2020-05-27
Dopo il naufragio con l’Acireale calcio, fa incetta di appalti con i monopattini
I monopattini Helbiz (Ansa)
Il siciliano Salvatore Palella, finito come vittima nell'inchiesta Caronte, ha fondato la Helbiz. Già presente a Milano, Roma e Rimini, è pronto a inondare di sharing Firenze, Bologna e Napoli. A luglio lo sbarco in Borsa.Il bonus biciclette sdoppiato moltiplica il caos per usarlo. Colpa di una app che non c'è. Finché non sarà fornita l'applicazione si pagherà tutto e si dovrà attendere il rimborso. In un secondo tempo il cittadino verserà il 40%. Ma a un venditore scelto dal governo.Lo speciale comprende due articoli. Scontri con i boss, successi planetari e un matrimonio da favola. Il trentaduenne che promette di mandare l'Italia in monopattino ha già una vita da romanzo d'appendice. Il governo assicura un cospicuo bonus per acquistare ecologici mezzi a due ruote? Ecco Salvatore Palella, imprenditore siciliano trapiantato a New York, che si frega le mani. È pronto a inondare il mercato con il marchio Segway, destinato ai privati. E la sua Helbiz è leader nel noleggio dei monopattini elettrici. Il Comune di Roma ha appena pubblicato un bando per acquistare 16.000 veicoli. Poi toccherà a Milano, che vuole triplicare la sua flotta per la micro mobilità cittadina. «È stata la crisi del Covid a convincere sindaci e governatori ad aprirci le porte. E adesso non faccio altro che ricevere inviti a presentare piani e proposte», racconta Palella a Panorama, nel numero in edicola da oggi. Insomma, tutti cercano e vogliono questo siciliano che fa bisinissi nella New York del Broccolino. Nato ad Acireale, paese del Catanese, Pallella si descrive come un self-made man partito dal nulla e arrivato nell'Olimpo. A 17 anni è cameriere di McDonald's a Dublino. Si trasferisce quindi a Milano, dove s'iscrive all'università. Intanto, continua a dedicarsi agli ortofrutticoli affari di famiglia. A marzo del 2010, a soli 23 anni, fonda dunque la sua prima azienda, Witamine, che si occupa di distributori automatici di succo d'arancia. Tre anni dopo, il baby imprenditore tenta un'impresa ancor più ardita: rilanciare l'Acireale calcio 1946. Palella acquista la squadra della sua città a inizio 2013. Penultima nel campionato di serie D, è piena di debiti. Lui promette di ripianare e rilanciare. Annuncia l'arrivo dell'ex attaccante dell'Inter, David Suazo. «Tutto falso» nega l'honduregno. Poi, la trattativa con l'ex centrocampista del Perugia, Nicolas Cordova. Ma, anche stavolta, non se ne fa nulla. In compenso, si accumulano le grane societarie. Tanto che, a febbraio 2013, la squadra proclama l'autogestione. «Non ci riconosciamo in questa dirigenza» attacca sull'edizione palermitana di Repubblica l'allenatore, Salvatore Marra. «Palella deve smettere di accampare scuse e prenderci in giro: io, come i ragazzi, dobbiamo mantenere le famiglie». Palella replica: «Ho rilevato la squadra, in maniera formale, solo la settimana scorsa. I calciatori inizieranno a percepire gli stipendi tra pochi giorni». Ma sei mesi più tardi, ad agosto 2013, lascia inaspettatamente la presidenza.Cosa diavolo è successo? A novembre 2014 lo svela un capitolo dell'ordinanza di custodia cautelare della maxioperazione Caronte, sulle prodezze economiche della mafia catanese. Emerge così una presunta estorsione che ruota attorno proprio al marchio dell'Acireale, proprietà di un discusso costruttore. L'uomo comincia a minacciare Palella. Gli chiede, in cambio del logo, 15.000 euro. Il giovane imprenditore, dettaglia l'ordinanza, tenta una mediazione: «Si rivolse a Ercolano Vincenzo». Ossia il figlio di «zu' Pippo», il boss dei boss della mafia etnea. L'intercessione, scrive il gip di Catania, si rivela però controproducente. Tanto che il ragazzo riferisce ai Ros di essere stato minacciato dallo stesso