2023-08-20
Donzelli: «Non è la sinistra a poter dettare legge su cosa sia lecito pubblicare in Italia»
Giovanni Donzelli (Imagoeconomica)
L’esponente di Fdi: «Il successo del volume di Vannacci testimonia che gli italiani ne hanno abbastanza delle censure dem».A rompere il silenzio (va detto: fin troppo imbarazzato) nel centrodestra alla fine è Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione e uomo immagine di Fratelli d’Italia. Preferirebbe parlare di quel che gli sta più a cuore, cioè la campagna estiva Italia vincente che ha mobilitato tutti i livelli del suo partito per portare nei luoghi di vacanza e nelle città «i risultati del primo anno di governo Meloni». Quando ne accenna, Donzelli è entusiasta: «Mostra che siamo un partito di popolo, che sa mantenere i piedi per terra». Dal caso Vannacci, tuttavia, non si può uscire. Il libro del generale è tra i più venduti online e ha prodotto un fiume di lava polemica, suscitando l’intervento (a nostro avviso non felicissimo) del ministro della Difesa, Guido Crosetto.«L’esercito, che ha delle giuste regole stringenti, anche su sollecitazione del ministro, ha fatto partire un esame disciplinare», dichiara Donzelli. «Alcune associazioni hanno pure annunciato esposti e quindi anche la magistratura dovrà vagliare le parole nel suo libro. Ho letto che al Pd non basta. Ecco, questo lo trovo particolarmente sgradevole. In una democrazia liberale non è compito della politica vagliare la correttezza morale dei contenuti degli scritti. Né del governo né di un partito di minoranza».Fin qui, l’Abc del liberalismo. Ma c’è anche un tema politico, che riguarda il contenuto del libro di Roberto Vannacci. La questione è molto semplice: è concesso scrivere quel che ha scritto il generale oppure no?«Deve essere concesso. Penso una cosa: il fatto che quello sia in libro più venduto sulle piattaforme online dimostra quanto stiano sulle scatole in Italia la sinistra e il suo tentativo di censurare, di decidere che cosa sia giusto o sbagliato, di entrare nelle libertà personali. Se a un italiano dici “questo libro non deve essere pubblicato”, soprattutto se glielo dice il Pd con tutte le incoerenze che ha, l’italiano fa la corsa a comprarlo. È la giusta reazione di una nazione che non si vuol far dettare gusti, usi e costumi dai progressisti. Detto questo, io non entro nel merito di quel che ha scritto il generale. Non ho letto il libro, e non so se e quando lo leggerò. Appunto perché per me il tema non è questo».Il tema è la richiesta di censura.«Il tema è se i partiti politici abbiano il diritto o meno di decidere che cosa si può scrivere nei libri e che cosa no. Nello specifico mi riferisco al Partito democratico. A preoccuparmi è il “non basta” uscito fuori dal Pd. Le istituzioni militari hanno aperto una verifica per stabilire se sia stato violato il regolamento militare. Un militare deve rispettare il regolamento, e a mio avviso è giusto, come ha chiesto Guido Crosetto, che vengano fatte in modo asettico e sereno - e senza alcuna sentenza già scritta -tutte le verifiche militari. Se qualcuno si è sentito offeso e vuole fare esposti, o ritiene che ci sia stata diffamazione, su questo si esprimerà la magistratura. Non si capisce che cosa si dovrebbe fare di più».Che cosa vogliano è ovvio: stabilire che cosa si possa dire e che cosa no in base a un criterio politico, il che è inquietante. «Infatti non vedo come da sinistra possano chiederlo, in base a quale principio. Ma scusate: esiste un tribunale del popolo che vale più della magistratura e delle istituzioni militari e ha l’ultima parola su che cosa si può scrivere o non scrivere in Italia? Non esiste».Purtroppo non è certo la prima volta che a sinistra si arrogano questo diritto. Tuttavia, più di ciò che pensa la sinistra, è interessante ciò che si pensa a destra riguardo alle posizioni del generale.«Con lo stesso principio per cui dico che il Pd non si deve permettere di dare una patente di bontà a quello che viene scritto nei libri, di sicuro non mi metto a darla io. Non spetta a me dire se questo libro debba o meno circolare, ma scherziamo? Per formazione culturale e per propensione mia, io sono addirittura più propenso a difendere la libera espressione delle idee soprattutto di chi non è d’accordo con me. È un po’ ipocrita dire: se la pensi come me puoi scrivere quello che vuoi ma se la pensi diversamente no. Essere liberali è l’esatto opposto. Voglio dare la libertà soprattutto a chi la pensa diversamente di potersi esprimere. Poi mi confronto con la forza delle idee».Il ministro Crosetto sul libro ha espresso un giudizio di merito, e anche molto duro. «Crosetto da ministro ha fatto quel che doveva: avviare le procedure e chiedere velocità. È quello che doveva essere fatto istituzionalmente. Il ministro della Difesa deve garantire l’immagine dell’esercito, e assicurarsi che tutti si sentano protetti dalle forze armate. Poiché è stato messo in discussione il comportamento di un generale, per altro anche molto valoroso, ritengo sia giusto che venga verificato con urgenza la sua correttezza e che non ci siano dubbi. Ripeto: non sta a noi stabilire se una cosa è politicamente corretta o scorretta…»Resta che - anche al di là di questa vicenda - un problema con il politicamente corretto e con la gabbia del discorso cosiddetto mainstream esiste eccome.«Ma sono d’accordo, come no. È insopportabile la logica dei progressisti per cui se non hai esattamente le loro idee allora sei omofobo o razzista. È insostenibile. Noi abbiamo decine di dirigenti dichiaratamente omosessuali, ma non per questo sono a favore dell’utero in affitto o dell’eliminazione dei termini padre e madre. E di sicuro non pensano, come disse Monica Cirinnà, che Dio, patria e famiglia sia uguale a vita di merda. Questo non li rende di certo omofobi. Il problema è che a sinistra hanno stabilito che, se non la pensi esattamente come loro sul tema della famiglia, allora sei omofobo. E gliene dico un’altra».Dica.«La nostra responsabile immigrazione è l’onorevole Sara Kelany, che è cresciuta nel nostro movimento giovanile: per metà è di origine egiziana. Ha la pelle più scura della mia quando sono abbronzato, e non per questo è meno italiana, perché è italianissima. E non la pensa come il Pd sull’immigrazione di massa».Ci mancherebbe altro. Però torniamo al tema del politicamente corretto. Il rischio concreto è che per quieto vivere anche la destra si pieghi.«Ma si figuri se ci pieghiamo. Ribadisco: se uno di sinistra scrive un libro per dire che la famiglia secondo lui va eliminata - come tanti in effetti hanno scritto - non sta certo a me dire se abbia o non abbia il diritto di farlo, e di sicuro mai chiederò che venga censurato. E di certo una cosa del genere non può competere al governo. Compito di un governo è quello di far applicare le leggi e compito della maggioranza è scriverle: non abbiamo il compito di vagliare le idee dei singoli. Glielo dice uno che non si fa problemi a esprimere le proprie idee, visto che ho detto esattamente quello che pensavo sul caso Cospito. Né io né il partito ci facciamo condizionare dai giudizi della sinistra, lo abbiamo dimostrato in questi mesi di governo, in ogni battaglia che abbiamo fatto. Altrimenti la sinistra non avrebbe fatto ogni settimana un polverone diverso su ogni cosa che dicevamo, chiedendo a turno le dimissioni di questo e di quello, di un ministro o di un sottosegretario. Non ci siamo fatto condizionare e non ci faremo condizionare, glielo assicuro».