2025-03-25
Il doppio standard europeo: in Ucraina tifa per la guerra, a Israele chiede di negoziare
L'Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas (Ansa)
La Kallas ha esortato Gerusalemme a trattare e a rispondere ad Hamas «in modo proporzionato». Lo Stato ebraico smentisce: mai ricevuto un piano di tregua egiziano.Spara sulla folla ad Haifa: due morti. Ucciso l’assalitore. La Cnn: «L’Idf prepara una nuova offensiva con 50.000 soldati a Gaza».Lo speciale contiene due articoli.«Riprendere i negoziati è l’unico modo fattibile per porre fine alle sofferenze da tutte le parti. La violenza alimenta altra violenza, i nuovi combattimenti stanno causando un’incertezza insopportabile per gli ostaggi e le loro famiglie, e orrore e morte per il popolo palestinese». Lo ha detto ieri l’Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas, in conferenza stampa a Gerusalemme con il ministro degli esteri israeliano Gideon Sa’ar. Poi il capo della diplomazia europea ha affermato: «Gli israeliani devono potersi sentire al sicuro nelle loro case. Israele ha il diritto all’autodifesa contro gli attacchi terroristici, che provengano da Hamas, dagli Huthi o da Hezbollah. Tuttavia, le azioni militari devono essere proporzionate». Kallas ha poi spiegato che l’Unione europea è a favore del piano egiziano per la ricostruzione di Gaza e che Bruxelles non prevede alcun ruolo per Hamas nella futura governance della Striscia. Poi a una domanda sugli attacchi israeliani in Siria ha risposto: «Queste cose sono inutili perché la Siria in questo momento non sta attaccando Israele, e questo alimenta una maggiore radicalizzazione, anch’essa contro Israele, che non vogliamo vedere». Ciò che colpisce è che mentre con il conflitto Israele/Hamas l’Unione Europea vuole che si riprendano i negoziati, per quanto riguarda il conflitto russo/ucraino si parla solo di armi, truppe e soldati.Gideon Sa’ar durante la conferenza stampa ha detto che «Israele non ha ancora deciso se imporre o meno un governo militare a Gaza», poi il ministro ha ribadito che che Israele sta rispettando il diritto internazionale, riferendosi all’articolo 70 del Protocollo di Ginevra del 1949. Sa’ar ha ribadito che i 25.000 camion che Israele ha fatto entrare durante la tregua sono adeguati per le esigenze dei gazawi: «Nessun Paese è obbligato a facilitare una guerra contro se stesso, Israele non deve essere tenuto a uno standard diverso». Il ministro degli Esteri ha inoltre detto che è «naturale» che Israele si aspetti il sostegno dell’Unione Europea nel conflitto in corso contro il terrorismo islamico: «Stiamo combattendo la guerra del mondo libero. Iran, Huthi, Hamas e Hezbollah ci attaccano perché siamo vicini. Ma non fatevi illusioni, la guerra è contro la civiltà occidentale. Contro i suoi valori e i suoi stili di vita». Ieri l’ambasciata di Israele presso la Santa Sede, replicando all’appello del Papa all’Angelus, ha affermato che a Gaza che viene rispettato il diritto internazionale. Il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ha risposto: «Speriamo sia così. Siamo molto preoccupati per la violazione ormai sistematica del diritto internazionale, abbiamo parlato con la Croce Rossa e sono molto in difficoltà: bombardamenti sui civili, uccisione degli operatori, sono azioni che vanno contro il diritto umanitario, non c’è più rispetto del diritto umanitario». Sul fronte del possibile negoziato una fonte di Hamas ha dichiarato all’Ap che il gruppo terroristico ha risposto affermativamente alla proposta egiziana di un cessate il fuoco a Gaza. Il notiziario panarabo Al-Araby al-Jadeed ha riferito che l’offerta include la cessazione immediata dei combattimenti a Gaza, che servirà come base per negoziati estesi con l’obiettivo di stabilire un calendario per il rilascio del resto degli ostaggi. Inoltre, la proposta include l’impegno di Hamas a fornire a Israele informazioni dettagliate sulle condizioni di tutti gli ostaggi, sia vivi che morti, insieme a prove fotografiche che dimostrino la veridicità delle informazioni inviate. Ieri Hamas ha diffuso un video di propaganda in cui compaiono Elkana Bohbot e Yosef-Haim Ohana, due ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre durante il festival Nova e tuttora detenuti a Gaza. Il gruppo jihadista ha già pubblicato in passato filmati simili, in quella che Israele definisce una deplorevole strategia di guerra psicologica. Fonti della sicurezza hanno aggiunto che anche gli Stati Uniti avrebbero accettato il piano dell’Egitto, ma un funzionario israeliano ha dichiarato lunedì al Times of Israel: «Non abbiamo sentito parlare di nuove proposte». Infine, sempre a proposito di trattative, l’inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente, Steve Witkoff, ha dichiarato in un’intervista che Hamas potrebbe averlo «ingannato» all’inizio di questo mese, poiché inizialmente pensava che il gruppo terroristico avesse accettato la sua proposta ponte per estendere il cessate il fuoco a Gaza, salvo poi tirarsi indietro come accaduto molte altre volte. «Credevo avessimo un accordo accettabile. Pensavo persino che avessimo l’approvazione di Hamas. Forse sono solo io che mi faccio ingannare. Pensavo