2018-11-29
Dopo 38 rapine subite uccide un ladro, indagato il gommista perseguitato
Fredy Pacini dormiva in azienda per fare la guardia. Sorpresi due moldavi con piccone, ha sparato alle gambe: uno è morto. Aperto fascicolo per eccesso di legittima difesa. L'ultima effrazione a marzo: «Non pagano mai».Il vicepremier Matteo Salvini garantisce sulla norma per le aggressioni in casa. Ma il passaggio decisivo alla Camera non è ancora calendarizzato.A Sassuolo un marocchino, irregolare, abusa della fidanzata italiana minorenne ma il processo slitta: uno dei complici è irreperibile. A Milano un nordafricano stordisce di coca una donna e la sevizia. Ad Ancona un nigeriano segrega per giorni in casa una ventenne.Lo speciale contiene tre articoli.C'è un gommista di nome Fredy Pacini, di 57 anni, in via della Costituzione. Nella zona industriale disseminata di capannoni di Monte San Savino, provincia di Arezzo, che dopo l'orario di lavoro si trasforma in deserto. Qui non abita nessuno, tranne lui che, da quattro anni a questa parte, ha ricavato uno sgabuzzino dove dormire nel magazzino di pneumatici, disteso su uno scomodo divano letto, con il televisore da 22 pollici e un comodino con l'abat-jour. Nulla più, perché Fredy non dorme, ma sorveglia. Ha traslocato in azienda dopo aver subito 38 furti, mentre la moglie Luciana e le due figlie, che lavorano con lui in amministrazione, hanno continuato a vivere nella casa in paese. Aveva spiegato loro che, purtroppo, gli allarmi non bastano per difendersi dai ladri: «Se io ci metto cinque minuti ad arrivare da casa in ditta, loro ci mettono la metà del tempo a portare via tutto quello che hanno tra le mani».L'ultimo colpo, prima di quello di mercoledì notte finito con la morte di un moldavo di 29 anni, i banditi lo avevano tentato nel marzo scorso quando Fredy era riuscito a metterli in fuga. In quell'occasione si sfogò con i giornali locali: «Stavolta è andata bene, ma sono davvero esasperato. Vivo un incubo da quattro anni. Nel solo 2014 ho subito sette furti con un danno di 200.000 euro e ho deciso di trasferirmi. La mia vita è stata stravolta: non esistono ferie, non ci sono vacanze. Il problema è che rapinatori e ladri in Italia sanno che anche se li beccano non gli fanno niente, non ci sono pene adeguate».Ha costruito l'azienda con una vita di sacrifici, anzi cominciò a costruirla già suo padre Giovannino quando tornò dal Venezuela dove era emigrato in cerca di fortuna. Prima un'officina microscopica, poi sempre più grande fino al capannone da oltre 1.000 metri quadrati di oggi. Fredy aveva iniziato a riparare camere d'aria all'età di 10 anni, alla mattina andava a scuola e al pomeriggio ad aiutare il padre. Da qualche tempo, oltre al servizio di gommista, si è aggiunto anche il reparto vendita e assistenza per biciclette da corsa. Proprio queste, pezzi pregiati da migliaia di euro l'uno, sarebbero il bersaglio grosso a cui mirano regolarmente i ladri.Anche la notte di mercoledì stava riposando sul divano letto. Quando, poco prima delle 4, è stato svegliato dal rumore della vetrata al piano di sotto che andava in frantumi. Ha impugnato la sua pistola semiautomatica, una Glock regolarmente detenuta, ed è corso in magazzino. Si è trovato davanti ai due ladri, ha sparato, mirando alle gambe. Tre colpi si sono conficcati nel muro, due hanno colpito al ginocchio e alla coscia Vitalie Tonjoc, moldavo di 29 anni. Questi ha tentato di fuggire trascinandosi nel piazzale, ma è morto dissanguato: uno dei proiettili gli ha reciso l'arteria femorale. Era entrato in Italia a settembre, in arrivo dalla Romania, e risultava incensurato. Il complice, invece, è riuscito a dileguarsi in auto. Ora il gommista è stato indagato per eccesso di legittima difesa. I due banditi pare fossero armati di picconi e, in questo caso, scatterebbe a pieno titolo la legittima difesa. Inoltre Pacini avrebbe sparato di fronte, mentre i malviventi brandivano i picconi, e non di spalle mentre stavano scappando. Un particolare importante, perché significa che la vita dell'imprenditore era effettivamente minacciata.L'avviso di garanzia per eccesso colposo di legittima difesa è comunque un atto dovuto per garantire gli accertamenti e l'autopsia sul corpo del moldavo. Ma dalle prime indagini la non colpevolezza risulterebbe chiara, come confermano fonti investigative: «Ha volutamente sparato alle gambe del ladro non per uccidere, ma un proiettile ha colpito il moldavo all'arteria femorale».Lui non parla, non vuole farlo per rispetto della magistratura e poi perché è sconvolto dopo quello che è accaduto. Le uniche dichiarazioni arrivano dal suo avvocato, Alessandra Cheli: «Il mio assistito non è in stato di fermo, è evidente che si è trattato di legittima difesa. Ha una coscienza sia morale che giuridica a posto, pulita. Ora è costernato per quanto successo. Ma una cosa», aggiunge il legale, «voglio dirla non da avvocato ma da cittadina: Monte San Savino