Ercolano, assolto per il fatto ma comunque condannato a 15 anni, a suon di «se non paghi ti rompo le corna». Insomma, un inferno. Che costringe Palella «a svendere la società». La disavventura non scoraggia il brillante giovane. Nel 2015 scopre il mondo dei monopattini elettrici a Santa Monica, in California. È l'attesa folgorazione. Altro che polverosi stadi di provincia. Nasce Helbiz. Stati Uniti, Asia, Europa: il bisinnissi funziona. E, a ottobre 2018, i monopattini a noleggio arrivano anche a Milano, Roma e Rimini. Ma adesso, con il Covid-19 che muta i costumi e i giallo-rossi che promettono agevolazioni, può arrivare davvero la bonaccia. «A Firenze avremo 600 mezzi» annuncia Palella. «A Bologna ci hanno già contattato per un progetto. A Napoli sta per uscire il bando. Poi sarà il turno di Cesena, Bari, Catania e Palermo». E, tra qualche settimana, nel capoluogo lombardo sarà lanciato il primo motorino elettrico in sharing. «Entro giugno avremo a disposizione 8.000 mezzi nuovi con batteria a lunga durata». Palella promette tecnologie sopraffine: geolocalizzazione dei parcheggi, analisi dei dati, suggerimenti sui percorsi e prezzi stracciati. E, a luglio, doppia quotazione borsistica: al Nasdaq di New York e all'Aim di Milano. Helbiz, intanto, continua ad arruolare in Italia testimonial d'eccezione. L'ultima è Diletta Leotta, la regina nei campi di calcio della serie A: durante l'ultimo festival di Sanremo s'è fatta ritrarre a bordo di un monopattino della start up americana. Perché, nonostante tutto, il pallone è rimasto nel cuore di Palella. Ad aprile 2018 era già riuscito ad assoldare, per una campagna pubblicitaria, un ex fuoriclasse come Alessandro Del Piero. E proprio in quel periodo, mentre comincia l'espansione, l'imprenditore siciliano convola a nozze con l'incantevole modella Samantha Hoopes, nota per le sue acclamate apparizioni su Sports illustrated. La proposta di matrimonio, proferita in ginocchio da Pallella in doppiopetto rosa confetto, le giunge in una camera d'albergo, dove l'aspirante sposo le fa recapitare 380 rose rosse. Poco dopo, nasce il loro primo figlio. La famiglia intera già spopola sui social. I tre si fanno persino ritrarre vestiti con le tutine rosse degli «Incredibili», famiglia di supereroi della Disney. Insomma, un aspirante Elon Musk su due ruote. Destinato all'empireo, incentivi permettendo. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/dopo-il-naufragio-con-lacireale-calcio-fa-incetta-di-appalti-con-i-monopattini-2646094298.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-bonus-biciclette-sdoppiato-moltiplica-il-caos-per-usarlo-colpa-di-una-app-che-non-ce" data-post-id="2646094298" data-published-at="1590520537" data-use-pagination="False"> Il bonus biciclette sdoppiato moltiplica il caos per usarlo. Colpa di una app che non c’è Sante parole, quelle di Gino Bartali: «L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare». Volete la bicicletta? Vi tocca pedalare sullo Stelvio della burocrazia. Il bonus del governo per bici, monopattini e affini è diventato una vetta insormontabile dopo che il ministero dell'Ambiente ha pubblicato le linee guida. Doveva essere un rimborso pari al 60% della cifra spesa, è diventato una mostruosità. È molto più semplice riavere 50.000 euro spesi per ristrutturare casa che i 500 euro su due ruote: nel primo caso basta avere la fattura del muratore e pagare con un bonifico, la seconda è una scalata che avrebbe stroncato Fausto Coppi. Per cominciare, Giuseppe Conte ha inventato una fase 1 e una fase 2 anche per bici e monopattini. La fase 1 è partita il 4 maggio e terminerà quando il ministero dell'Ambiente metterà online il sito per gli incentivi. C'è tempo due mesi dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. Ma attenzione: non è il decreto Rilancio, quello annunciato da