2020-10-31
Dopo Nizza, è Giuseppi il primo a doversi dimettere
So che stupirò qualche lettore, ma io non penso che Luciana Lamorgese si debba dimettere. Dopo la scoperta che Brahim Aouissaoui , il killer di Nizza, era sbarcato a Lampedusa, proveniente dalla Tunisia, l'opposizione ha reclamato le dimissioni del ministero dell'Interno, in quanto non sarebbe riuscita a fermare il terrorista. Che l'Italia sia terra di approdo di tagliagole del calibro del ventunenne che ha decapitato una donna, sgozzandone una seconda e accoltellando il sacrestano di Notre-Dame, non è certo un titolo di merito per la responsabile del Viminale. Tuttavia, ritenerla la colpevole di quanto è accaduto forse è un po' troppo. Non già perché la sicurezza del Paese non sia il compito più importante di un ministro dell'Interno, ma perché a concorrere a spalancare le porte a chiunque, tra i quali oltre a nulla facenti anche a numerosi delinquenti, hanno contribuito in molti, primo fra tutti il presidente del Consiglio. Pur di rimanere attaccato alla poltrona, Giuseppe Conte non ha esitato a gettare alle ortiche le misure prese un anno prima, quando governava a braccetto con Matteo Salvini. All'epoca, il premier era contrario all'accoglienza indiscriminata e appoggiava - forse per convenienza ma di certo l'appoggiava - la linea dura dei porti chiusi, delle multe alle Ong e dello stop ai permessi umanitari concessi a chiunque. Non a caso, il governo varò i cosiddetti decreti sicurezza, che prevedevano un giro di vite per limitare gli sbarchi provenienti dall'Africa. Caduto il governo gialloblù e divenuto, con una capriola degna di Rubber Boy, il celebre contorsionista del Cirque de Soleil capace di piegarsi in ogni modo, presidente del Consiglio di un esecutivo di segno opposto, Conte ha via via cancellato ciò che aveva fatto prima. Sin dal primo giorno del nuovo mandato, Giuseppi il Trasformista, esempio raro di uomo senza ideologie e forse senza neppure idee, ma assai capace nel rappresentarle tutte a seconda della convenienza, si è impegnato per smontare pezzo dopo pezzo ciò che aveva costruito. Egli ha messo in atto da subito la tecnica del galleggiamento, l'unica che gli consentisse di non essere travolto dalle diverse correnti della maggioranza. In pratica, ha applicato in senso esteso, e fino a oggi con maggior profitto visto quanto si è prolungata la sua permanenza al vertice, la massima di Giulio Andreotti, il quale teorizzava che sia meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Dunque, di rinvio in rinvio - su Autostrade, sul Mes, sull'Ilva, su Alitalia - l'avvocato di Volturara Appula cerca di allungarsi fino alla fine della legislatura. Tuttavia, onde non dare l'impressione di essere il bello addormentato di Palazzo Chigi in attesa del bacio di risveglio, Conte una cosa l'ha fatta, ed è stato non solo dare via libera alla modifica dei decreti Salvini nelle parti più spinose per i compagni, ma da subito ha di fatto permesso che fossero disapplicati, consentendo quel liberi tutti per gli extracomunitari che abbiamo sotto gli occhi.Per dare a Cesare quel che è di Cesare e a Giuseppi ciò che è di Giuseppi, bisogna però riconoscere che in quest'opera di «volemogli bene» - agli immigrati, ovvio - hanno contribuito anche altri. In primis papa Bergoglio, il quale però fa il pontefice e dunque si può capire che vada a Lampedusa a dire «accogliamoli tutti»: come attenuante, gli deve essere riconosciuto che non fa parte del governo italiano e dunque non è lui a dover pagare il conto dell'immigrazione dissennata. Anzi, come abbiamo visto grazie all'opera di don Bolletta, lui il conto lo fa pagare ai contribuenti italiani o, nel caso dei centri sociali occupati, all'azienda elettrica della Capitale e dunque ai clienti che l'energia elettrica la pagano con regolarità. Ma a spalancare le porte e riaprire i porti, oltre a Francesco, ha contribuito anche il capo dello Stato, il quale quando si è trattato di muovere rilievi ai decreti sicurezza non si è tirato indietro, ma anzi si è spinto avanti a sollecitare il Parlamento a modificarli. Così, le multe milionarie alle Ong sono diventate ammende, i sequestri delle navi sono stati cancellati e i permessi per ragioni di protezione umanitaria sono tornati a fiorire alla grande. In questo clima di lassismo migratorio si è inserito anche quel tagliagole di Aouissaoui Brahim, un tizio arrivato probabilmente proprio con l'intenzione di decapitare e accoltellare qualche cristiano. E infatti, è andato dritto verso la cattedrale di Notre-Dame. Così, con i corpi di tre martiri caduti all'interno di una chiesa è caduto anche il mito che negava l'arrivo dei terroristi sui barconi. Quando Anis Amri puntò il camion che aveva rubato contro la gente che affollava i mercati di Natale a Berlino dissero che si fosse radicalizzato in Europa, dopo un anno da sbandato. Il tunisino di Nizza no, non ha fatto in tempo: era già radicalizzato, anche se quando è sbarcato a Lampedusa si è atteggiato a bravo ragazzo. Tornando a Luciana Lamorgese, non deve dimettersi da ministro dell'Interno, deve solo imparare da quel che è successo e cambiare linea. Altri invece si dovrebbero dimettere: il primo di certo è Giuseppe Conte, l'Houdini della politica che non si assume mai una responsabilità.
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