2021-04-21
Draghi rinnega Speranza: «Noi, impreparati»
In un videomessaggio in vista del Global health summit del 21 maggio, il premier fa piazza pulita di un anno di incertezze, mezze bugie, coperture, errori. E dà un giudizio spietato sulla gestione della pandemia: «Piani di emergenza obsoleti e insufficienti».Finalmente qualcuno lo ammette. «La maggior parte di noi non era pronta ad affrontare una crisi sanitaria di tale portata»: questo «qualcuno» è Mario Draghi. D'un colpo Palazzo Chigi fa piazza pulita di un anno di incertezze, mezze bugie, coperture, errori. È quello che tutti sapevano ma nessuno tra quelli che finora ha avuto la responsabilità di governare l'emergenza ha mostrato il coraggio di riconoscere. A questa verità era arrivata perfino l'Organizzazione mondiale della sanità, un organismo che non ha brillato per trasparenza e rispetto della verità e che aveva fatto di tutto per nascondere le responsabilità della Cina, sua ricca finanziatrice. Se non altro, però, l'Oms poteva contare su alcuni funzionari in Europa che avevano messo per iscritto i pochi meriti e le enormi colpe del sistema sanitario italiano, totalmente impreparato di fronte a un evento pandemico. Quei funzionari, guidati dall'italiano Francesco Zambon, nel maggio 2020 avevano preparato un rapporto che toglieva il velo a tre mesi di improvvisazione nell'affrontare l'emergenza sanitaria: una gestione definita «caotica e improvvisata». Ma quel dossier è stato immediatamente silenziato, pubblicato e ritirato in 24 ore per compiacere il governo e i vertici della sanità italiana. Ieri invece è stato come se Draghi avesse invece deciso di togliere quel rapporto dal cassetto e di farlo proprio.Sprovveduti ad affrontare una crisi sanitaria simile. Le parole di Draghi suonano soprattutto come una sconfessione di chi ha governato prima di lui, compreso il ministro Roberto Speranza, che in realtà governa ancora ma costretto a seguire la nuova rotta tracciata dal premier. Davanti ai giornalisti il presidente del Consiglio proclama di avere «piena stima» del titolare della Sanità, ma ogni giorno che passa questa fiducia si sta dimostrando soltanto di facciata. Le riaperture ormai viaggiano a buon ritmo e Speranza deve rimangiarsi paure e incertezze. Il ministro non può più trincerarsi dietro il Comitato tecnico scientifico per evitare di prendersi la responsabilità di ridare fiato all'Italia. Ora, dopo avere imposto nei fatti la svolta operativa, Draghi consegna al Paese anche un giudizio spietato su un anno di gestione della pandemia.Il presidente del Consiglio ha introdotto con un videomessaggio i lavori di un seminario online in vista del Global health summit, in calendario il 21 maggio a Roma. Il vertice del prossimo mese si concluderà con la Dichiarazione di Roma, e l'incontro di ieri doveva impostare il lavoro di elaborazione dei principi. «La Dichiarazione», ha detto Draghi, «conterrà una serie di principi per rafforzare i nostri sistemi sanitari, migliorare le nostre capacità di risposta e avere gli strumenti per rispondere a future emergenze sanitarie». Anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, ha mandato ieri il suo videomessaggio. È davanti a questo uditorio che il capo del governo ha denunciato che «ci mancava la capacità di rilevare la pandemia attraverso un sistema di allerta precoce. I nostri piani di emergenza erano obsoleti e insufficienti. Nonostante tutto il coraggio dei nostri medici e infermieri, il virus ha messo in luce le fragilità dei nostri sistemi sanitari», ha aggiunto. Per poi concludere, con un tocco di speranza (con la minuscola): «Ma abbiamo mostrato la capacità di reagire». Incapacità, imprevidenze, insufficienze, fragilità: è quello che Speranza ha sempre negato. Non si sapeva nulla di come affrontare l'emergenza in arrivo, al punto che nelle prime settimane il ministro aveva detto che voleva combattere la pandemia con la solidarietà e senza le mascherine, cha sono state regalate ai cinesi. I quali hanno riaperto prima dell'estate e ora stanno vivendo una poderosa ripresa economica. Il «giovane vecchio», come l'ha definito il vignettista Vauro, si era perfino opposto alle richieste dei governatori di mettere in quarantena quanti tornavano dalla Cina. Per non parlare del piano pandemico. Avere un modello operativo e tenerlo aggiornato era una raccomandazione dell'Oms che risale ai primi anni Duemila. L'Italia lo approvò nel 2006 senza mai adeguarlo fino al febbraio 2021. E anche quando avrebbe dovuto farne tesoro, cioè tra la fine del 2019 e gli inizi del 2020, quel documento è rimasto lettera morta.Ora Draghi rompe il silenzio sull'impreparazione, la mancanza di «un sistema di allerta precoce», i «piani di emergenza obsoleti e insufficienti», la «fragilità dei sistemi sanitari». Assieme ai rimproveri, è in arrivo anche la sterzata. «La pandemia ci impone di essere meglio preparati», ha aggiunto ieri il premier. «Dobbiamo sostenere la ricerca, rafforzare le catene di approvvigionamento e ristrutturare i sistemi sanitari nazionali. Dobbiamo rafforzare il coordinamento e la cooperazione globali. Gli scienziati hanno sviluppato una serie di vaccini efficaci. Le aziende farmaceutiche si sono unite per aumentare la produzione. I governi hanno lanciato programmi di vaccinazione senza precedenti. Abbiamo la possibilità di porre fine alla peggiore pandemia. Tuttavia, dobbiamo essere meglio preparati per il futuro».
Jose Mourinho (Getty Images)