Conte a reti unificate il 13 maggio e ufficializzato il 19. No: qui si parla del «decreto interministeriale attuativo del Programma buono mobilità». È un provvedimento diverso. Al momento l'aspirante ciclista deve andare in negozio o sui siti di commercio online, pagare il prezzo pieno, farsi rilasciare la fattura (lo scontrino non basta) e attendere che gli informatici ministeriali partoriscano l'applicazione Web. A quel punto bisognerà accedere tramite il famoso Spid (Sistema pubblico di identità digitale), caricare la fattura e aspettare i comodi della burocrazia. Se i tempi sono quelli con cui vengono saldati i fornitori della pubblica amministrazione, stiamo freschi: i pedalatori saranno fortunati se vedranno i soldi a Natale. Quando sarà online l'applicazione, scatterà la fase 2. Il governo fa sapere che da quel giorno sarà tutto meravigliosamente facile perché «il cittadino pagherà al negoziante direttamente il 40% e sarà il venditore a ricevere il rimborso del 60%». Detta così è una passeggiata, ma la realtà è profondamente diversa. Chi vuol comprare deve andare sulla piattaforma e generare un buono spesa digitale, scrivendo che cosa vuol acquistare, quanto intende spendere e dove effettuerà l'acquisto. Quindi deve avere già le idee chiare non solo sul mezzo ma soprattutto sul venditore, che dev'essere preventivamente autorizzato dal governo. Qui si aprono altri interrogativi: chi verrà autorizzato? Ci sarà un numero chiuso? Chi decide l'elenco? Basterà presentare domanda o bisognerà passare qualche controllo ministeriale? Perché i grandi negozi sì e il mio meccanico di fiducia no? E se si aprissero scenari inquietanti da «amici degli amici»? La fregola burocratica del governo Conte tocca il vertice. Ed è probabile che gli accreditati non saranno tantissimi: chi ha interesse a incassare il 40% subito e il 60% chissà quando, per di più da un pagatore inaffidabile come lo Stato? Il povero pedalatore smanioso di rendere la sua città più «sostenibile» e di buttare giù i chili accumulati nel lockdown ha già perso tutta la poesia. Riassumiamo. Nella fase 1 si va in negozio, si compra, si presenta la domanda di rimborso e si attende. Nella fase 2 si accede all'applicazione Web tramite le credenziali Spid, si controlla il venditore autorizzato, si va in negozio, si sceglie la bici o il monopattino, si fissa il prezzo, si scongiura il biciclettaio aderente di tenere da parte l'agognato mezzo, si torna a casa, si fa richiesta del buono, lo si stampa, si ritorna alla bottega (entro 30 giorni pena annullamento), si sborsa il 40% e finalmente si pedala perché le pratiche per ottenere il rimborso del 60% vengono caricate sulle spalle del cireneo a rotelle. Si può acquistare online? Sì, se il negozio di e-commerce rientra nelle grazie del governo ed emette fattura. Si può comprare all'estero? Sì, se l'e-commerce è accreditato e fa una fattura simile a quella italiana. Posso rivolgermi al negozio che preferisco? No, soltanto a quelli scelti da Conte, l'uomo a cui nessuno può strappare la maglia rosa della burocrazia. C'è un'ultima novità rispetto al primo annuncio governativo. Inizialmente sembrava che i beneficiari del bonus fossero quanti vivono nei centri con almeno 50.000 abitanti. Ora la faccenda è più complicata: bisogna risiedere in un capoluogo di Regione o di Provincia (anche sotto i 50.000 abitanti), in un Comune con oltre 50.000 abitanti oppure nei Comuni di una delle 14 Città metropolitane; bisogna essere maggiorenni; bisogna avere la residenza e non il domicilio (con tanti saluti agli studenti fuori sede e ai pendolari del fine settimana). Gli elenchi non sono forniti: il ministero dell'Ambiente rimanda ai siti istituzionali o alla banca dati Istat. Ha esaurito le forze nel complicare la vita alla gente.
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