negli ultimi tempi è invivibile per questa problematica dei continui furti. E il Parlamento deve trovare una soluzione».Il paese si è stretto intorno a Pacini, tutti sapevano della sua esasperazione. Il sindaco, Margherita Scarpellini, è andata a trovarlo: «Capisco lo stato d'animo di Fredy Pacini, la nostra comunità è scossa da questa drammatica vicenda. Servono più risorse per la sicurezza»». Ma soprattutto sono i suoi concittadini a sostenerlo. Davanti all'azienda, mentre ancora i carabinieri stavano facendo i rilievi, si sono accalcati amici e conoscenti che lo hanno applaudito al ritorno dall'interrogatorio. Hanno appeso striscioni di solidarietà alla cancellata, è anche nato un gruppo su Facebook intitolato «IoStoConFredy», che raccoglie fondi per pagare la sua difesa e che ha organizzato una fiaccolata venerdì sera per le vie del centro storico. Perché Pacini non è l'unico a non poterne più.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/dopo-38-rapine-subite-uccide-un-ladro-indagato-il-gommista-perseguitato-2621783721.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="salvini-a-inizio-anno-con-la-nuova-legge-via-quel-reato" data-post-id="2621783721" data-published-at="1757992931" data-use-pagination="False"> Salvini: «A inizio anno, con la nuova legge, via quel reato» «Dopo il decreto sicurezza, a inizio anno toccherà alla legittima difesa. Io sto con chi si difende, entrare con la violenza in casa o nel negozio altrui, di giorno o di notte, legittima l'aggredito a difendere sé stesso e la sua famiglia». Così il ministro dell'Interno Matteo Salvini intervenuto sul caso di Arezzo: «La mia solidarietà al commerciante toscano, derubato 38 volte in pochi mesi: conti su di noi!» Cavallo di battaglia della Lega già in campagna elettorale, ieri Salvini ha ribadito la necessità di centrare l'obiettivo, peraltro previsto dal contratto di governo firmato con il M5s. «La proposta della Lega prevede il sacrosanto diritto di difendersi all'interno della propria abitazione privata», ha sottolineato il vicepremier. «Se mi trovo una persona armata e mascherata alle 3 di notte non sta me capire se ha un'arma finta, ma ho il diritto di difendermi senza se e senza ma». Un concetto ribadito ieri anche dal ministro della Pa, avvocato, Giulia Bongiorno: «Se qualcuno entra in casa mia io sparo. Chiunque entra in casa altrui ne accetta le conseguenze. La tutela dell'aggredito deve prevalere su quella dell'aggressore». Il testo della riforma sulla legittima difesa, che ha subito una sola modifica durante l'esame degli emendamenti, è passato all'esame dell'aula di Palazzo Madama lo scorso 23 ottobre con 195 voti favorevoli, 52 contrari e un astenuto. Il provvedimento è stato approvato grazie ai voti della maggioranza Lega-M5s a cui si sono aggiunti quelli dei senatori di Forza Italia e Fratelli d'Italia. Contrari gli esponenti del Pd e di Leu. La velocità dell'approvazione aè dovuta al fatto che i sette emendamenti dei pentastellati, alcuni firmati dal senatore Gregorio De Falco, dopo un confronto con il leader Di Maio furono ritirati. Adesso affinché le modifiche sulla legittima difesa diventino legge è necessario che il testo del dl venga approvato senza alcuna modifica dalla Camera dove non è stato ancora calendarizzato. I promotori leghisti, però, sperano nella stessa velocità del Senato come dichiararono il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone e il presidente della commissione Giustizia del Senato Andrea Ostellari: «Entro l'anno la riforma della legittima difesa dovrebbe diventare operativa a tutti gli effetti». Il testo modifica in particolare l'articolo 52 e l'articolo 55 del codice penale. Il principio che regola la riforma è che la difesa è «sempre» legittima come prevede l'articolo 1 (modifica del 52), che stabilisce che esiste sempre una proporzionalità tra offesa e difesa, «se taluno legittimamente presente nell'abitazione altrui, o in un altro luogo di privata dimora, o nelle appartenenze di essi», «usa un'arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere la propria o la altrui incolumità, i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione». Insomma resta il principio della proporzionalità ma la legittima difesa scatta anche senza la minaccia vera e propria di un'arma. Poi c'è l'art. 2 che modifica il 55 del Cp che disciplina l'«eccesso colposo» escludendo la punibilità di chi si è difeso in «stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto». Questo articolo è stato votato anche dai senatori del Pd perché simile al concetto di «turbamento psichico» previsto dalla proposta di legge firmata nel 2017 da David Ermini, ex parlamentare e responsabile Giustizia del Pd nel frattempo diventato vicepresidente del Csm. Infine con la nuova legge vengono aumentate le pene per i ladri, fino a un massimo di quattro anni di carcere per la violazione di domicilio e fino a sette anni per il furto. La «sospensione condizionale della pena è comunque subordinata al pagamento integrale dell'importo dovuto per il risarcimento del danno alla persona offesa», e le spese legali saranno a carico dello Stato: chi si è difeso, non pagherà per dimostrare la sua innocenza, attraverso il patrocinio gratuito. