2022-07-29
Dopo l’accordo su premier e collegi a Fdi, Lega e Fi serve un programma
Sulle candidature resta la delusione dei centristi, sui temi si apre il tavolo. Il Carroccio schiera Massimiliano Romeo e Armando Siri. Mentre Giorgia Meloni chiarisce: «Sarò la garante del sostegno all’Ucraina». Poi avvisa i nostalgici: «Fuori di qui».Mentre volge al termine la prima settimana di campagna elettorale, balza agli occhi l’oggettiva differente condizione delle due coalizioni: il centrosinistra è ancora un cantiere aperto, non sa con che tipo di coalizione si presenterà, e al momento non sembra avere altra strategia se non quella della delegittimazione preventiva degli avversari; il centrodestra, invece, ha risolto sia la pratica della premiership (confermando la sua antica prassi: sarà il primo partito a indicare il candidato), sia quella della ripartizione dei collegi uninominali (98 a Fdi, 70 alla Lega, 42 a Fi, 11 ai centristi, con Lorenzo Cesa che sarebbe deluso per i pochi posti), tant’è vero che il punto d’incontro è stato messo nero su bianco su un foglio che porta la firma dei tre leader. Ora si può passare al lavoro programmatico (ci sarà un tavolo: per la Lega dovrebbero partecipare Massimiliano Romeo e Armando Siri). Non mancano nodi da sciogliere e alcune contraddizioni, ma è come se la macchina del centrodestra fosse già in pista, mentre quella degli avversari rimane ancora ferma ai box. Su questa differenza di condizione si è soffermato ieri il coordinatore di Fi, Antonio Tajani: «Enrico Letta e il Pd sono in grave difficoltà. Stanno cercando di occupare la Rai chiamando a raccolta tutti coloro che sono più vicini e questo è inaccettabile». Quanto alla Lega - vicende «russe» a parte - Matteo Salvini ha cercato di mostrare soddisfazione per l’intesa dell’altra sera con Fdi e Fi: secondo il leader leghista, non sarebbe prevalsa la linea della Meloni, ma quella «del buon senso: in tre ore abbiamo raggiunto l’accordo su tutto». Parlando a Radio 24, Salvini ha aggiunto: «Chi prende un voto in più avrà l’onere e l’onore di indicare chi guiderà il Paese. Si chiama democrazia. Invece a sinistra non hanno ancora capito nulla». Incalzato sulla probabile leadership della Meloni, Salvini ha risposto: «Nulla in contrario, ma decidono gli italiani. Poi la vittoria non è scontata. Chi prende un voto in più governa, ma la decisione spetta agli elettori». Sollecitato infine sul tema dell’affidabilità del suo partito verso la Meloni, l’ex ministro dell’Interno ha concluso: «Sono affidabile per gli italiani. La Lega è al governo in tre quarti delle Regioni italiane: più affidabili di così...». Salvini ha anche insistito sulla sua personale coerenza, rivendicando, sul tema immigrazione, come il rispetto degli impegni elettorali gli sia costato, quando era al Viminale, una serie di processi (la prossima udienza sarà il 16 settembre, ha ricordato il leader leghista).Intanto nella tarda mattinata di ieri è iniziata (e si è svolta a porte chiuse) la direzione di Fdi. Nella sua relazione, la Meloni è parsa voler parlare come leader di tutta la coalizione: «In questa campagna elettorale non ci dovrà essere alcuna polemica con i nostri alleati. Le polemiche aiutano gli avversari, e noi non vogliamo concedere neanche un millimetro. Sono certa che varrà anche per le altre forze politiche». A seguire, un avviso all’interno, per non dare sponde o alibi a chi gioca la carta del «rischio fascismo»: «Se qualcuno pensa di poter, sotto le nostre insegne, avere comportamenti che consentono alla sinistra di dipingerci come nostalgici da operetta quando noi stiamo costruendo un grande partito conservatore, sappia che ha sbagliato casa e che lo tratteremo come merita: uno che fa gli interessi della sinistra, e dunque un traditore della nostra causa». Poi la risposta a Letta, che aveva insistito sul fatto che gli italiani dovranno scegliere tra Pd e Fdi: «È vero», ha sibilato la Meloni, «Noi vogliamo un ritorno del bipolarismo e questo confronto non ci spaventa. Quando la storia chiama, bisogna rispondere e noi non ci siamo mai tirati indietro. Tanto meno lo faremo adesso». E un chiaro segnale sulla collocazione geopolitica dell’Italia: «Ribadiamo che saremo garanti dell’assoluto sostegno all’eroica battaglia del popolo ucraino». Infine, un cenno significativo alla riunione del giorno prima con Lega e Fi: «Agli alleati abbiamo ribadito che per avere un governo forte e duraturo è necessaria una alleanza solida. Si vince e si perde insieme. Sono contenta che alla fine abbia prevalso il buonsenso. E mi diverte vedere oggi la profonda delusione della sinistra di fronte alla capacità del centrodestra di trovare immediatamente la sintesi». Intanto, prosegue stancamente la litania dei Vip he si arruolano nel cosiddetto fronte «antifascista». Dopo le polemiche della cantante Elodie verso la Meloni, ieri è stata un’altra ugola a gorgheggiare. Si tratta di Giorgia. La cantante romana, senza alcuna ragione specifica e in modo gratuito, ha pubblicato sui social la scritta: «Anche io sono Giorgia, ma non rompo i coglioni a nessuno». Inevitabile la risposta della Meloni: «Trovo che la voce di Giorgia sia straordinaria. La ascolto volentieri, da sempre, senza essere costretta a farlo. Così come lei non è costretta ad ascoltare me se non le piaccio. È la democrazia, funziona così. Ma su una cosa siamo sicuramente diverse: se a me non piacesse la sua musica o la sua voce, io non avrei bisogno di insultarla».
Il killer di Charlie Kirk, Tyler Robinson (Ansa)
Matteo Salvini (Imagoeconomica)