Il responsabile obbligazionario di Generali investments Mauro Valle: «Con un'iniezione di liquidità i tassi di interesse resteranno negativi e gli spread caleranno. Permangono le incognite sanitarie e sulla stabilità politica».
Il responsabile obbligazionario di Generali investments Mauro Valle: «Con un'iniezione di liquidità i tassi di interesse resteranno negativi e gli spread caleranno. Permangono le incognite sanitarie e sulla stabilità politica».Tra il Recovery fund e il programma Pepp di acquisto di titoli obbligazionari come misura anti Covid-19, il mercato del reddito fisso sta andando incontro a una grande iniezione di liquidità. Di fatto, questo può essere una buona opportunità per chi crede nel mondo del debito. La Verità ha chiesto come muoversi in questo mondo a Mauro Valle, responsabile obbligazionario di Generali investments partners sgr.Christine Lagarde ha detto che continuerà con l'acquisto di bond anti Covid, il Pepp. Come può essere di supporto agli investitori obbligazionari?«All'ultimo meeting della Bce la Lagarde ha confermato l'impostazione della Banca centrale a usare ogni mezzo per contrastare l'impatto della crisi sia sulle prospettive di crescita economica che sui livelli di inflazione, dichiarando che, a meno di significative sorprese al rialzo, il programma Pepp sarà utilizzato in pieno. Il mercato obbligazionario ha già beneficiato, soprattutto per quanto riguarda i titoli periferici, di queste decisioni di politica monetaria, che hanno fatto scendere sensibilmente gli spread tra Paesi dell'Eurozona. Inoltre è scesa anche la volatilità dei tassi di interesse e questa stabilizzazione, che continuerà ancora nelle prossime settimane, è un'opportunità per gli investitori per puntare sull'asset class». Oltre al Covid, quali sono i fattori che impatteranno sul comparto obbligazionario Ue? «La novità degli ultimi giorni è rappresentata dall'accordo sul Recovery fund raggiunto dal Consiglio europeo: si può considerare per certi aspetti un punto di svolta delle politiche economiche comunitarie e sarà sicuramente positivo per affrontare gli effetti della crisi legata al virus. Questa decisione, assieme al Pepp, dà la possibilità di investire con un orizzonte di medio periodo sia in titoli periferici che in corporate bond a rendimenti positivi, considerato che i tassi di interesse resteranno negativi ancora per un lungo periodo.Nel breve periodo ci sono tuttavia una serie di rischi di natura diversa: una nuova ondata nella diffusione del virus, l'incertezza sulla solidità della ripresa economica nei prossimi trimestri. E in particolare per quanto riguarda l'Italia oltre ai dati di deficit e debito pubblico, vi è anche l'incognita del giro di elezioni locali a settembre, che potrebbe tornare a dare volatilità agli spread». Dove trovare rendimento nel comparto obbligazionario europeo? «In questo momento riteniamo sia ancora interessante investire in corporate bond, che offrono ancora livelli di spread migliori di quelli pre crisi. Anche se c'è il rischio che il numero di default aumenti nei prossimi mesi, c'è da considerare il supporto derivante dagli acquisti della Bce. Quindi la selezione dei singoli nomi riveste adesso maggiore importanza. Interessanti anche le parti centrali della curva periferica, che offrono ancora rendimenti positivi con un minor rischio di volatilità. Infine nei prossimi mesi sarà da considerare il segmento degli inflation linker: oggi questi titoli scontano un livello di inflazione molto basso, ma se l'economia dovesse ripartire, e con essa anche l'inflazione, questi titoli possono offrire rendimenti migliori e una protezione dal rischio rialzo prezzi».Su quello italiano?«A nostro avviso le prospettive per il mercato italiano sono ancora buone. Grazie agli interventi della Bce e all'annuncio del Recovery fund, i Btp si sono mossi bene e lo spread si è ristretto a livelli pre crisi. Crediamo che gli spread siano supportati dal contesto e prevediamo anche livelli di tassi più bassi. Nei prossimi mesi sarà importante monitorare la gestione dei conti e quanto profondo sarà il rallentamento economico. Occorrerà da un lato vedere i dati effettivi di crescita e relative stime di deficit e debito per l'Italia, oltre alle misure che deciderà di mettere in campo, e dall'altro valutare il grado di stabilità politica in base all'andamento delle elezioni regionali di settembre, perché certamente quando ci sono fasi di incertezza politica lo spread si allarga. Ora abbiamo una view positiva per il periodo estivo, ma a settembre potrebbero entrare in gioco elementi in grado di dare volatilità allo spread italiano. In generale, c'è la nitida consapevolezza che siamo di fronte a una crisi di lungo termine e pertanto per il resto dell'anno e forse anche per il 2021 immagino che il supporto delle istituzioni si protragga in maniera analoga». Da cosa stare alla larga per evitare potenziali criticità?«Vale sempre la regola generale di diversificare adeguatamente i propri investimenti, anche quelli obbligazionari. Gli scenari per la seconda metà dell'anno sono ancora piuttosto incerti, soprattutto sul lato pandemico: evitare quindi eccessive concentrazioni è sempre una buona strategia».