che fossimo arrivati, ed evidentemente non era così», ha detto Witkoff a Fox News Sunday. Del futuro del Medio Oriente ieri hanno parlato sia il presidente americano Donald Trump che il suo vice, JD Vance. Il tycoon ha dichiarato: «Non c’erano problemi in Medio Oriente quando ho lasciato l’incarico nel 2021 e ora ci sono molte sfide da affrontare». Mentre Vance ha detto che «altri Paesi sottoscriveranno gli Accordi di Abramo» per la normalizzazione dei rapporti con Israele. Poi ha attaccato l’amministrazione Biden: «Si pensi agli Accordi di Abramo, una delle grandi conquiste diplomatiche sotto la prima amministrazione Trump. L’Amministrazione Biden non ha fatto assolutamente nulla al riguardo. Non ci ha costruito niente. Non ha aggiunto nessun altro Paese. Solo per dispetto politico».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/doppio-standard-europeo-ucraina-israele-2671403914.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="spara-sulla-folla-ad-haifa-due-morti-ipotesi-maxi-assalto-di-terra-a-gaza" data-post-id="2671403914" data-published-at="1742893671" data-use-pagination="False"> Spara sulla folla ad Haifa: due morti. Ipotesi maxi assalto di terra a Gaza I segnali dopo la tregua saltata tra Israele e Hamas allontanano ogni spiraglio di cessate il fuoco: lo Stato ebraico starebbe infatti pianificando una nuova offensiva di terra su vasta scala a Gaza, schierando decine di migliaia di militari. Questo è quanto ha riferito un funzionario israeliano alla Cnn, spiegando che l’attacco su vasta scala sarebbe tra le opzioni sul tavolo di Benjamin Netanyahu. Anche l’ex capo del Consiglio di sicurezza nazionale di Israele, Eyal Hulata ha fatto presente al canale americano: «Se non ci saranno nuovi negoziati per gli ostaggi, l’unica alternativa sarà riprendere i combattimenti. E ci sono piani seri». Intanto Hamas ha perso un altro dei suoi capi: Israele ha confermato ieri l’uccisione di Ismail Barhoum, membro dell’ufficio politico dell’organizzazione terroristica, nonché successore del premier de facto a Gaza Issam Da’alis, durante l’attacco di domenica notte all’ospedale Nasser nel Khan Younis. L’Idf e lo Shin Bet hanno spiegato il ruolo del terrorista in una dichiarazione congiunta: «Barhoum era una figura chiave nell’ufficio politico di Hamas ed era attivamente coinvolto nel processo decisionale militare». E avrebbe assunto anche la veste di capo delle finanze «incanalando fondi verso l’ala militare di Hamas, finanziando e pianificando l’esecuzione di attacchi terroristici contro lo Stato di Israele». L’offensiva di Gerusalemme su Gaza è proseguita anche ieri, con un carro armato israeliano che, secondo l’emittente televisiva Aqsa, avrebbe colpito un edificio della Mezzaluna rossa ad Al Mawasi, nel Sud della Striscia di Gaza. Lo stesso Comitato internazionale della croce rossa (Cicr) ha riferito che un proiettile esplosivo ha danneggiato un suo ufficio di Rafah, commentando in una nota: «Fortunatamente, nessun membro dello staff è rimasto ferito in questo incidente, ma ciò ha un impatto diretto sulla capacità del Cicr di operare». E chi invece ha deciso di ridurre la presenza del personale alla luce dei nuovi attacchi israeliani sulla Striscia è l’Onu. Il portavoce dell’organizzazione internazionale, Stephane Dujarric ha affermato: «Il segretario generale Antonio Guterres ha preso la difficile decisione di ridurre la presenza dell’organizzazione a Gaza, nonostante le esigenze umanitarie aumentino e la nostra preoccupazione per la protezione dei civili si intensifichi». Ma i raid di Israele hanno riguardato ieri anche la Siria, dove sarebbe stato colpito un sito militare nel Sud Est siriano, nella zona di Daraa. E spostando lo sguardo all’interno dei confini israeliani, alle contestazioni politiche si è aggiunto un attentato nel Nord del Paese, ma anche un missile intercettato. Ieri, un uomo di 25 anni arabo-israeliano ha investito a bordo di un’auto un soldato israeliano e una volta sceso dal veicolo ha accoltellato il militare, strappandogli il fucile per poi aprire il fuoco contro un’altra vettura, uccidendo un uomo di 85 anni. Mentre nel centro di Tel Aviv sono suonate le sirene a causa di un missile proveniente dallo Yemen. Intanto il tentativo del premier israeliano Benjamin Netanyahu di rimuovere il capo dello Shin Bet, Ronen Bar e la procuratrice generale Gali Baharav-Miara continua a sollevare critiche. Il leader del partito di Unità nazionale, Benny Gantz, ha avvertito: «La sicurezza di Israele è in pericolo a causa della frattura interna», descrivendo la dinamica attuale come un «6 ottobre sotto steroidi». Anche il deputato Gadi Eisenkot è intervenuto, dichiarando: «Mentre la maggioranza dei cittadini sostiene il ritorno immediato degli ostaggi, insieme a una lotta determinata contro il terrorismo e la sconfitta di Hamas, il governo è concentrato sulla guerra contro le istituzioni e il sistema giudiziario». E ieri Bibi ha spiegato alla Corte suprema, che ha sospeso il licenziamento di Bar, che la rimozione dall’incarico da capo dello Shin Bet: «Non è un caso giudiziario, l’autorità spetta al primo ministro e al governo».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)