paese. Francia, Italia, Spagna, Marocco... al termine del film, nel loro girovagare senza meta, i Don Chisciotte e Sancho Panza lapponi sembrano quasi riscoprire la gioia di vivere. Divenuto il più grande successo cinematografico finlandese, celebrato al festival di Locarno e al Moma di New York, il documentario ha trovato un beffardo controcanto nella realtà: a pochi mesi dall'uscita, Jani Raappana si è impiccato in uno squallido motel di Phnom Penh, mentre Joonas Neuvonen è stato condannato nel 2013 a due anni e sei mesi di reclusione per possesso di stupefacenti.Ma nella vita, si sa, non si può abbassare la guardia un attimo che subito la tragedia muta in farsa. Così, a discapito delle dolorose vicende di Neuvonen, di Raappana e dei giovani finnici che vivono un'esistenza vuota e priva di prospettive, il World happiness report 2018 dell'Onu ha incoronato la Finlandia come «Paese più felice del mondo». Stilata in occasione della Giornata internazionale della felicità (istituita dalla stessa Organizzazione delle Nazioni unite, nel caso vi steste domandando se sia stato giusto tagliarne i fondi con l'ultima manovra economica), questa relazione annuale «calcola» il livello di felicità delle popolazioni basandosi su sei parametri: il Pil pro capite, la rete di supporto sociale, l'aspettativa di vita, la libertà di scelta, la generosità e la corruzione percepita. Fin dalla sua istituzione nel 2013, i primi posti della classifica sembrano essere stati appannaggio quasi esclusivo dei Paesi nordici: Danimarca, Norvegia, Svezia, Islanda, Olanda. Per quest'anno, l'Italia si è dovuta accontentare di un misero 47° posto.In definitiva, che cosa rende così felice la Finlandia, una nazione di 5 milioni e mezzo di abitanti che solo 150 anni fa fu colpita dall'ultima carestia dovuta a cause naturali d'Europa? Stando al report, è il Paese più stabile, sicuro, meglio governato, meno corrotto e più socialmente progressista al mondo. Persino a livello di saune (sic!) sono nell'avanguardia pura: ce n'è una ogni due abitanti. Che cosa possono imparare gli italiani dai finlandesi per risalire la china del World happiness report? Sicuramente il nome del loro responsabile della comunicazione e quanto costerebbe assumerlo. Ci vuole infatti un enorme talento per far dimenticare di essere la popolazione con il più alto tasso di omicidi in Europa (2,1 morti ogni 100.000 abitanti, il doppio rispetto al Regno Unito) e di avere uno dei più alti livelli di suicidi al mondo (32° posto nel 2016, secondo la World health organization; l'Italia si ferma al 142°). Bisogna essere dei geni del marketing per convincere più del 30% della popolazione femminile che la violenza sessuale non sia un crimine comune, a fronte di un tasso di vittime del 47%, il doppio rispetto alla media europea (in Italia, la percezione della pericolosità è al 90%, il tasso effettivo di molestie al 27%).Secondo un recente rapporto dell'European monitoring centre for drugs and drug addicition, il già citato consumo di stupefacenti ha fatto registrare un aumento del 13,5% in dieci anni. Una volta appreso ciò, e che il numero di aggressioni legate alla droga è salito del 9,1% nel solo 2017, sorge spontaneo domandarsi: dove si traccia il discrimine della felicità? Avere il sistema scolastico più moderno d'Europa può far dimenticare ai finlandesi di essere anche tra i principali consumatori di antidepressivi del Vecchio Continente? Se l'alcolismo è una piaga tale da aver rappresentato nel 2006 la prima causa di morte (spesso violenta, stando a un'indagine della rivista Iltalehti), lo si può davvero considerare «il Paese più felice del mondo»?I lapponi sono costretti a vivere in una terra in cui la temperatura può raggiungere i meno 40 gradi, il terreno è coperto di neve per quasi 200 giorni all'anno e il kaamos, la «notte polare», oblitera il sole dall'inizio di dicembre alla fine di gennaio. Naturalmente, sono invidiabili l'economia solida, il forte potere d'acquisto e un modello di Stato sociale in grado di garantire a tutta la popolazione degli standard di vita qualitativamente elevati. È fuori discussione.Il problema nasce quando il welfare, da strumento per la realizzazione degli ideali di una comunità, diventa in sé e per sé l'ideale da raggiungere. La retorica imperante sui popoli scandinavi ci porta a immaginare dei Paesi gioiosi e perfettamente funzionanti, in cui la parità tra uomo e donna è un dato di fatto, l'integrazione degli immigrati è automatica e l'ambiente è tutelato in ogni ambito. Che brutto risveglio scoprire che in Svezia si contano 53,2 stupri ogni 100.000 abitanti, il secondo tasso più alto al mondo dopo il Lesotho; che in Norvegia si registra il numero di morti per eroina più alto d'Europa (per non parlare dell'amore per i migranti dimostrato da individui come Anders Breivik, il neonazista che uccise 77 persone in due attentati nel luglio del 2011); o che, secondo i dati del Global footprint network, i Paesi nordici sono in proporzione tra i più inquinanti al mondo.Una volta che si sia rinunciato a qualsiasi ideale che non sia la libertà sfrenata dell'individuo e il welfare a tutti i costi, una società, per quanto efficiente , non può che precipitare in una spirale di disturbi psichici, suicidi, criminalità, denatalità, mercificazione dei rapporti tra individui e disgregazione sociale. Nei Paesi scandinavi ricchezza non equivale automaticamente al benessere. In Italia abbiamo un alto tasso di disoccupazione, un'economia stagnante e una classe politica che sembra uscita da un film di Federico Fellini. Ma, tutto sommato, potrebbe andarci molto peggio: un giorno potremmo svegliarci e scoprire di essere stati eletti il Paese più felice del mondo. Dio ce ne scampi.