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/dopo-38-rapine-subite-uccide-un-ladro-indagato-il-gommista-perseguitato-2621783721.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="pusher-clandestini-e-stupratori-e-unondata" data-post-id="2621783721" data-published-at="1757992931" data-use-pagination="False"> Pusher, clandestini e stupratori. È un’ondata Un altro capannone abbandonato, un'altra minorenne in cerca di droga stuprata e picchiata da un branco di clandestini spacciatori. La vicenda, che ricalca la tragica storia di Desirée Mariottini, è accaduta a Sassuolo, in provincia di Modena, nella primavera di un anno fa. La giovane italiana, all'epoca diciassettenne è stata violentata per ore da un pusher, marocchino di 32 anni, con la complicità del fratello cinquantaduenne e di un amico, sempre marocchino di 22 anni, che l'hanno percossa e immobilizzata, in una ex ceramica abbandonata, diventata centro di spaccio e di consumo di droghe. Ferita e stordita dalle botte la ragazza è riuscita comunque a fuggire e ha trovato la forza di denunciare l'accaduto, insieme alla madre. Due giorni fa al Tribunale di Modena si sarebbe dovuta tenere l'udienza preliminare al processo, ma uno degli accusati era assente e la seduta è stata rinviata. La vittima è una giovanissima dal passato difficile. Da qualche mese frequentava quello stabile, nella periferia della città, per comprare la droga. Con uno degli spacciatori, il trentaduenne marocchino, aveva avuto una relazione, che non riusciva ad interrompere. Aveva tentato più volte di fuggire, ha raccontato, ma aveva paura perché l'uomo si era già dimostrato violento e possessivo. E infatti, quel giorno, proprio durante un litigio, con la complicità del fratello e di un amico, l'ha aggredita, immobilizzata e violentata. «Abbiamo iniziato a litigare», ha raccontato la giovane nella denuncia riportata dal Resto del Carlino, «all'improvviso mi ha trascinato a terra e gli altri due mi hanno tenuta ferma» mentre «lui ha continuato a colpirmi». Quando la ragazza era ormai incapace di reagire i due se ne sono andati lasciandola sola con il suo aguzzino che l'ha costretta a spogliarsi e ha abusato di lei. Dopo le indagini i tre sono stati rinviati a giudizio: il trentaduenne con l'accusa di violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima, gli altri due per lesioni. L'udienza preliminare era fissata per martedì scorso, ma è slittata al prossimo aprile e anche per allora non è scontato che si farà: uno dei tre accusati ha fatto perdere le proprie tracce e risulta da tempo irreperibile. Sono diversi i casi di violenza sessuale legati al mondo della droga che stanno venendo alla luce in questi giorni. Ieri, a Milano, un altro marocchino è stato arrestato con l'accusa di tentata violenza e lesioni personali. Aveva passato la serata con una donna di origine sudamericana, le ha proposto un giro in auto, si è diretto in una zona appartata le ha offerto alcol e cocaina e poi ha tentato l'approccio. Lei si è opposta e ha cercato di scappare scendendo dall'auto, ma l'aggressore l'ha raggiunta, l'ha trascinata a terra ed ha iniziato a colpirla alla testa, strappandole i vestiti. Pur ferita e sanguinante, la donna è riuscita a divincolarsi e a chiedere aiuto a due passanti, che hanno chiamato i soccorsi. Ad Ancona, lo scorso 10 novembre, durante un sopralluogo in un appartamento occupato, la polizia aveva liberato una giovane italiana di 22 anni che era stata segregata in casa da un nigeriano di 37 anni, spacciatore pure lui. La giovane si era rivolta al pusher per acquistare una dose invece era stata chiusa in una stanza con un cane a farle da guardia, ridotta in uno stato di schiavitù e stuprata regolarmente. E, ancora, il 12 settembre scorso a Brescia un'altra giovane tossicodipendente era stata rapinata e stuprata da un pusher tunisino. Ma anche in casa gli immigrati, in fatto di violenza sulle donne, si danno da fare. Ieri, a Milano, un altro pregiudicato marocchino è stato arrestato per aver picchiato brutalmente la moglie, italiana, di 26 anni che lo aveva da poco denunciato per lesioni. A quanto risulta per la giovane calci e pugni erano all'ordine del giorno e il marito non si faceva scrupoli a malmenarla davanti ai figli, una bimba di appena un anno e mezzo e il figlio più grande di otto anni. «Carabinieri salvate tutto il mondo a volte sparando e parlando. Siete dei supereroi fantastici» ha scritto il bimbo, subito dopo l'arresto, in un bigliettino, consegnato personalmente ai militari che avevano appena portato via il suo papà.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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