Vladimir Putin (Ansa)
Il piano Usa: cessione di territori da parte di Kiev, in cambio di garanzie di sicurezza. Ma l’ex attore non ci sta e snobba Steve Witkoff.
Donald Trump ci sta riprovando. Nonostante la situazione complessiva resti parecchio ingarbugliata, il presidente americano, secondo la Cnn, starebbe avviando un nuovo sforzo diplomatico con la Russia per chiudere il conflitto in Ucraina. In particolare, l’iniziativa starebbe avvenendo su input dell’inviato statunitense per il Medio Oriente, Steve Witkoff, che risulterebbe in costante contatto con il capo del fondo sovrano russo, Kirill Dmitriev. «I negoziati hanno subito un’accelerazione questa settimana, poiché l’amministrazione Trump ritiene che il Cremlino abbia segnalato una rinnovata apertura a un accordo», ha riferito ieri la testata. Non solo. Sempre ieri, in mattinata, una delegazione di alto livello del Pentagono è arrivata in Ucraina «per una missione conoscitiva volta a incontrare i funzionari ucraini e a discutere gli sforzi per porre fine alla guerra». Stando alla Cnn, la missione rientrerebbe nel quadro della nuova iniziativa diplomatica, portata avanti dalla Casa Bianca.
Francobollo sovietico commemorativo delle missioni Mars del 1971 (Getty Images)
Nel 1971 la sonda sovietica fu il primo oggetto terrestre a toccare il suolo di Marte. Voleva essere la risposta alla conquista americana della Luna, ma si guastò dopo soli 20 secondi. Riuscì tuttavia ad inviare la prima immagine del suolo marziano, anche se buia e sfocata.
Dopo il 20 luglio 1969 gli americani furono considerati universalmente come i vincitori della corsa allo spazio, quella «space race» che portò l’Uomo sulla Luna e che fu uno dei «fronti» principali della Guerra fredda. I sovietici, consapevoli del vantaggio della Nasa sulle missioni lunari, pianificarono un programma segreto che avrebbe dovuto superare la conquista del satellite terrestre.
Mosca pareva in vantaggio alla fine degli anni Cinquanta, quando lo «Sputnik» portò per la prima volta l’astronauta sovietico Yuri Gagarin in orbita. Nel decennio successivo, tuttavia, le missioni «Apollo» evidenziarono il sorpasso di Washington su Mosca, al quale i sovietici risposero con un programma all’epoca tecnologicamente difficilissimo se non impossibile: la conquista del «pianeta rosso».
