2019-11-24
Dopo il vertice, Mittal fa l’indiana. E aspetta Conte
L'azienda attende dallo Stato il rinvio della prima udienza della battaglia legale. Il premier chiede di proseguire la produzione.Forse uno spiraglio sull'ex Ilva c'è. Ma di sicuro fino all'udienza di mercoledì sarà una guerra di logoramento. I toni al termine dell'incontro di venerdì notte tra i proprietari del colosso siderurgico, Lakshimi Mittal e il figlio Aditya, e il premier Giuseppe Conte affiancato dai ministri dell'Economia Roberto Gualtieri e allo Sviluppo economico Stefano Patuanelli sono sembrati più distesi. Anche se una soluzione non è stata trovata. Ieri Arcelor Mittal ha fatto sapere che l'incontro è stato positivo. «Am Investco conferma che l'incontro tenutosi ieri con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed altri membri del governo per discutere possibili soluzioni per gli impianti ex Ilva è stato costruttivo. Le discussioni continueranno con l'obiettivo di raggiungere al più presto un accordo per una produzione sostenibile di acciaio a Taranto», ha scritto la multinazionale indiana in una nota. «I Mittal», ha detto il premier, «durante questo ampio confronto si sono resi disponibili ad avviare immediatamente una interlocuzione volta a definire un percorso condiviso a Taranto». Conte ha anche parlato di una «grande apertura» da parte dell'azienda affermando di aver notato una «mutata disponibilità». E Roberto Gualtieri ha aggiunto: «La situazione si è rimessa su binari positivi». Certo, di concreto non c'è ancora nulla. «Non abbiamo incassato nessun risultato», ha evidenziato Conte, «si apre una negoziazione che sarà faticosa, lunga, complicata, con tanti risvolti tecnici, economici, giuridici». Il premier ha sottolineato che l'obiettivo è quello di un «nuovo piano industriale con nuove soluzioni produttive con tecnologie ecologiche e massimo impegno nel risanamento ambientale». Per questo Giuseppi ha fatto sapere che «per consentire che questo processo possa partorire quello che ci auguriamo, un piano industriale avanzatissimo sul piano tecnologico, dobbiamo assicurare un rinvio dell'udienza e siamo d'accordo che il ministro Patuanelli chiederà ai commissari di consentire una breve dilazione dei termini processuali in modo da ottenere un rinvio dell'udienza, lasciando in pregiudicato qualsiasi diritto di difesa, in modo da consentire l'interlocuzione. Ovviamente siamo disponibili a concedere questo differimento alla sola condizione che Arcelor Mittal assicuri di mantenere il regolare funzionamento degli impianti e garantisca la continuità produttiva anche durante questa fase».Insomma, in termini occupazionali, non deve cadere nessuna testa. «Il governo», ha sottolineato il premier, «è disponibile a sostenere questo processo», il percorso avviato con Arcelor Mittal in seguito all'incontro di venerdì, «anche con misure sociali, se necessarie, in accordo con i sindacati». Per il governo, ha ribadito, l'importante è che ci sia «il massimo livello di occupazione».Conte ha inoltre affermato che non si è discusso del nodo dell'immunità penale nello specifico, ma più in generale di come sbrogliare la matassa che riguarda tutto lo stabilimento tarantino. A questo proposito, ha detto «è stata valutata anche la possibilità di un coinvolgimento pubblico nel nuovo progetto. Abbiamo messo subito sul tavolo il pieno coinvolgimento del sistema Italia».Le parole di Conte rendono dunque ancora più plausibile il coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti nella partita che riguarda il polo pugliese dell'acciaio. Si tratterebbe però di un intervento indiretto. Come ha detto il neo presidente di Cdp Giovanni Gorno Tempini in occasione della celebrazione dei 170 anni del gruppo, «il ruolo che Cdp può avere, al di là del coinvolgimento diretto in una situazione che è oggetto di altre conversazioni, è ovviamente di grande attenzione a quel che avviene sul territorio, a livello di enti locali, a livello di tutte le nostre società partecipate. Questo è sicuramente un ambito nel quale noi possiamo pensare di svolgere un ruolo». Il messaggio è chiaro: Cdp potrebbe avere un ruolo nella riqualificazione del territorio attorno allo stabilimento ex Ilva, ma non direttamente nella questione che vede protagonista la famiglia Mittal. In parole più povere, non si mettono a rischio i soldi dei pensionati italiani. Intanto, il colosso dell'acciaio ha reso noto di essere in attesa della prossima mossa da parte del governo. Arcelor Mittal, contattata dalla Verità, ha infatti spiegato che, salvo novità, il gruppo si sta preparando all'udienza del 27 novembre. Pur sapendo, certo, che l'interesse dell'esecutivo e della multinazionale è quello di trovare al più una soluzione condivisa. La palla è dunque nella mani del premier Conte e dei suoi ministri, in particolare in quelle del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Considerando che l'udienza è fissata per il 27 novembre, il governo ha davvero poco tempo per trovare una soluzione «nero su bianco» che permetta di spostare l'incontro al Tribunale di Milano. L'esecutivo potrebbe però avere un asso nella manica: si parla di una bozza del decreto Taranto con cui si potrebbe reintrodurre l'immunità penale ed eventualmente arginare l'emergenza occupazionale attraverso un importante ricorso ad ammortizzatori sociali. Se così fosse, dunque, per il governo giallorosso sarebbe un dietrofront sul tema dello scudo penale. Senza considerare che, con l'uso degli ammortizzatori sociali, ancora una volta si utilizzerebbero i soldi dei contribuenti per risolvere i problemi di un'azienda che opera in un settore, quello dell'acciaio, che oggi è in grande difficoltà in tutta Europa.