Il programma iniziò nel 1960, vale a dire un anno prima del lancio del progetto «Gemini» da parte della Nasa, che sarebbe poi evoluto nelle missioni Apollo. Dalla base di Baikonur in Kazakhistan partiranno tutte le sonde dirette verso Marte, per un totale di 9 lanci dal 1960 al 1973. I primi tentativi furono del tutto fallimentari. Le sonde della prima generazione «Marshnik» non raggiunsero mai l’orbita terrestre, esplodendo poco dopo il lancio. La prima a raggiungere l’orbita fu la Mars 1 lanciata nel 1962, che perse i contatti con la base terrestre in Crimea quando aveva percorso oltre 100 milioni di chilometri, inviando preziosi dati sull’atmosfera interplanetaria. Nel 1963 sorvolò Marte per poi perdersi in un’orbita eliocentrica. Fino al 1969 i lanci successivi furono caratterizzati dall’insuccesso, causato principalmente da lanci errati e esplosioni in volo. Nel 1971 la sonda Mars 2 fu la prima sonda terrestre a raggiungere la superficie del pianeta rosso, anche se si schiantò in fase di atterraggio. Il primo successo (ancorché parziale) fu raggiunto da Mars 3, lanciato il 28 maggio 1971 da Baikonur. La sonda era costituita da un orbiter (che avrebbe compiuto orbitazioni attorno a Marte) e da un Lander, modulo che avrebbe dovuto compiere l’atterraggio sulla superficie del pianeta liberando il Rover Prop-M che avrebbe dovuto esplorare il terreno e l’atmosfera marziani. Il viaggio durò circa sei mesi, durante i quali Mars 3 inviò in Urss preziosi dati. Atterrò su Marte senza danni il 2 dicembre 1971. Il successo tuttavia fu vanificato dalla brusca interruzione delle trasmissioni con la terra dopo soli 20 secondi a causa, secondo le ipotesi più accreditate, dell’effetto di una violenta tempesta marziana che danneggiò l’equipaggiamento di bordo. Solo un’immagine buia e sfocata fu tutto quello che i sovietici ebbero dall’attività di Mars 3. L’orbiter invece proseguì la sua missione continuando l’invio di dati e immagini, dalle quali fu possibile identificare la superficie montagnosa del pianeta e la composizione della sua atmosfera, fino al 22 agosto 1972.
Sui giornali occidentali furono riportate poche notizie, imprecise e incomplete a causa della difficoltà di reperire notizie oltre la Cortina di ferro così la certezza dell’atterraggio di Mars 3 arrivò solamente dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991. Gli americani ripresero le redini del successo anche su Marte, e nel 1976 la sonda Viking atterrò sul pianeta rosso. L’Urss abbandonò invece le missioni Mars nel 1973 a causa degli elevatissimi costi e della scarsa influenza sull’opinione pubblica, avviandosi verso la lunga e sanguinosa guerra in Afghanistan alla fine del decennio.
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Il presidente torna dal giro in Francia, Grecia e Spagna con altri missili, caccia, radar, fondi energetici. Festeggiano i produttori di armi e gli Stati: dopo gli Usa, la Francia è la seconda nazione per export globale.
Il recente tour diplomatico di Volodymyr Zelensky tra Atene, Parigi e Madrid ha mostrato, più che mai, come il sostegno all’Ucraina sia divenuto anche una vetrina privilegiata per l’industria bellica europea. Missili antiaerei, caccia di nuova generazione, radar modernizzati, fondi energetici e contratti pluriennali: ciò che appare come normale cooperazione militare è in realtà la struttura portante di un enorme mercato che non conosce pause. La Grecia garantirà oltre mezzo miliardo di euro in forniture e gas, definendosi «hub energetico» della regione. La Francia consegnerà 100 Rafale F4, sistemi Samp-T e nuove armi guidate, con un ulteriore pacchetto entro fine anno. La Spagna aggiungerà circa 500 milioni tra programmi Purl e Safe, includendo missili Iris-T e aiuti emergenziali. Una catena di accordi che rivela l’intreccio sempre più solido tra geopolitica e fatturati industriali. Secondo il SIPRI, le importazioni europee di sistemi militari pesanti sono aumentate del 155% tra il 2015-19 e il 2020-24.
Imagoeconomica
Altoforno 1 sequestrato dopo un rogo frutto però di valutazioni inesatte, non di carenze all’impianto. Intanto 4.550 operai in Cig.
La crisi dell’ex Ilva di Taranto dilaga nelle piazze e fra i palazzi della politica, con i sindacati in mobilitazione. Tutto nasce dalla chiusura dovuta al sequestro probatorio dell’altoforno 1 del sito pugliese dopo un incendio scoppiato il 7 maggio. Mesi e mesi di stop produttivo che hanno costretto Acciaierie d’Italia, d’accordo con il governo, a portare da 3.000 a 4.450 i lavoratori in cassa integrazione, dato che l’altoforno 2 è in manutenzione in vista di una futura produzione di acciaio green, e a produrre è rimasto solamente l’altoforno 4. In oltre sei mesi non sono stati prodotti 1,5 milioni di tonnellate di acciaio. Una botta per l’ex Ilva ma in generale per la siderurgia italiana.





